Domeniche di Pasqua
Anno Liturgico C - 2013
Veglia di
Risurrezione
II Domenica di Pasqua
III Domenica di Pasqua
IV Domenica di Pasqua
V Domenica di Pasqua
VI Domenica di Pasqua
Ascensione del Signore
Domenica di Pentecoste
Lc 24,1-12
"Perché cercate tra i morti colui che è vivo?"
Esiste un aneddoto su di un rabbino che riceve la visita di un personaggio molto saccente, il quale si riteneva molto sapiente. Argomentava diverse tematiche contro la fede e la religione; il rabbino, dal canto suo, lo ascoltava con la calma, non protestava, anzi con il cenno della testa affermava le parole di quell’uomo fino a farlo finire di parlare.
Poi, con la stessa calma, ha preso in mano la Bibbia, l’ha soppesata sulla mano, l’ha accarezzata e ha chiesto : “E se alla fine tutto ciò che qui viene detto, si rivelerà…allora questo è la verità?”
Gli Apostoli non hanno creduto alle donne che raccontavano del sepolcro vuoto, dell’incontro con gli Angeli, della Risurrezione di Gesù. Quelle parole sembravano impossibili, quasi da fantascienza oppure “parlare delle donne” era il vuoto!
Tuttavia Pietro, non si sa perché, è corso al sepolcro per vedere che cosa era successo.
Ha trovato la tomba aperta e vuota e questo gli è bastato: ha creduto!
E che cosa devo vedere, sentire io, per credere veramente e non solo per la tradizione o per l’abitudine?
Gv 20, 19-31
Domenica della Misericordia di Dio
(Gv 21,1-19)
«Simone, figlio di Giovanni, mi ami?»
“Voglio avere il potere che Tu possiedi; voglio comandare le anime, come Tu le comandi” – così prega Dio Konrad, il protagonista dell’opera di Adam Mickiewicz. Le sue intenzioni sono sincere: chiede il potere, perché ritiene che potrebbe fare meglio di Dio. È convinto che con le proprie forze, con la sua perfezione e superiorità di essere uguale a Dio.
Pietro era un uomo sicuro di sé e anche molto deciso. Assicurava che era pronto ad andare con Gesù in prigione e anche morire con Lui.
Il primo, tira fuori la spada per difendere Gesù nell’Orto degli Ulivi… ma un momento dopo, Lo rinnega tre volte. , Gesù con la triplice domanda dell’amore gli ricorda che il potere in Chiesa non si basa sulla forza ma sul sacrificio, dedicazione e sul servizio. Le cose che con grande forza, quasi ogni giorno, ci ricorda Papa Francesco.
Tutti noi siamo chiamati ad amare Dio nei nostri fratelli, siamo chiamati a regnare con Cristo nel Suo servizio ai fratelli, possiamo raggiungere il paradiso solo seguendo Gesù che è venuto sulla terra “non per essere servito ma per servire”!
(Gv 10,27-30)
«Alle mie pecore io do la vita eterna»
Uno statista polacco ha detto che “i capi politici nella democrazia sono poco necessari nei fatti della vita quotidiana. Solo nelle situazioni straordinarie diventano indispensabili. Scegliendo i politici, quindi, dovremmo avere l’immaginazione di ciò che potrebbero fare quando arrivassero i problemi e non come fossero capaci di governare nei tempi calmi”.
Penso che questa affermazione non riguardi solo i politici.
Il buon pastore è responsabile di tutte le pecore che gli sono state affidate. Deve pensare del loro futuro e della loro sicurezza.
“Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano” – dice Gesù.
La responsabilità è tanto più grande quanto di più le pecore si fidano del loro pastore, Soprattutto quando ascoltano la Sua voce e Lo seguono.
Ognuno di noi è in qualche misura pastore degli altri. Ci sono persone che ti guardano, ascoltano la tua voce, osservano le tue opere; seguono le tue orme con gioia ma anche si scandalizzano dei tuoi errori e delle tue opere cattive.
Prova ogni giorno ad essere “pastore buono” per quelli che stanno accanto a te!
(Gv 13,31-35)
«Vi do un comandamento nuovo:
che vi amiate gli uni gli altri»
Dio ha creato l'uomo come un essere sociale. Sempre accanto a noi c'è qualcun altro. Non sempre tutti sono così come li vogliamo. Accettiamo quelli che ci vogliono bene e anche quelli che in qualche modo ci fanno comodo. Gli altri a malapena li sopportiamo o anche talvolta li odiamo.
La parola "amore" era conosciuta non solo nell'Antico Testamento, ma anche nelle altre religioni e culture. Ma quasi sempre era limitata alla cerchie dei "suoi"! Gesù invece dà a questa parola un significato nuovo, più ampio, universale. Nel suo comandamento d'amore invita ad amare tutti, senza guardare la nazionalità, la religione, lo stato sociale, il carattere o la loro benevolenza verso di noi. Il suo comandamento comprende anche i nemici.
Il cardinale Paul Poupard ricorda, che una volta citando citato il testo di papa Giovanni Paulo II, nel quale si diceva che bisogna amare l'uomo per lui stesso, senza altro motivo, alcuni non furono d’accordo e sostenevano che ciò era una bestemmia, perché bisogna amare l'uomo solo in funzione di Dio. Invece è proprio che solo quando si ama l'uomo per lui stesso, lo si ama come immagine e somiglianza di Dio.
(Gv 14,23-29)
«Lo Spirito Santo vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto»
Possiamo dire, che ormai, ci siamo abituati a trovare nel Vangelo di Giovanni, molto spesso, testi che no d’amore. Oggi ci sono stati ricordati gli insegnamenti che spiegano in che modo praticare, compiere l’amore. Amare significa semplicemente rispettare i comandamenti di Dio. L’insegnamento di Gesù e rispettare i comandamenti sono la stessa cosa. Rispettare i comandamenti è esprimere il nostro amore verso Gesù e la Sua Chiesa.
Oggi sentiamo anche per la prima volta, in questo tempo di Pasqua, l’annuncio della dipartita del Cristo Risorto al Padre. Non dobbiamo meravigliarci degli Apostoli e dei primi credenti che se erano tristi e anche preoccupati del loro futuro. Gesù non lascia noi, suoi seguaci, nell’abbandono. Manderà il Consolatore! Questo significa che più di una volta ci servirà l’incoraggiamento e la consolazione. Oggi sappiamo che questo Consolatore è lo Spirito Santo. Ed è necessaria la dipartita di Gesù perché Lui può rivelarsi al mondo.
Tutta la liturgia della Parola di oggi è la fonte di consolazione e di freschezza. La Chiesa sempre riesce ad affrontare tutte le difficoltà quando si apre all’azione dello Spirito Santo e ricomincia a vivere con la speranza della Gerusalemme celeste!
(Lc 24,46-53)
Mentre li benediceva veniva portato verso il cielo
L’ascensione del Signore è un avvenimento, e senza troppo approfondire, si può dire, un po’ strano per l’uomo di oggi. Cosa significa che “Gesù è salito al cielo”? Ogni spiegazione razionale non ci fa capire niente, ma per dire la verità, anche la teologia dogmatica non dà una spiegazione esaustiva. Invece il vangelo di Marco e di Luca, come anche Gli Atti degli Apostoli descrivono questo come un fatto storico. San Paolo sottolinea solo la dimensione teologica e si concentra sulla glorificazione di Gesù.
Neanch’io riesco a razionalizzare questo evento e a rispondere alla domanda “in che cosa consiste o come è avvenuta l’ascensione, e dove si è recato Gesù”. Penso che ogni ragionamento razionale sia sbagliato e non porti a nessun risultato. Sicuramente meglio guardare questo avvenimento da un altro punto di vista:
A noi cristiani di oggi che cosa dice questo fatto?
Qual’è importanza religiosa e morale di questo avvenimento?
Certamente l’Ascensione del Signore è l’INDICAZIONE PER NOI DELLA STRADA VERSO LA CASA DEL PADRE! Cristo Gesù ci invita a ritornare alla nostra casa, là da dove siamo usciti. La cosa importante è che Gesù salendo al cielo non ha abbandonato il suo popolo. Tante volte prima dell’Ascensione sottolineava: “Sono con voi fino alla fine del mondo”. In più ha spiegato anche perché andava al Padre: “Vado a preparare un posto per voi”. Anche vale la pena notare le ultime Sue parole prima di salire al Padre: “Andate e ammaestrate tutti i popoli”.
Allora, non cerchiamo le spiegazioni troppo terrene e realistiche, non perché non ci siano, ma perché non porterebbero a niente di costruttivo per la nostra vita. Proviamo piuttosto a vedere gli avvenimenti dell’anno liturgico e i misteri della fede nella luce degli impegni della nostra vocazione cristiana.
Cristo ti invita a casa Sua.
Ti ha preparato il posto.
(Gv 14,15-16.23-26)
Lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa.
El Greco, nel suo quadro La Discesa dello Spirito Santo, ha dipinto non dodici ma tredici Apostoli. Insieme Maria e Maria Maddalena guardano il cielo tendendo le mano verso lo Spirito Santo e solo quell’ apostolo “aggiunto” guarda verso di noi, come se volesse vedere se anche noi tendiamo le mani verso il cielo o siamo solo degli spettatori.
“Prendete lo Spirito Santo” – dice Gesù agli Apostoli; non usa le parole: “vi mando” o “vi do” ma “prendete”. Questo imperativo indica che non si tratta di qualcosa di automatico o imposto, ma si tratta della collaborazione cosciente. Per poter usufruire dei doni dello Spirito Santo non basta essere il discepolo di Gesù, ma bisogna essere aperti interiormente.
Santa Madre Teresa di Calcutta ha detto che “Tutti noi siamo come i fili elettrici, inutili finché attraverso di essi non passa la corrente elettrica”. Paragona tutti noi a questi fili e Dio alla corrente. E solo dal nostro atteggiamento dipende se questa corrente possa scorrere facendoci vedere la luce del mondo!
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