Domeniche di Quaresima
Anno Liturgico C

Indice:

I Domenica di Quaresima
II Domenica di Quaresima
III Domenica di Quaresima
IV Domenica di Quaresima
V Domenica di Quaresima
Domenica delle Palme

I domenica di Quaresima

Lc 4, 1-13

"Non di solo pane vivrà l'uomo"

A Cristo che era Dio non era necessario andare nel deserto, era superfluo il digiuno e la solitudine. Allora ci domandiamo: perché ha fatto tutto ciò? La risposta è semplice: per insegnarci e per darci l’esempio. Il Signore sapeva bene, che all’uomo è necessario il tempo per la riflessione e la meditazione, e quello si può realizzare in disparte. Nella solitudine è più facile incontrare Dio e se stesso, stabilire il posto dove ci troviamo e segnare la direzione della strada dove dobbiamo muoverci.

Al confine del deserto, dove si è recato il Salvatore, aspettava il tentatore con i valori di questo mondo. Gli ha offerto il pane, la fama e il potere. Faceva tutto ciò, come sempre, in modo molto astuto. Il sasso mai diventa pane, il potere mai apparteneva a lui allora non poteva darlo, e in cambio dell’inchino ha fissato un prezzo elevato.

Gesù accettando la tentazione, voleva avvertirci, che sul confine della nostra riflessione e meditazione, tra l’altare e la vita, c’incontriamo con l’inquietudine, della quale l’autore può essere satana. E dobbiamo essere pronti a quest’incontro. Solo così possiamo difenderci da lui.

Cristo Signore provato nel deserto, ci mostra le tentazioni in una grande abbreviazione. Esse hanno una dimensione drammatica. Però, nella vita umana perdono questa espressione monumentale e si presentano spesso come diversi fastidi. Si attaccano ai nostri pensieri, desideri, passioni, e spesso inclinano la linea della nostra vita nella direzione sbagliata. Allora prendiamo come bene quello che bene non è, almeno per noi. In queste situazioni sono necessarie le decisioni giuste.

Di Queste decisioni l’uomo deve prenderne tante, anche in un giorno solo. Tutta la nostra vita è riempita con i "si" o "no". Sempre si tratta di prendere quelle giuste, di evitare le situazioni che al posto di "no" non dire "si" e viceversa. Proprio questo ci insegna oggi Gesù "sul monte delle tentazioni".

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II domenica di Quaresima

Lc 9, 28-36

"Maestro, è bello per noi stare qui"

Gesù Cristo nella vita quotidiana era tanto simile all’altra gente, a noi. Mangiava, dormiva, insegnava, sentiva la fame e la stanchezza. Era così simile a noi che si poteva offenderLo, accusarLo, giudicarLo e anche condannarLo a morte.

Nel momento della trasfigurazione, Cristo in modo straordinario e convincente ha mostrato che era diverso da tutti gli altri. Il Suo interiore mistero divino ha pervaso la Sua umanità e si è dimostrata con tutta la ricchezza.

Gesù trasfigurato ha mostrato il Suo interiore che ha dato la nuova forma della Sua persona esteriore così, che anche gli Apostoli si sono spaventati.

In modo completamente diverso succede con l’uomo. Questi, cambiando, lo fa in direzione opposta. La luce viene dall’esterno e cambia il suo interno.

A questo punto, però, dobbiamo fermarci. Nell’uomo esiste qualcosa, che non tanto volentieri vuole manifestare il suo malanno spirituale, dimostrando spesso che tutto è a posto, che non ha niente da rinfacciarsi. E la verità è questa, che il suo interno è così devastato che c'è la necessità di un immediato restauro.

In questa situazione l'unico rimedio, l'unico aiuto per l’uomo è introdurre Cristo nella sua anima, perché Lui possa tutto riordinare e sanare – trasfigurare. Allora la umana "rettitudine" rispecchierà lo stato reale del suo interiore. Allora sparirà dalla nostra faccia –coscientemente o incoscientemente messa - una maschera.

Ogni uomo ha le proprie ferite più o meno grandi. Però da solo deve ritrovare la propria strada per poter trasfigurarsi con la potenza di Cristo. La Quaresima crea un clima favorevole alla ricerca della strada giusta.

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III domenica di Quaresima

Lc 13, 1-9

"... se non vi convertirete,
perirete tutti allostesso modo..."

La parabola dell’albero di fico ha una serie dei tratti metaforici. L’albero che dà frutti – questo non è nient’altro che noi, uomini. Il proprietario della vigna, che dice, che basta aspettare e vuole recidere l’albero infruttuoso – questo è Dio stesso. Ed infine il giardiniere che intercede per l’albero – questo è Cristo. Al suo intervento, il proprietario ha deciso di aspettare ancora, per dare una possibilità al fico, che cominci a dare i frutti. In altre parole. Il Signore Dio ancora aspetta la conversione degli uomini, perché comincino a vivere secondo il Suo insegnamento.

Nella parabola bisogna notare alcune cose: La nostra chiamata e il tempo che ci è stato dato. Questo può essere un anno o dieci, ma anche solo un giorno. Bisogna ricordare, che quello che si occupa di noi è Gesù stesso e a Lui dovremmo chiedere aiuto e protezione. Ma in tutto ciò la cosa più importante è l’aspettare di Dio, cioè la fiducia nell’uomo che si convertirà.

È molto strano, che Dio ha fiducia in qualcuno che è solo l’ombra, in qualcuno che è solo un brevissimo lampo nella storia del mondo, che è così debole, che continuamente cade.

Ma anche se l’uomo è così debole, che è solo piccola ombra, dentro di lui c’è qualche grandezza, siccome Dio lo aspetta e non lo condanna subito alla perdizione. Sorprendente è la fiducia e l’attesa di Dio. E così nell’uomo si sono incontrate due speranze: quella dell’uomo e quella di Dio. In esse è nascosta la sostanza della parabola dell’albero di fico.

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IV domenica di Quaresima

Lc 15, 1-3.11-32

"Padre ho peccato contro il Cielo e contro di te;
non sono più degno di esser chiamato tuo figlio"

Ci sono diversi ritorni: più o meno gloriosi. Nella parabola sul ritorno del figlio prodigo ci sono tutte e due le dimensioni. In questo ritorno c’è qualcosa della tristezza e della gloria. Della tristezza, perché il giovane uomo è stato completamente distrutto nell’ambito dei suoi progetti. Non si comportava bene, ha perso il patrimonio, ha sofferto la fame e perciò ha deciso di ritornare nella casa paterna.

In questo ritorno, però, c’è qualcosa della gloria. Il giovane nonostante la sua spensieratezza, aveva abbastanza discernimento e sapeva imparare. Poteva ancora sopportare le mancanze materiali oppure unirsi a qualche gruppo dei malviventi e vivere delle rapine. Per fortuna non ha fatto così. Ha deciso di ritornare dal padre. Ed è ritornato. Umiliato, ma più ricco di un'altra esperienza. Si è convinto che non vale la pena abbandonare l’ambiente famigliare. In più, malgrado la sua ribellione, non ha perso la fiducia verso padre, credeva che lui lo avrebbe perdonato.

Proprio questo padre, che è una metafora di Dio, è una figura affascinante. Non rinfacciava al figlio il suo comportamento sbagliato, non faceva i conti della perdita del patrimonio, ma lo ha accolto con le braccia allargate e gioiva del suo ritorno. Anzi, ha ordinato di mettere sul suo dito l’anello del casato.

Nell’atteggiamento del padre del figlio prodigo è racchiusa un’indicazione, come i genitori dovrebbero accogliere i propri figli che hanno combinato qualcosa di losco. E anche un’indicazione per i confessori, quale atteggiamento dovrebbero avere in rapporto con i peccatori che vogliono convertirsi nel sacramento della penitenza. Il confessore non è un accusatore pubblico, ma rappresentante di Dio misericordioso, e dovrebbe gioire d’ogni peccatore convertito. Purtroppo, anche noi sacerdoti, spesso scordiamo quest’indicazione.

In questa parabola c’è anche un altro personaggio, tanto triste – il figlio più grande, che esigeva la paga per la sua fedeltà e si offendeva con padre, solo perché questi era buono con il fratello. Che Dio ci salvi da simile "virtù" ed atteggiamento.

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V domenica di Quaresima

Gv 8, 1-11

"Neanch'io ti condanno;
va' e d'ora in poi non peccare più"

Nella vita succede così, che l’uomo si sente intrappolato e gli sembra che per lui non c’è strada d’uscita. Deve morire o andare in prigione. In questa situazione si è trovata Maddalena, della quale parla oggi il Vangelo. Era intrappolata dall’interno dalla colpa reale e anche dall’esterno, perché è stata sorpresa in adulterio, per il quale la legge di Mosé puniva con la morte.

I farisei hanno trascinato proprio questa donna a Gesù affermando che doveva essere lapidata. Allora Cristo si è chinato e ha cominciato a scrivere con il dito sulla sabbia. Quando loro insistevano, perché prendesse la posizione in causa, si è alzato, ha guardato loro negli occhi e ha detto: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei". Quando hanno udito queste parole hanno cominciato ad allontanarsi. Alla fine è rimasto solo Gesù e la donna. Allora Gesù ha detto: "Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata? Ed essa rispose: Nessuno, Signore. E Gesù le disse: Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più". In questa maniera Cristo le ha aperto la porta della vita.

I farisei hanno creato un’artificiale linea della divisione tra gli uomini buoni e cattivi. Gesù ha cancellato questa divisione ricordando che tutti gli uomini sono peccatori, ma che a tutti vuole offrire il suo perdono.

Oggi dobbiamo dare anche la giustizia ai farisei, dei quali noi spesso parliamo male, che in fondo erano onesti. Salvo diversi giochi, non solo di fronte a Gesù, avevano in sé la fondamentale onestà e giustizia. Hanno saputo vedere la verità di se stessi, anche se non tanto gloriosa. Si sono arresi davanti alla verità della propria coscienza. Non hanno scagliato le pietre contro questa donna disgraziata. Si sono allontanati con la vergogna comprendendo la propria vigliaccheria.

Purtroppo, a noi spesso manca questa base dell’onestà e ascolto della propria coscienza!

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Domenica delle Palme

Lc 23, 1-49

Dopo i giorni della gloria è arrivato per Cristo il tempo del buio. Nell’Orto degli Ulivi i discepoli si sono addormentati, Giuda si preparava al tradimento. Il Padre Celeste taceva, l’anima è stata oppressa dal timore. È rimasta solo questa notte tetra, piena di tenebre e disperazione.

Ogni uomo – non ci illudiamo – ha oppure avrà la sua notte, la sua ora buia, quando tutti l’abbandoneranno, quando nella vita qualcosa si complicherà, e satana suggerirà: hai perso!. Nessuno riesce a fuggire da questo momento. Per ognuno di noi verrà questo tempo e questa prova!

Questa situazione è capitata a Pietro, quando durante una notte tre volte ha rinnegato Gesù. Pietro, però, aveva la grazia che il Signore l’ha guardato e lo ha perdonato. Preghiamo Dio, perché nel momento in cui verrà per noi il tempo delle tenebre, non ci lasci soli e ci dia la fede,poichè Lui, anche se abbiamo peccato, non ritira il Suo amore. Questa consapevolezza ci permetterà di superare i giorni bui.

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