Le riflessioni delle domeniche dell'Avvento dell'anno liturgico "C"
(Anno civile 2012)

Indice:

I Domenica di Avvento
II Domenica di Avvento
III Domenica di Avvento
IV Domenica di Avvento

 

I Domenica di Avvento
Anno C

(Lc 21,25-28.34-36)

«La vostra liberazione è vicina»

19 maggio 1996 un grandissimo meteorite è passato appena a 450 mila chilometri dalla terra. Quando è stato avvistato era troppo tardi per reagire allora le autorità non hanno avvisato la popolazione della possibilità di catastrofe. Ma da quel momento ci sono i gruppi di scienziati che osservano e studiano questi fenomeni per poter deviare le traiettorie di questi corpi celesti.
Gesù ci insegna che non si può prevedere la fine del mondo, ma che questa sarà preceduta con diversi segni sul solo, sulla luna e sul mare. Gli uomini dei quali cuori “si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita” possono non notare questi segni. Grazie alla riflessione e alla preghiera l’uomo può prepararsi bene ed evitare le brutte sorprese.
Nigel Kennedy – uno dei più grandi violinisti – conosciuto dal suo liberale e scherzoso stile di vita, ha sorpreso una volta gli ascoltatori dicendo seriamente: “Se non si può prevedere che cosa può succedere domani, allora io suono sempre, come se fosse l’ultimo mio concerto”.

II Domenica di Avvento
Anno C

(Lc 3,1-6)

«Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!»

Uno dei sacerdoti polacchi ha detto che i giovani che vengono a trovarlo parlano a voce troppo alta. Lui pensa che succede questo, perché loro sono nati con la radio o la televisione accesa. Al posto del battito di cuore della madre sentivano i suono della chitarra o della batteria. Dopo crescendo dovevano urlare per farsi sentire tra le casse della musica rock. Per tutta la loro vita dovevano gareggiare con gli altoparlanti!
Giovanni Battista annunciando il battesimo della conversione preparava gli uomini all’accoglienza dell’insegnamento di Gesù. Ma penso, che la sua attività non era tanto efficace, perché l’Evangelista dice che questo era “una voce nel deserto”. Questo termine significa che la chiamata, appello riguardante le cose molto importanti, non è sentito o non ascoltato, rimane senza eco!
Nella nostra vita quotidiana spesso il rumore, l’affanno, la fretta, non ci permettono di udire quello che è importante. In questo tempo di Avvento proviamo a trovare un po’ di silenzio (almeno interiore) per poter udire le parole di Giovanni e di Gesù!

III Domenica di Avvento
Anno C

(Lc 3,10-18)

«E noi che cosa dobbiamo fare?»

Nel romanzo di Henryk Sienkiewicz, uno dei protagonisti, Michal Wolodyjowski insieme con un amico, in modo solenne promettono a Dio che anche se devono morire, non faranno entrare il nemico in castello. Quando l’esercito deve abbandonare il forte, Wolodyjowski  e Ketling, anche se possono salvare la propria vita, fedeli al giuramento, fanno saltare il castello e entrambi muoiono.
Prima di essere battezzati gli uomini domandano Giovanni che cosa devono fare? Il Battista non esige le cose straordinarie. Richiama le semplici regole della vita morale. A quelli che hanno tanto consiglia di aiutare i più poveri, gli ufficiali pubblici ammonisce di non alzare le tasse, dai soldati richiede di non fare oppressione a nessuno.
La vita quotidiana, religiosa, non consiste nel fare grandi promesse a Dio, nella estrema ascesi o nella contemplazione. Prima bisogna guardare le cose basilari della vita quotidiana. Non siamo falsi? Gestiamo bene i nostri beni materiali? Rispettiamo gli altri? Non sfruttiamo quelli che dipendono da noi?

IV Domenica di Avvento
Anno C

(Lc 1,39-45)

«A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?»

Lo stesso saluto di Maria doveva essere sublime, esaltante e pieno di forza, perché la sua voce a fatto sussultare il bambino nel seno di Elisabetta. Però la vera gioia non si può esprimere con le parole. Elisabetta ha conosciuto la gioia dell’attesa di Maria in modo misterioso. Possiamo pensare che grazie alla vera – perché divina – gioia, della quale Maria era ricolma.
Il peccato principale e la base di tutti i peccati è la “pigrizia spirituale” e la “pesantezza dello spirito”! Questo fa si, che l’uomo non desidera il bene, né felicità, né la gioia. Al posto del bene gli bastano i momenti di piacere. Al posto della felicità un po’ di divertimento. Si circonda delle risate che sono solo surrogato della gioia.
Maria insegnaci la vera gioia, aiutaci ad essere davvero felici!

 

 

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