Domeniche di Pasqua
Anno Liturgico C (2010)

Indice:

Domenica di Risurrezione
IV Domenica di Pasqua
V Domenica di Pasqua
VI Domenica di Paqua
Ascensione del Signore

Domenica della Risurrezione

Gv 20, 1-9

«Resurrexit sicut dixit, Alleluia!».

Cristo è risorto!
Questa incomprensibile verità trasmessa dai primi testimoni della Buona Novella risuona nella Chiesa da più di venti secoli. La sua eco che oggi arriva a noi vuole liberarci dal torpore spirituale. Vuole ravvivare la nostra fede. Vuole dirci che l’avvenimento della Risurrezione è sempre vivo e attuale, perché il n ostro Signore una volta risorto non muore più. Le apparenze possono dire il contrario. L’esperienza qualche volta può eclissare la nostra sicurezza… ma no! La morte non è la tragedia finale e nessuna sofferenza è disperata.
Nella mattina della Risurrezione la luce ha vinto le tenebre e la sofferenza ha fatto posto alla gioia. Se Cristo vive, allora perché noi dovremmo dubitare e cedere al male?
Il nostro Signore è con noi – basta solamente crederLo ed andare incontro a Lui.

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IV Domenica di Pasqua

(Gv 10,27-30)

«Le mie pecore ascoltano la mia voce».

Oggi tutta la Chiesa vive la giornata di preghiera per le vocazioni. La vocazione è una chiamata che il Signore rivolge a tutti noi. Il nostro compito è udire questa chiamata e rispondere ad essa.
Nel breve brano del Vangelo di oggi sul quale portiamo la nostra riflessione ci sono le parole che corrispondono alla giornata vocazionale: “Le mie pecore ascoltano la mia voce”. La voce del Pastore Gesù è la Sua Parola, è la Bibbia, in particolare il Vangelo. Mi domando: oggi quasi tutti si dicono cristiani, cioè pecore del gregge di Cristo. Ma dove, quando, quanto ascoltano la Sua Parola?
Siamo sinceri: c’è gente che ha qualche vaga reminiscenza di alcuni brani del Vangelo appresi al catechismo da bambino. C’è gente che si limita ad ascoltare la voce di Gesù durante la Santa Messa. C’è gente – purtroppo poca – che frequenta qualche gruppo biblico. Gli amici li considerano degli originali o dei fanatici. Questa è la realtà di oggi.
Perciò pregando per le vocazioni preghiamo anche perché il Signore ci dia la grazia di ascoltarLo più spesso e più attentamente.

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V Domenica di Pasqua

(Gv 13,31-35)

«Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri».

“Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi”

A una prima lettura questo comandamento di amare come Lui ha amato sconcerta. Quando si pensa che il Suo amore si è spinto fino a dare la Sua vita per noi, allora ci si domanda: Io sarei capace di dare la mia vita per qualcuno?”
A questo punto viene spontaneo chiedersi: “È possibile amare gli altri come Dio ha amato noi?”
Un uomo, con le sue forze, non sarà mai in grado di amare come Dio ama. Se quest’uomo viene trasformato da Dio in una “nuova creatura”, se “rinasce” a una vita nuova, se diventa figlio di Dio, allora gli sarà possibile amare come Dio ama.
Questa trasformazione non è un bel sogno, una utopia. È realmente avvenuta il giorno del nostro battesimo. Quel giorno abbiamo rivestito l’uomo nuovo. Siamo rinati, nati dall’alto. Camminiamo nell’amore.
In questo brano del Vangelo c’è anche la definizione del discepolo di Cristo. Il cristiano non si riconosce dal tesserino, dal certificato del battesimo, ma “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri”.
Chiediti spesso: sono veramente discepolo di Cristo Gesù o lo sono solo anagraficamente? Per avere una risposta precisa, verificati sull’amore del prossimo.

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VI Domenica di Pasqua

(Gv 14,23-29)

«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà
e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui».

Oggi di nuovo sta davanti a noi Cristo esigente: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola”.
            La Sua parola non sempre accarezza le orecchie. Qualche volta è molto decisa e tagliente. Se amo Dio devo osservare tutte le Sue parole, comandamenti, precetti. Ma è sempre più comodo stare sulle generali, interpretare le parole del Signore nel modo proprio.
            E oggi come si può, ad esempio dire con chiarezza – e non offendere nessuno – che la domenica è il giorno del Signore e non può dirsi discepolo di Gesù chi sistematicamente non la santifica?
            Ma non dovrei turbarvi troppo con queste parole, allora vi invito a riflettere su quello che promette Gesù a chi ascolta la Sua parola e la mette in pratica osservando i comandamenti: “prenderemo dimora presso di lui”. Forse non prendiamo troppo sul serio queste parole. Ma ci pensate cosa significa portare Dio in noi? Vuol dire prima di tutto rendere sacro il nostro corpo. E poi portarLo agli altri, questo Dio che si lascia condurre: portarLo a scuola, al lavoro, tra la gente, nel mondo.
            Concludiamo questa riflessione con una semplice preghiera:
Signore, quando Ti ascolto e faccio la Tua volontà, Tu vivi in me. Aiutami a sentire la Tua presenza, dammi forza per mantenermi unito a Te! Amen.

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Ascensione del Signore

(Lc 24,46-53)

«Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo».

Oggi Gesù salendo al cielo porta a compimento la celebrazione della Sua Pasqua. Con questo gesto non vuole abbandonarci ma ci indica la strada alla felicità eterna – al cielo.
Questo è un invito a tutti. Tutti noi possiamo raggiungere questo scopo se saremo veri discepoli del nostro Maestro – Gesù.
Qualcuno si è espresso così: “Se vuoi diventare un vero cristiano, prova a vivere un giorno così che il Vangelo sia vero”. Allora bisogna provare a vivere secondo il Vangelo giorno per giorno, ora dopo ora, anno dopo anno. Questa è la vita con Cristo, per Cristo e in Cristo, ed il suo frutto e corona sarà l’ascensione sulle tracce di Gesù e la gloria eterna nel cielo.

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