Solennità di
Tutti i Santi
(1998)
Chi sono i santi ai quali noi oggi diamo gloria? Loro erano così come noi. Tante volte non apprezzati o addirittura rifiutati, ma sempre erano fedeli a Cristo, anche se nessuno lo sapeva. Tante volte da soli scrupolosamente hanno cancellato le tracce della propria santità o erano così di poco conto che nessuno li ha notati o non voleva notare. Forse avevano lopinione degli strani e non socievoli. Per fortuna, la chiesa non li ha dimenticato e ha stabilito la festa particolare per loro. E la cosa bella che la Chiesa per questa festa ha scelto un brano del Vangelo che in modo migliore li caratterizza come i santi senza nome.
Come erano? Probabilmente sono quelli intorno ai quali Cristo ha parlato nel "Discorso delle montagna". Tra di loro c'erano i poveri in spirito, miti, e quelli che spesso erano afflitti. Poi quelli che avevano fame della giustizia. I misericordiosi e i puri di cuore. Anche quelli che lavoravano per la pace. Tra di loro si possono trovare sicuramente quelli che hanno sofferto persecuzioni. Alcuni di loro hanno ricevuto insulti dalla gente e hanno sentito le menzogne contro di loro. Tutti quelli Gesù ha chiamato "Beati". Ha detto anche che proprio a loro appartiene il regno celeste. Li ha invitato alla gioia dicendo che li aspetta un grande premio nel cielo.
Ma per noi, che cosa risulta dalla festa di oggi e dalla lettura del Vangelo? Due cose. La gioia che la Chiesa mai dimentica anche quelli che nelle vita non erano notati e anche questo che noi possiamo diventare "Beati" se seguiremo la strada tracciata da Gesù; se saremo in tutto buoni agli altri, senza guardare il premio o riconoscenze. Perché alla fin fine l'unica cosa che conta è la parola che oggi tante volte ha ripetuto Cristo Signore: "Beati "Che fortuna poter udire questa parola! A voi e a me stesso auguro questo.
- Come capisco la santità?
- Apprezzo la gente che vive con le esigenze radicali del Vangelo?
- Non li considero strani?
Solennità di
Tutti i Santi
(2002)
Una volta una pia donna si è rivolta a San Francesco de Sales con
una domanda: "Che cosa devo fare per diventare santa?" Si aspettava
qualche lunga e seria riflessione, qualche precisa indicazione, qualche straordinario
esercizio ascetico. Invece il Santo le ha risposto senza esitazione: "Lei
stia attenta in futuro a chiudere le porte senza far rumore!"
Tanti di noi pensano della santità come quella donna, associando la
santità con qualcosa di straordinario. Tanti sentendo la parola "santità"
sorridono e scuotendo le spalle dicono: "Questo non è per me,
questo non mi interessa". Nonostante ciò nell'animo di ogni uomo
c'è la nostalgia della santità. Questa si esprime nell'ammirazione
delle star del cinema, dei cantanti, degli sportivi. Testimonia questo anche
il desiderio della grandezza e della fama. Allora vale la pena in questo gioioso
giorno della Solennità di Tutti i Santi di meditare su che cosa significa
essere santo e in che cosa consiste la santità.
Subito bisogna sottolineare che la santità è la nostra vocazione.
Non è vero che ad essa sono chiamati solo alcuni. Tutti siamo chiamati
da Dio alla santità. Già sulle pagine dell'Antico Testamento
possiamo leggere: "Siate dunque santi, perché io sono santo".
Sul fatto che siamo stati chiamati alla santità ci ricorda Gesù
stesso quando dice alla fine del Discorso della montagna: "Siate voi
dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste". Anche
gli Apostoli ci richiamano alla santità. San Paolo quasi in ogni sua
lettera incoraggia i fedeli: "Dio non ci ha chiamati all'impurità,
ma alla santificazione"; "Perché questa è la volontà
di Dio, la vostra santificazione". Invece San Pietro scrive: "ad
immagine del Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta
la vostra condotta". San Giovanni nell'Apocalisse scrive: "Il giusto
continui a praticare la giustizia e il santo si santifichi ancora".
Allora la santità non è un privilegio degli eletti. La santità
è la vocazione e il dovere di ognuno di noi. Siamo stati chiamati alla
santità dal titolo del Battesimo e della nostra appartenenza alla Chiesa
di Cristo.
Come questa donna, dell'inizio della nostra riflessione, pensiamo anche noi,
che per diventare santi dobbiamo compiere le cose straordinarie. Nel pensiero
comune la santità non costa nulla, perché si nasce santi. Non
è niente di più sbagliato! Essere santo non significa nascere
santo. Essere santo non significa imitare qualcuno che è diventato
martire tanti secoli fa. Essere santo significa seguire la gente semplice
che vive nei tempi normali, come viviamo noi. Essere santo significa imitare
gli uomini che ridevano e piangevano, così come noi che ridiamo e piangiamo.
Essere santo significa imitare gli uomini che peccavano ma si riprendevano
dalle loro cadute confessando i loro peccati nel Sacramento della Riconciliazione,
così come facciamo anche noi. Essere santo significa convertirsi sempre!
Non fermiamoci sulla strada della santità. Facciamo del tutto per vivere
ogni giorno le verità del Vangelo. Siamo, come dice il Vangelo di oggi,
poveri in spirito, miti, misericordiosi. Proviamo ad essere gli uomini dei
cuori puri. Siamo uomini che costruiscono la pace. Sopportiamo tutte le sofferenze
e i contrasti della vita, ricordando che grande sarà la nostra ricompensa
in cielo.
Ringraziando oggi Dio per la gloria delle nostre sorelle e dei nostri fratelli
santi preghiamo nello stesso tempo, per la loro intercessione, perché
anche noi possiamo compiere la nostra vocazione e diventare santi. Ripetiamo
nel nostro cuore le parole della Preghiera semplice di san Francesco:
Signore, fa di me il Tuo strumento di pace!
Dove c'è l'odio, ch'io porti l'amore,
dov'è l'offesa, ch'io porti il perdono.
Dov'è la tristezza, ch'io porti la gioia,
dov'è l'errore, ch'io porti la verità.
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