Triduo Pasquale
Anno Liturgico A
Giovedì Santo
Venerdì santo
Veglia Pasquale
Questo che ci descrive il Vangelo di oggi sembra
quasi incredibile. Per questo ha suscitato in Pietro non solo meraviglia ma
anche una protesta: "Non mi laverai mai i piedi!". Il compito umiliante
del lavaggio dei piedi apparteneva solamente agli schiavi, mai agli uomini liberi
dell'Oriente.
Quali allora le motivazioni che hanno spinto Gesù durante l'Ultima Cena
a compiere questo segno di totale donazione ed infinito amore?
Possiamo solo ringraziarLo per questo gesto perché tutto quello che faceva
e che fa, era ed è destinato all'uomo.
Cristo, Dio-Uomo, vuole dimostrarci come Gli sta a cuore il servizio agli altri.
In questo è radicato l'atteggiamento dell'amore cristiano del prossimo,
lo stesso amore che ha portato il Signore alla completa donazione per noi, alla
morte sulla Croce.
Così comincia Giovedì Santo il punto culminante dell'amore di
Cristo per noi che attraverso le Sue opere e atteggiamenti ancora una volta
conferma che Dio sempre benevolo verso tutti è sempre a nostra disposizione.
Qui non serve ricordare le parole di San Paolo sulla stupidità della
croce ma bisogna parlare del vero amore che Dio ha per noi, l'amore che non
conosce confini. L'opera di Gesù non era un'invenzione di poco conto
o una follia, ma una decisione che fin'ora il mondo non ha conosciuto.
Non è tanto facile capire perché così tanto contiamo per
Dio. Gesù proprio durante l'Ultima Cena ci dimostra che non solo ci dà
il proprio Corpo e Sangue per la salute dell'anima, ma sottolinea - con la lavanda
dei piedi - che anche il corpo umano ha un valore infinito.
Si vorrebbe dire che Gesù questo gesto d'amore lo compie così
come lo sa fare una persona che ci sta vicino e ci ama tanto: si prende cura
dell'uomo vecchio, malato, insufficiente. Il gesto di Cristo dovrebbe incoraggiarci
a diventare uomini servizievoli verso gli altri.
Però, per diventare uomini secondo il disegno di Gesù, dobbiamo
ricordare che ogni Santa Messa, in modo particolare quella domenicale, è
il ricordo dell'Ultima Cena del Giovedì Santo, e sempre ci aiuta a crescere
nelle virtù.
Gia ieri è cominciata, piena di dolori,
la strada dei due ultimi giorni della vita terrena di Gesù. Morire nella
dignità e circondato dalle persone amate, questo è probabilmente
uno dei più grandi desideri degli uomini.
Abbiamo fresca nella memoria la storia dei patimenti del Signore. Lo sentiamo
insieme con Lui.
Le Sue sofferenze trafiggono i nostri cuori. Tutti sentiamo un grande dolore
che per ogni bene che Gesù ha fatto agli uomini Gli hanno ripagato con
la croce.
Proprio oggi il Signore ha raggiunto l'ultima stazione del Suo pellegrinaggio
terreno. Divide con noi tutto: la Sua nascita, la vita semplice, anche la morte.
Vuole essere così legato con il destino umano che non evita niente, vuole
vivere tutto così come gli uomini.
Come uomo, Gesù è giudicato e condannato dal proprio popolo. Come
Dio, nell'ora della morte, dà a tutti la salvezza. Questo fatto è
il punto culminante del piano di Dio per aprire a tutti le porte del paradiso.
Venerdì Santo il Signore manifesta il mistero dell'opera della salvezza
che supera ogni aspettativa umana.
La Salvezza è la "liberazione" dalla miseria dell'essere e
conduce alla desiderata libertà con Dio.
La Salvezza è nello stesso tempo il compimento della nostalgia del bene
e della felicità.
Per causa dei nostri peccati, delle nostre cadute è morto Gesù.
Ci mettiamo oggi di fronte alla Croce. Il legno della Croce, il segno della
maledizione e del delitto, grazie alla morte di Gesù diventa il segno
della speranza e della benedizione per il mondo. Gesù non è crocifisso
dentro le mura di Gerusalemme, esce fuori città per dare un segno che
la salvezza è per tutti. possiamo anche leggere ciò come il primo
annuncio della Buona Novella a tutto il mondo.
Il fatto della Via Crucis e della crocifissione di Gesù ci fa capire
che la Croce è diventata il segno della salvezza per tutto il mondo.
Per questo adorare la Croce non è solo la pia invenzione dei credenti
ma l'inchino davanti al simbolo della redenzione del mondo. Il segno della Croce
non è stato solo santificato dal Signore ma è diventato il segno
del riconoscimento dei cristiani.
Adoriamo allora questo segno, non solo in chiesa, nelle nostre case o portandolo
sul nostro petto, ma abbiamo il rispetto per esso così come rispettiamo
il Cristo stesso.
Non permettiamo che la Croce venga eliminata dalla nostra vita. Con l' eliminazione
della Croce qualcuno vuole togliere le radici non solo della religione ma anche
della nostra cultura.
Con che cosa possiamo sostituire Cristo e la nostra tradizione cristiana?
Con niente, perché senza Cristo non è possibile la vera e felice
vita!
Le sofferenze fisiche e spirituali del Signore
si sono spente nel momento della morte sulla croce Venerdì Santo. È
arrivato intervallo nell'ingiustizia, nella crudeltà degli uomini, nel
desiderio del sangue e nell'odio. Tutti quelli che stavano più vicino
a Gesù, che Lo amavano di più, sentono il dolore. Non si può
facilmente passare alla ordinaria amministrazione dopo la tragedia che costa
la vita umana.
Le donne vivono uno shock e pazientemente aspettano il giorno nel quale potranno
soddisfare la loro interiore nostalgia di vedere ancora una volta il Corpo di
Gesù. Non possono alleviare le sofferenze subite ma vogliono esprimere
la loro venerazione al Maestro morto. Aspettando così, senza fare nulla,
nella stanza chiusa riempita con odore del balsamo, non riescono a prevedere
che ancora vivranno qualcosa di grande nell'alba del nuovo giorno. Con l'amore
doloroso si recano al sepolcro. Probabilmente passano accanto al Golgota e meditano
le ore della crocifissione e della morte di Gesù.
La vista del sepolcro aperto non le riempie di meraviglia ma di impotenza. Sono
ancora più tristi di prima perché non trovano il Corpo di Gesù.
Non sanno ancora che il sepolcro vuoto dal segno dell'ultimo posto di riposo
è diventato il segno della vittoria sulla morte. Non sanno che proprio
loro sono nella cerchia dei primi annunciatori della Risurrezione, che la notte
del Venerdì Santo e del Sabato già sono il passato ed è
venuto il Nuovo Tempo.
Anche se il Nuovo Tempo per l'umanità è cominciato nel Presepe
portando il messaggio dell'amore e della pace, però solo adesso comincia
una grande svolta di questo tempo, che aspetta ogni uomo dopo la fine della
strada terrena della vita.
La Risurrezione di Gesù ci mostra dove è indirizzata la nostra
vita. Non è destinata alla morte ma alla vita nella piena libertà.
La libertà della vita eterna si esprime tra l'altro nell'illimitato,
che nella vita terrena è immaginabile.
La Risurrezione di Gesù Cristo ci mostra il pensiero eterno di Dio che
riguarda l'uomo: la vita senza sofferenza e senza morte. Nella Risurrezione
di Gesù scopriamo di nuovo immortalità dell'uomo e il nuovo valore
della vita eterna.
La vita eterna comincia con la nostra nascita. Con la vita eterna viviamo adesso
e non solo dopo la morte. Siamo solo sulla strada alla nostra meta, a Dio, che
sconfigge totalmente la morte che esiste sulla base del peccato.
E così possiamo con più grande gioia cantare "Alleluia"
non solo durante le feste di Pasqua ma ogni giorno. Possiamo, come le donne
al sepolcro vuoto di Gesù, essere felici e fiduciosi, perché sappiamo
che cosa sarà con il nostro futuro: svaniscono i nostri problemi e le
sofferenze, e quelle sono un niente in paragone con la felicità che si
manifesterà in noi.
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