Domeniche di Quaresima
Anno Liturgico B

Indice:

I Domenica di Quaresima
II Domenica di Quaresima
III Domenica di Quaresima
IV Domenica di Quaresima
V Domenica di Quaresima
Domenica delle Palme

I Domenica di Quaresima

Mc 1,12-15

"Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino"

Dopo il battesimo nel Giordano, lo Spirito Santo manda Gesù nel deserto, nel paese di pericoli e d'insicurezze, ciò sottolinea San Marco Evangelista, quando parla di animali selvatici e di tentazione fatta da satana. Questa situazione richiedeva da parte di Gesù la totale fiducia nel Dio. Solamente appoggiato sul Dio poteva sconfiggere tutte queste difficoltà. I quaranta giorni nel deserto erano le preparazioni spirituali di Cristo alla lotta con le difficoltà, con le quali doveva incontrarsi nel tempo della sua opera pubblica.

La permanenza di Gesù nel deserto, la Sua preghiera, il digiuno ed i pericoli, sono per noi una chiara indicazione, come dobbiamo comportarci, quando ci apprestiamo alla lotta con il male. Durante il combattimento possiamo incontrare diverse difficoltà, sia da parte della nostra umana fragilità sia dal mondo circostante. Perciò dobbiamo essere ben preparati a questa sfida.

Il nocciolo di questi preparativi dovrebbe essere l’approfondimento della nostra unione con Dio, ma anche conoscere il mondo dove dobbiamo testimoniare il Signore. Ed il mondo di oggi non è tanto favorevole alla fede.

Perciò oggi, nella prima domenica di Quaresima, tempo di conversione e di miglioramento della mia vita penserò, mediterò, come devo prepararmi per superare le difficoltà che incontro.

II Domenica di Quaresima

Mc 9,2-10

"Questi è il Figlio mio prediletto; 
ascoltatelo!"

Domenica scorsa la Chiesa ci ha condotto nella solitudine del deserto, quasi per prepararci alla dura lotta con la debolezza e con il peccato. Oggi partecipiamo alla gloria della Trasfigurazione sul monte Tabor. Sembrerebbe che questi due episodi della vita di Gesù siano tanto differenti; il primo era l’oscurità, quello di oggi è pieno di luce e di straordinario. Nel momento della trasfigurazione, soprattutto quando hanno udito la voce del Padre, gli Apostoli erano tanto felici e nello stesso tempo spaventati, come se tutto quello che avevano visto superasse la loro possibilità di comprendere.

Per noi è importante la domanda: perché Cristo ha fatto vedere agli Apostoli scelti da sé, un altro, divino, aspetto della sua natura? L’intenzione sembra molto chiara ed evidente.

Cristo già sta per finire la sua opera pubblica. Sa, che i Suoi ultimi giorni saranno molto drammatici. Sa, quale terribile morte Gli stanno preparando. Per questo fa vedere a Pietro, Giacomo e Giovanni qualcosa della Sua Divina realtà. Sta facendo questo, perché nell’ora della prova più pesante per loro, quando guarderanno la Sua morte, non dùbitino, non si abbattano. In questa maniera Cristo li ha assicurati, per facilitare la sopravvivenza. Sappiamo, che malgrado ciò, i tre scelti come gli altri, hanno vissuto momenti drammatici durante la passione di Cristo.

Due conclusioni vengono dal Vangelo di oggi. La prima, è questa, che Dio si preoccupa tanto per l’uomo, e la seconda, che l’uomo è tanto debole e da solo non può fare tanto. Per questo deve sempre cercare la protezione e l’aiuto di Dio.

Alla fine della nostra riflessione, nella luce del Vangelo odierno mi domando:

III Domenica di Quaresima

Gv 2,13-25

"Lo zelo per la tua casa mi divora"

Alcuni sentendo il Vangelo di oggi ogni tanto dicono, che se Gesù si presentasse oggi nelle nostre chiese, si arrabbierebbe vedendo l’avidità di alcuni che operano nelle chiese o nelle loro vicinanze. E penso che hanno ragione, perché non sempre tutto questo è legato con “lo zelo per la casa di Dio”.

Però, per dire la verità, nella Chiesa non si vende e non si compra niente. Là tutto è gratis. Dio ci perdona gratuitamente, gratuitamente ci da ogni grazia. In più, il Figlio di Dio si offre a tutti senza chiedere niente in cambio. Desidera solo di accoglierLo per farci felici e più facilmente superare ogni ostacolo della vita. Naturalmente, i fedeli debbono ricordare, che sono obbligati a mantenere la propria chiesa e i sacerdoti.

La scena di Gesù che scaccia i mercanti dal tempio vuol dirci, che nella vita religiosa ci saranno i cambiamenti radicali. Ci sarà una sorta di rivoluzione. Cambierà il modo di adorare Dio. Finiranno i sacrifici dei buoi e delle pecore, con i quali commerciavano nel tempio e entrerà il Suo sacrificio. Ci sarà un altro modo di adorare Dio. Ma di questo gli Apostoli si ricorderanno solo dopo la risurrezione.

Questa scena evangelica oggi ci invita di rivedere la nostra religiosità. Non c’è niente in essa del formalismo del Vecchio Testamento? Non diciamo ogni tanto: frequento la santa Messa domenicale, una volta ogni tanto mi confesso e mi accosto alla Comunione – allora sono in regola! Ma davvero sono a posto? Se il nostro cristianesimo consiste solo in questo, allora non siamo a posto. La vita cristiana dovrebbe essere basata sul comandamento d’amore e sull’imitazione di Gesù. Ma sempre è così?

IV Domenica di Quaresima

Gv 3,14-21

"bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, 
perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna"

Quando gli Israeliti morivano nel deserto dopo essere morsi dai serpenti velenosi, Mosè ha ordinato di fare un’immagine del serpente di rame e di appenderla su un palo. Dopo ha proclamato alla gente, che “chiunque dopo essere stato morso, lo guarderà resterà in vita”.

Il serpente di rame era la figura di Cristo, il quale appeso sulla croce doveva morire per gli uomini.

Il Vangelo di oggi ci dice chiaramente, che come il serpente di rame ha salvato dalla morte del corpo, così Cristo crocifisso salva dalla morte eterna. Però c’è una condizione - bisogna guardarlo, cioè bisogna credere a Lui. In altre parole, il rifiuto dello sguardo sul serpente di rame nel deserto significava morire, e nello stesso modo il rifiuto della fede in Cristo significa la rinuncia della vita eterna.

L’uomo è debole e peccatore, e lasciato a se stesso non riesce a superare neanche le piccole difficoltà e immaginiamo quelle che riguardano la vita eterna.

Il popolo eletto, senza l'aiuto di Dio, mai sarebbe tornato dalla schiavitù d’Egitto. L’uomo lasciato a se stesso sempre andrà nella direzione sbagliata. Basta ricordare gli artefici dei campi di sterminio, degli stati senza Dio, delle società senza la morale ancorata nella fede. Se qualcuno non riconosce Cristo crocifisso e risorto, perde la possibilità della salvezza.

Gesù è venuto nel mondo perché l’uomo potesse evitare la morte fino alla fine, perché la morte non conducesse a nullità, ma fosse un passaggio ad un'altra forma di vita. Su sé stesso ha fatto vedere che esiste la vita oltre la morte. In questa prospettiva l’opera di Gesù è come il compimento dell’opera della creazione. Quest’opera per l’uomo ha raggiunto le dimensioni dell’eternità e come scrive S. Giovanni la pienezza della felicità.

Al termine di questa breve riflessione mi domando: 

V Domenica di Quaresima

Gv 12,20-33

"É giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo"

Si avvicina il tempo della morte di Cristo. Gli ultimi dialoghi, gli ultimi discorsi, le ultime spiegazioni. Gli ultimi incoraggiamenti e avvertimenti.

Cristo parla di gloria e sa che per Lui questo significa la morte. Però non ne parla direttamente, ma è pieno di preoccupazioni e anche di paura.

Il chicco di grano - diceva - solo quando muore, porta frutto. Chi in questo mondo ama la propria vita in modo sbagliato - perderà l’eternità. E al contrario: chi mette sotto la vita temporanea a quell'eterna, l’avrà dopo la morte. Chi vuole servirmi, venga dietro a me. Chi viene dietro a me - spiega Cristo - e mi servirà, questi sarà glorificato dal Padre mio.

Cristo, pieno di paura, chiede a Dio, che quest’ora non venga. E nel Suo dissidio dice: «Padre, glorifica il tuo nome». Ed allora tutti radunati hanno udito la voce del Padre: «L’ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!». Dopo, sembra che con rassegnazione, Gesù ha detto: Questa voce non era per me, ma per voi. Ed ha aggiunto: si avvicina la fine del principe di questo mondo. Io sarò rialzato ed allora attirerò tutti a me. Ha parlato della sua morte ma i radunati non erano coscienti di ciò. Hanno visto solo la Sua inquietudine.

Cristo in quegli ultimi giorni prima di morire, ci è stato tanto vicino. Ha vissuto come noi, ha sofferto come noi ed è morto come noi. Solo l’opera, che ha compiuto supera la nostra misura.

Lui ha amato bene, fino alla fine. Non ha perso nessuno. Ha redento tutti.

Ed io:

Domenica delle Palme

 

Nella Domenica delle Palme di solito non si fa la predica, perché il racconto della Passione si spiega da sé. Però, è permessa una breve riflessione sulla liturgia, perciò anche noi ci soffermiamo un momento.

La liturgia della domenica odierna ha due motivi essenziali: il primo - questo è l'entusiasmo della folla che saluta Cristo con le grida “Osanna”; il secondo - molto drammatico è legato proprio con la Passione che appena abbiamo letta.

Nella liturgia della Domenica delle Palme è contenuto il pensiero di come l’uomo è variabile. Eppure gli stessi uomini hanno gridato “Osanna” e “Crocifiggilo!”. E qui sorge una domanda: L’uomo può errare fino a questo punto? Così presto si può passare dall’ammirazione all’odio? Si può così facilmente dimenticare il bene ricevuto? Eppure tra quelli che gridavano “Crocifiggilo!”c' erano anche quelli che hanno mangiato il pane moltiplicato da Gesù. Forse erano anche sanati da Lui. Nell’uomo possono succedere queste cose?

Forse qualcuno di voi dice nel suo intimo: “non fare queste domande”. L’uomo è una strana creatura, soprattutto nei momenti, quando perde il legame con Dio, quando convince se stesso che non può fare diversamente, quando stordisce la propria coscienza. Allora non esiste delitto che in non sia grado di fare, non c’è bugia che non inventi.

Due parole, che nella liturgia di oggi sono state messe accanto: “Osanna” e “Crocifiggilo!”, siano per noi un ammonimento a non cedere alla filosofia del peccato.

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