Domeniche del Tempo Ordinario
Anno Liturgico C - 2010

Indice:

I Domenica
II Domenica
III Domenica
IV Domenica
V Domenica
XII Domenica
XIII Domenica
XIV Domenica
XV Domenica
XVI Domenica
XVII Domenica



XXI Domenica
XXII Domenica
XXIII Domenica
XXVI Domenica
XXVII Domenica
XXVIII Domenica
XXIX Domenica
XXX Domenica
XXXI Domenica
XXXII Domenica
XXXIII Domenica
XXXIV Domenica

I domenica del Tempo Ordinario

Lc 3,15-16.21-22

Battesimo di Gesù

«Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento»

Oggi la Chiesa ci mette davanti agli occhi due uomini che battezzano e due specie di battesimo. Davanti a noi appare Giovanni Battista al Giordano e le folle che si avvicinano a lui. Hanno ascoltato le sue parole con grande emozione “e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo”. Giovanni intuiva questo perfettamente. Perciò, “rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, ... Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
Anche Gesù ha ricevuto il battesimo, e mentre “stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo …, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Quello che Giovanni ha detto di Cristo prima, il cielo l’ha confermato. Da questo momento il simbolo fa posto alla realtà: il battesimo della penitenza – al battesimo dello “Spirito Santo”. Giovanni si ritira per far entrare Cristo. L’uomo fa posto a Dio. L’ombra – alla Luce. Il servo al proprio Signore.
Ludovico IX, il re della Francia, considerava il posto più importante la chiesa dove è stato battezzato. Non la cattedrale dove è stato coronato, non la sala del trono dove era onorato, ma il battistero – dove ha ricevuto la vita di Dio.
E per noi, per me, che importanza ha la chiesa dove ho ricevuto il battesimo? Sappiamo dove e quando è avvenuto quell’atto?

Oggi è un’occasione per controllare dove è cominciata la storia della mia salvezza.

 

II domenica del tempo ordinario

Gv 2,1-12p

«In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù.
Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. »

La liturgia della Parola di oggi ci presenta due sposalizi. Uno in Cana di Galilea che conosciamo bene. Proprio là Cristo compì il primo miracolo, “manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui”.
Ma vivendo la liturgia odierna non possiamo perdere di vista un altro sposalizio del quale fa ricordo il profeta Isaia. Questo fu il più bello sposalizio – lo sposalizio di Dio con l’umanità. Il profeta lo ha annunciato dopo il ritorno dalla schiavitù di Babilonia. Gli Israeliti vedendo la Gerusalemme distrutta si sono scoraggiati. Il profeta nel nome di Dio li incoraggia: “Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo, finché non sorga come aurora la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada. … perché il Signore troverà in te la sua delizia e la tua terra avrà uno sposo. Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposeranno i tuoi figli; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te”.
Questo sposalizio già è stato preannunciato ai nostri progenitori nel paradiso, è stato confermato con le alleanze fatte con Abramo e con Mosé. Più volte lo hanno ricordato i profeti e nella pienezza dei tempi lo ha realizzato il Figlio di Dio. Ogni Santa Messa, ogni Sacramento sono il ricordo di quell’Alleanza che Dio ha fatto con l’umanità nel Suo Figlio.

Ogni alleanza ed ogni sposalizio è un contratto fra due parti. Lo sposalizio di Dio con l’umanità comprende tutte le generazioni ed ognuno di noi. Questo ci obbliga! Ci impegna alla fedeltà ed all’amore, all’unità ed alla pace, al servizio ed al sacrificarsi continuo sull’altare di tutta la vita.

III domenica del tempo ordinario

Lc 1,1-4; 4,14-21

Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato»

Era un sabato come tutti gli altri. La gente bene riempiva la sinagoga. C'era anche Gesù, e non era certo la prima volta che partecipava alla preghiera comune. Quando si alcò per leggere e commentare, l'attenzione di tutti si fece più viva. E' vero, a Nazaret non aveva operato miracoli, ma la Sua fama era giunta anche lì e la curiosità era grande. Cosa avrebbe detto?

Lesse un brano del profeta Isaia e concluse che il protagonista di quel passo era proprio Lui. Come osava?

I rabbini applicavano quelle parole allo stesso Messia, non a Isaia. Lui, Gesù, il figlio del falegname, ardiva applicarle a se stesso!

Era proprio Lui il compimento della profezia, con Lui aveva inizio la salvezza.

Da quella povera stanza di quell'oscuro villaggio è partita una promessa che si avverrà, perché Dio è fedele.

Ci saranno sempre poveri, sofferenti, prigionieri che trarranno speranza da quelle parole. E' cominciato ufficialmente l'anno di grazia del Signore; è un anno che ha il suo inizio nel tempo e finirà quando finirà il tempo e inizierà l'eternità. Stupore, malumore, ira, azioni di violenza non potranno arrestare la parola del Signore che inizia qui la sua corsa nel mondo.

IV domenica del tempo ordinario

Lc 4,21 - 30

Si alzarono e lo cacciarono fuori della città»

La parola di Dio, che da tanti secoli è rivolta verso l’umanità è continuamente rifiutata e disprezzata. Il destino dei messaggeri di Dio, dei profeti è sempre simile: li accompagnano le persecuzioni, e come culmine e complemento di esse è la morte del Figlio di Dio.
Il Vangelo di oggi ci dimostra che sin dal principio si è levata la resistenza umana contro Cristo. Con questa sempre era legato lo spettro della morte. Ma la vittoria appartiene all’amore.
La liturgia della parola di oggi subisce l’influenza del magnifico inno di San Paolo, che fa vedere la grandezza e la forza della carità, dell’amore. Dobbiamo aprirci ad esse, perché Dio è Amore.

V domenica del tempo ordinario

Lc 5,1-11

«Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini»

La parola che Cristo rivolge a noi, non è solo destinata ad essere ascoltata. La sua vera forza si rivela nell’agire. Perciò diciamo che la Parola di Dio sempre è legata ad una determinata missione, a un preciso compito. Oggi meditiamo questa verità sull’esempio della vocazione dei due grandi personaggi.
                Per primo l’ha udita il profeta dell’Antico Testamento  – il grande Isaia, dopo – Simon Pietro – il primo degli Apostoli. Tutti e due hanno sperimentato il potere di Dio per testimoniarlo agli altri.
                Isaia durante la preghiera nel tempio vive una magnifica visione, che lo incanta, ma lo riempie anche di timore. Solamente dopo la purificazione è capace di rispondere alla chiamata di Dio.
                Anche Pietro ha dovuto provare il potere straordinario di Dio rivelato nella persona di Gesù, per aprire bene gli occhi alla propria debolezza e indegnità. Grazie a questo comincia a capire che solo Cristo può assicurargli il sostegno incrollabile e dargli capacità per realizzare grandi cose.
                La testimonianza di Isaia e di Pietro, che giunge a noi attraverso i secoli, vuole ravvivare la nostra fede.

Chiediamo al Signore che non perdiamo questa opportunità che oggi ci è data.

VI domenica del tempo ordinario

Lc 6,17.20-26

«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio. ...
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.»

Nel Vangelo di oggi Cristo con  parole molto pungenti si rivolge alle persone sazie, allegre, ricche; a tutti quelli che stanno bene.
Ma anche tutti noi sogniamo la vita bella e facile. Allora ci domandiamo: perché dobbiamo guardare male a quelli che sono riusciti nella vita? Perché non dobbiamo rallegrarci di questo?
Cristo, però, lancia queste pesanti parole: “Guai a voi…” Perché? È contrario alla felicità, all’abbondanza nella vita? No! Non è così! Cristo vuole solo che osserviamo delle proporzioni e guardiamo la fine della nostra vita.
Non si può solo accumulare ma anche bisogna saper dividere i beni con quelli che sono nel bisogno. L’uomo non può vivere come un topo, che solo accumula e mangia, perché così si può perdere la prospettiva della vita, che deve andare lontano dalla terra. L’uomo non può – come dice il profeta Isaia – solo nel corpo vedere la propria forza. L’uomo non è il principio e la fine di tutto e neanche di se stesso. È obbligato avere un riguardo a Dio. Non può dimenticare questo. E quando lo dimentica, allora lo minaccia questo terribile “guai” di Gesù.
Ai piangenti, agli affamati, ai poveri Cristo rivolge le parole di consolazione. Non, perché Gli piace la miseria, ma perché loro hanno puntato sui valori che non periranno mai. Si sono affidati a un'altra logica e un'altra sicurezza. Si sono affidati al Signore e non ai beni materiali.
In questa maniera Gesù ci propone un certo cambiamento delle cose, senza negare il valore dei beni materiali. Non possiamo fidarci solo di noi stessi, degli altri uomini, ma soprattutto aver fiducia in Lui, che è il Signore di tutto.
Questo non è facile ma necessario per l’uomo. Penso che tutti dobbiamo riflettere su questo.

XII domenica del tempo ordinario

(Lc 9,18-24)

«Ma voi, chi dite che io sia?».

“Voi chi dite che io sia?”
La risposta che danno gli Apostoli alla domanda di Gesù è l’espressione della loro fede. Perciò Cristo rivela loro più in profondità il suo mistero. Ma questa verità è difficile da comprenderla.
Anche per noi non è facile capire che Cristo doveva soffrire. Questo significa, che anche noi, i Suoi seguaci, non eviteremo la sofferenza. Ma contemporaneamente la fede ci assicura che il nostro Signore vive nella gloria e fin da ora ci permette di partecipare ad essa.
Ogni volta che veniamo alla Santa Messa vogliamo confermare, rafforzare la nostra fede. Perché qui, in modo più profondo sperimentiamo la misteriosa forza divina che non solo trasforma i nostri doni nel Corpo e nel Sangue di Cristo ma con essi trasforma anche i nostri cuori.Preghiamo Gesù perché ci dia la grazia di essere degni di invitarLo nei nostri cuori e nella nostra vita.

XIII domenica del tempo ordinario

(Lc 9,51-62)

«Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro,
è adatto per il regno di Dio».

Ad Eliseo è stato concesso salutare i genitori prima di iniziare la missione di profeta. Invece tutto quelli che sono chiamati da Cristo devono essere pronti a rompere con tutto ciò che li legava fin a quel momento alla vita. Solo a questa condizione possono unirsi pienamente a Dio e amare tutti gli altri con l’amore di Cristo e non con il proprio.
         Nel Battesimo tutti siamo stati chiamati all’unità con Gesù ed alla partecipazione nel Suo Corpo cioè la Chiesa. Ognuno di noi ha il proprio irrepetibile compito in essa. La Parola di Dio di oggi vuole indicarci in modo particolare tutti quelli che il Signore chiama a diventare i Suoi discepoli e compagni. Loro sono tanti ma solo pochi hanno il coraggio di andare dietro questa voce. Allora è necessario che noi preghiamo per loro. E questa preghiera dobbiamo cominciarla non domani o stasera, ma già adesso durante la Santa Messa.

XIV domenica del tempo ordinario

(Lc 10,1-12.17-20)

«È vicino a voi il regno di Dio»

Oggi ancora una volta Cristo ci assicura della vicinanza del Regno di Dio. Il Suo Vangelo, cioè la Buona Novella è qualcosa di più che solo parole. Il Vangelo ci trasmette la vera gioia e la pace. Esige solo una condizione: che noi siamo pronti a riceverlo.
Non ci serve la pace? Non vogliamo la gioia vera che cambierebbe le nostre preoccupazioni e timori? Allora rivolgiamoci al Signore ed apriamo a Lui i nostri cuori perché possa riempirci con l’abbondanza dei Suoi doni.
Solo Lui può trasformare la nostra debolezza con la forza del Suo amore.
Solo Lui può calmare l’angoscia dei nostri cuori con la Sua pace.
Solo Lui può condurci alla gioia eterna nel Regno di Suo Padre.

XV domenica del tempo ordinario

(Lc 10,25-37)

«E chi è mio prossimo?».

Abbiamo appena udito la domanda rivolta al Signore: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?» Questa è spesso anche la nostra domanda. Ma davvero ci importa tanto conoscere la via della vita eterna?
Il più importante precetto della religione cristiana è il comandamento dell’amore – amore di Dio ed amore del prossimo. In questo precetto sono sintetizzati tutti gli altri. E non dobbiamo domandare: «E chi è mio prossimo?» ma da soli dobbiamo essere i “prossimi”, cioè coloro che hanno compassione degli altri.

Questo è il senso della parabola di Cristo.

XVI domenica del tempo ordinario

(Lc 10,38-42)

«Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

I misteriosi incontri con Dio nel tempo dell’Antico Testamento, come per esempio quello di Abramo, si sono approfonditi ancora di più, quando Dio si è fatto uomo nel Cristo Gesù.
Il Vangelo di oggi ci parla dell’accoglienza di Gesù dalle due donne. Ognuna ha fatto questo in modo proprio, ma solo una ha capito che cosa è veramente importante quando ci visita il Signore.
Ogni tanto ci lamentiamo che Dio è inaccessibile per noi. Intanto la Parola di Dio ci indica chiaramente qual è atteggiamento necessario da parte nostra per poter incontrare il Signore. È venuto a visitarci anche oggi, adesso. Basta solo aprire i nostri cuori per accoglierLo.
Solo Lui ci permette di riposare dai nostri lavori ed occupazioni per trovare il tempo per Lui,
Solo Lui riempie la nostra vita con la vera pace.
Solo Lui ci conduce all’incontro con il Padre.

XVII domenica del tempo ordinario

(Lc 11,1-13)

«Io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto».

L’ostinazione di Abramo nel reclamare la salvezza di Sodoma e Gomorra poteva svegliare l’impazienza ed anche lo scandalo. Ci si può rivolgere a Dio in questo modo?
Intanto Cristo che ci ha insegnato a pregare sottolinea le Sue parole con alcuni esempi che ci incoraggiano apertamente fino a molestarLo con le nostre preghiere. Lui stesso ci incoraggia alla perseveranza ed alla fiducia nel rivolgerci a Lui. Pregando con fede sperimentiamo che la nostra vita non rimane la stessa. Perché la preghiera significa aprirsi a Dio, e se solo permettiamo a Lui di agire, i Suoi doni superano le nostre più coraggiose aspettative.
Riflettiamo oggi, per che cosa preghiamo più spesso?
Questo ci avvicina a Dio?
Che cosa dovremmo chiedere per raggiungere la felicità vera e la pace?
Oggi è il giorno opportuno per chiedere il perdono delle nostre mancanze e trascuratezze nella preghiera.

XXI domenica del tempo ordinario

(Lc 13,22-30)

«Signore, sono pochi quelli che si salvano? ».

Cristo è venuto per salvarci. La Sua venuta limitata nel tempo e nello spazio, come ogni vita umana, è stata nello stesso tempo una venuta di Dio, perciò ha trapassato ogni limite comprendendo tutti e tutto. Però quando guardiamo la storia del mondo, il male, allora spontaneamente ci viene la domanda che ha posto a Cristo un tale: “Signore, sono pochi quelli che si salvano?”

Dio desidera che la Sua salvezza comprenda tutti gli uomini. Ma la porta che conduce ad essa è molto stretta. E se anche possiamo essere sicuri che Dio ci ha preparato il posto in paradiso, però dobbiamo conquistarlo con la nostra vita.

Preghiamo oggi il Signore perché ci purifichi da tutto ciò che ci impedisce di incontrarLo.

XXII domenica del tempo ordinario

(Lc 14,1.7-14)

«chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato ».

I nostri incontri con Cristo devono sempre più renderci simili a Lui. Perché quando ci apriamo di fronte al Signore e permettiamo a Lui d’agire nella nostra vita, non possiamo rimanere come eravamo prima.
La Parola di Dio di oggi ci mostra il senso dell’umiltà cristiana. Non tanto volentieri sentiamo parlare dell’umiltà, perché questa, nella nostra convinzione, si collega con il complesso d’inferiorità, con la mancanza di senso pratico e con la debolezza.
Nel Vangelo odierno Cristo vuole darci una lezione riferendosi ad un fatto visto nel proprio ambiente. Però, Cristo non vuole insegnarci come dobbiamo comportarci a tavola. Lui ci esorta soprattutto ad esercitare un’umiltà senza pretese, perché senza di essa non saremo capaci di entrare nel Regno di Dio, regno d’amore con il quale è collegato l’atteggiamento di servizio.
Preghiamo oggi Gesù, che è venuto a servirci e non a essere servito, perché ci faccia capire ed accogliere l’umiltà cristiana.

XXIII domenica del tempo ordinario

(Lc 14,25-33)p

«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre,
la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita,
non può essere mio discepolo. ».

Nella prima lettura abbiamo udito che la fonte dell’amore vero è lo Spirito Santo. Proprio Lui ci fa capaci delle rinunce che sono necessarie nella decisione di seguire Cristo. Perché niente dovrebbe separarci dall’amore di Dio.
L’amore di Dio esige le rinunce. Verranno anche i momenti in cui bisognerà sacrificare tutto, anche quello che sembrava più caro, anche l’amore dei genitori. Chi è capace di avere fiducia in Dio anche nei momenti difficili, chi è capace di buttarsi nell’abisso del Suo amore, questi sperimenterà il miracolo. Perché l’uomo, perdendo tutto, guadagna ancora di più: non solo quello che ha offerto al Signore ma guadagna Dio stesso.
Preghiamo oggi il Signore perché purifichi il nostro amore, perché il nostro prossimo trovi un posto degno nel nostro cuore non davanti a Dio ma in Dio stesso.

XXVI domenica del tempo ordinario

(Lc 16,19-31)

«Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni... ».

La Parola che oggi Dio rivolge a noi, ci ammonisce di non avere troppa fiducia nei beni terreni, temporanei. Naturalmente, questi sono importanti, perché dall’uso di essi dipende la nostra eternità. Però questi beni non possono essere il nostro scopo ma solamente il mezzo che porta allo scopo, e questo è la vita eterna, la vita in Dio.
In ogni santa Messa ci è dato il cibo per la vita eterna, cioè Cristo Gesù nella Sua Parola e nell’Eucaristia. Senza questo cibo ci fermeremmo lungo la strada.
Riflettiamo un momento, siamo pronti ad incontrarLo oggi, e se no, preghiamoLo perché ci faccia degni di quest’incontro.

XXVII domenica del tempo ordinario

(Lc 17,5-10)

«Se aveste fede! ».

L’incontro con Cristo esige da noi la fede. Perché in un primo momento non vediamo e non sappiamo con che cosa viene il Signore a noi, e solo quando abbiamo creduto, ricevendo la Sua Parola ed il Suo Corpo, il Suo agire comincia a manifestarsi nella nostra vita. Ma anche quando vediamo i frutti dell’opera di Dio, quando sperimentiamo i doni divini, non scorgiamo lo Lui stesso, il Donatore e la Fonte di ogni dono, però la nostra fede si rafforza e riconoscendo il Signore nelle Sue opere ci prepariamo a riconoscerLo pienamente nell’ora della nostra morte.
La Parola di Dio oggi vuole ravvivare la nostra fede e dimostrare il suo dinamismo. Il dono che abbiamo ricevuto nel battesimo dobbiamo sempre svilupparlo, arricchirlo. Ma dobbiamo anche essere umili nella nostra fede, perché essa non è merito nostro ma dono ricevuto gratuitamente.
Oggi, adesso, ci uniamo alla preghiera, che gli Apostoli hanno rivolto a Cristo: “Signore, aumenta la nostra fede!”

XXVIII domenica del tempo ordinario

(Lc 17,11-19)

«Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio,
all’infuori di questo straniero? ».

Sia la prima lettura che il Vangelo di oggi raccontano la guarigione miracolosa. Ma al centro dell’attenzione non sta il fatto della guarigione del corpo ma l’atteggiamento interiore del guarito. Più importante del miracolo è il ricevere il dono di Dio che provoca la gratitudine e conduca alla fede.
La Santa Messa è chiamata anche Eucaristia. Questa parola che deriva dal greco significa “rendimento di grazie”. Ci uniamo all’offerta di Cristo, rendiamo grazie a Dio per la Sua opera di salvezza, perché ci arricchisce con la Sua vita. Impariamo anche a riconoscere tante altre ragioni per le quali la nostra vita deve essere riempita con lo spirito di gratitudine.
Oggi, celebrando l’Eucaristia, chiediamo anche il perdono per la mancanza di gratitudine verso Dio e verso tutti i nostri benefattori.

XXIX domenica del tempo ordinario

(Lc 18,1-8)

Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui.

La Parola di Dio ci ha dimostrato l’efficacia della preghiera perseverante di Mosé e quello che su questo tema ha detto Cristo Gesù. Cristo ancora una volta ci chiama alla tenacia nelle nostre preghiere. Ciò non significa che Dio cambi la Sua volontà per le nostre suppliche e ci dia qualcosa che prima non voleva concederci. No, piuttosto, che noi cambiamo il nostro modo di pensare, che attraverso i nostri incontri con Signore nella preghiera cominciamo ad assomigliarGli entrando nei suoi desideri facendoli nostri.
La preghiera vera, fiduciosa e perseverante è capace di cambiare la nostra vita e darci tanto di più di ciò che aspettavamo prima.
Oggi partecipando al sacrificio del nostro Signore, che ci ha insegnato la più bella preghiera, confessiamo che crediamo poco nell’efficacia della nostra preghiera e chiediamo la grazia della perseveranza nel dialogo con Dio.

XXX domenica del tempo ordinario

(Lc 18,9-14)

“O Dio, abbi pietà di me peccatore”

La giustizia di Dio supera tutti i concetti umani. Sia nella prima lettura che nel Vangelo il Signore Dio ci assicura che non ha preferenza di persone. Questo significa che tutti gli uomini, agli occhi di Dio, sono uguali e tutti sperimentano l’amore divino nella stessa misura?
Tutto il Vangelo ci fa notare che l’amore rivelato in Cristo si apre in modo particolare verso gli uomini poveri, opressi e afflitti. Proprio a loro appartiene il Regno di Dio, proprio loro, che secondo i concetti umani sono gli ultimi, davanti a Dio diventano i primi.
Il comportamento generoso di Dio scandalizza tutti quelli che si considerano giusti ed invidiano i peccatori per l’amore dimostrato a loro.
Ma tutti noi non siamo peccatori? Tutti noi abbiamo vissuto l’esperienza del peccato e tutti noi possiamo sperimentare l’amore di Cristo che tutto perdona, Ma tutto ciò dipende da noi stessi,.Se sapremo essere umili come il pubblicano e riconosceremo le nostre debolezze ed i peccati, ritorneremo a casa giustificati.

XXXI domenica del tempo ordinario

(Lc 19,1-10)

“Il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”

Quando si parla di Gesù si pensa subito ai miracoli, alle guarigioni di ciechi, storpi, muti… ma anche l’incontro con Zaccheo è un miracolo, eccome!
È un grande egoista questo Zaccheo, uno dei tanti che pensano solo ad arricchirsi sulla pelle degli altri, gente senza scrupoli, dal cuore indurito. In pochi istanti si è trasformato in un uomo generoso e leale: che cambiamento! C’è chi dice che a una certa età non si cambia più. Zaccheo dimostra il contrario. Nulla è impossibile a Dio!
Gesù ci assicura oggi che “è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”. E noi spesso non ci sentiamo perduti? Non esistono nella nostra vita e nel nostro intimo i posti oscuri dove non vogliamo far entrare Dio?
Allora oggi apriamoci ed accogliere il Signore che desidera venire a trovarci, e confessiamo che abbiamo necessità del Suo amore.

XXXII domenica del tempo ordinario

(Lc 20,27-38)

“Dio non è dei morti, ma dei viventi”

Oggi siamo invitati dalla Parola di Dio ad approfondire la nostra fede nella risurrezione dei morti. È una delle verità fondamentali. La proclamiamo anche nel Credo con le parole: “E aspetto la risurrezione dei morti”.
I sadducei citati nel Vangelo erano più un partito politico che un gruppo religioso. Negavano la risurrezione, l’immortalità, il premio o il castigo nella vita futura. Ce ne sono pure oggi dei sadducei, anche se non si chiamano così! Molti partiti politici affermano a parole di rispettare la religione ma poi negano tutto quello che è fondamentale per essa. E poi, se Dio non esiste, l’anima neppure, tutto finisce qui, tutto è materia e bisogna combattere la religione come una falsità. Il che avviene dove certi partiti hanno il potere.
Ma noi in ogni Santa Messa professiamo la Risurrezione di Gesù Cristo, aspettiamo la Sua venuta nella gloria e al Suo ritorno Egli farà risorgere anche noi. La nuova realtà, iniziata in noi nel battesimo, si rivelerà in tutta la sua pienezza. Perché “Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti viviamo per lui”.

XXXIII domenica del tempo ordinario

(Lc 21,5-19)

“Dio non è dei morti, ma dei viventi”

Benché il tema principale delle letture liturgiche di oggi sia la fine del mondo, io vorrei sottolineare le ultime parole del Vangelo che parlano della testimonianza data a Cristo dai fedeli.
Quando e come un cristiano deve rendere testimonianza a Gesù? Il Vangelo parla della testimonianza data con le parole nelle situazioni difficili, nelle situazioni in cui professare Cristo e il Suo Vangelo costa tanto… anche la vita. Perciò la più grande testimonianza è il martirio. Un testimone così è stato Santo Stefano, poi gli Apostoli e negli ultimi tempi i sacerdoti missionari in Africa e in Asia.
Nella situazione difficile la fede è provata come l’oro nel fuoco, e in una situazione come questa tacere sarebbe il tradimento di Cristo.
“Avrete allora occasione di dare testimonianza.”
Rendere testimonianza a Cristo nel mondo di oggi non è facile. Però per essere capaci di compiere questo dovere riceviamo in ogni Santa Messa la sapienza e la forza di Dio. La sapienza della Parola divina e la forza dell’Eucaristia. Riceviamo anche l’esempio dei fratelli – in modo particolare dei martiri – e la loro intercessione.
Preghiamo oggi il Signore per la forza ed il coraggio nel professare la nostra fede.

XXXIV domenica del tempo ordinario - Domenica di Cristo Re dell'Universo

(Lc 23,35-43)

“Costui è il re dei Giudei”

La domenica odierna, l’ultima domenica dell’anno liturgico – è la festa di Cristo Re dell’Universo. Finendo un’altra tappa del nostro cammino, rivolgiamo lo sguardo alla sua meta cioè Cristo stesso. A Lui appartiene tutto il potere sulla terra e nel cielo. A Lui tutto tende ed in Lui tutto trova il proprio senso e la pienezza.
Cristo per tutto il tempo della sua vita terrena ha evitato i titoli di “re” e di “messia”. Sapeva bene che i suoi contemporanei, non solo gli avversari, concepivano questo in senso umano. Lo concepivano solo come titolo di potere e prosperità terrena. E quando, durante la Passione, Cristo finalmente permette di chiamarLo Re, questo suona come un’ironia, come una beffa. Ma sullo sfondo delle voci degli Ebrei che Lo scherniscono c’è la confessione che permette al Buon Ladrone la partecipazione al Regno di Cristo.
Il potere di Gesù si è rivelato nella Sua Risurrezione e lo sperimentano tutti quelli che hanno creduto. La Parola odierna di Dio ci avvicina a questo grande mistero della nostra fede. Affidiamoci al nostro Signore per sperimentare il Suo amore non solo nel Regno dei cieli ma già qui sulla terra.

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