Domeniche del Tempo Ordinario
Anno Liturgico B - 2015

Domenica Battesimo del Signore
II Domenica Ordinaria
III Domenica Ordinaria
IV Domenica Ordinaria
V Domenica Ordinaria
VI Domenica Ordinaria
Santissima Trinità
Corpus Domini
XI Domenica Ordinaria
XII Domenica Ordinaria
XXVIII Domenica Ordinaria
XXIX Domenica Ordinaria
XXX Domenica Ordinaria
Solennità di Tutti i Santi
Commemorazione dei Fedeli Defunti
XXXII Domenica Ordinaria
XXXIII Domenica Ordinaria
Cristo Re

Domenica del Battesimo del Signore
Anno B

(Mc 1,7-11)

"Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento"

Il Vangelo di oggi, raccontando il Battesimo del Signore, descrive tre fatti importanti per noi.
Il primo è la presentazione di Gesù fatta da Giovanni Battista che Gesù è più importante di lui e che battezzerà con lo Spirito Santo. Il secondo,  è la rivelazione di Dio nella Santissima Trinità e le indimenticabili parole: "Tu sei il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto". Il terzo fatto,  è l'apparizione della colomba sopra Gesù, simbolo dello Spirito Santo. Quindi abbiamo tre Persone: la voce del Padre dal cielo, la potenza dello Spirito Santo e Cristo Gesù che accoglie il battesimo di Giovanni.
Subito ci poniamo una domanda: perché Gesù volle essere battezzato? Da Giovanni Battista si recavano i peccatori che venivano purificati dai peccati con le acque del battesimo. Perché allora Gesù fu battezzato quando era libero da ogni peccato? Ma davvero era libero dai peccati?
Lui, consapevolmente e volontariamente, ha preso su di sé i peccati di tutte le persone che hanno vissuto e vivranno sulla terra. Per questo  Gesù è diventato il più grande peccatore. Solo accogliendo le nostre colpe poteva diventare il nostro Redentore, il Salvatore.
È passato un po' di tempo da quando i nostri genitori ci hanno portato in chiesa per ottenere il primo dei sacramenti, l'inizio di una grande avventura di vita con Dio. Nel mistero del battesimo Dio Trino ed Unico ha fatto di noi i suoi figli. Con questo sacramento ogni battezzato ha ricevuto anche una chiamata alla santità che deve attualizzare, conquistare in ogni giorno della sua vita.
Il Battesimo porta l'uomo e la sua vita in un'altra dimensione - in una realtà spirituale. Così l'uomo battezzato, anche se soggetto della sofferenza, delle difficoltà, e dei problemi che lo affliggono,  come tutti gli altri deve morire, ma la sua vita acquista un significato diverso. La sua sofferenza è il complemento della salvifica sofferenza di Gesù. Ogni difficoltà è l'occasione per chiedere l'aiuto di Dio e completare l’affidamento alla Sua volontà. La morte è solo la transizione verso un’eternità felice.
L’obbligo primario di ogni battezzato è quello di accettare questa nuova situazione e questo è solo una questione di fede.
La guida e il modello è lo stesso Cristo Gesù che fu battezzato da Giovanni. Anche se al momento del battesimo scese su di lui lo Spirito Santo, anche se è stato chiamato Figlio prediletto, dopo ha portato la croce della nostra salvezza.
Oggi dobbiamo domandarci: che cosa vuol dire che io sono un uomo battezzato? Quali sono i frutti del battesimo nel mio pensiero, nel mio agire, nella vita familiare, nel mio lavoro? Ricordo che nel battesimo ho ricevuto la chiamata alla santità?  

II Domenica del Tempo Ordinario
Anno B

(Gv 1,35-42)

Videro dove dimorava e rimasero con lui

Iniziamo la Settimana della Preghiera per l'Unità dei Cristiani. Cristo Gesù chiama ciascuno di noi per nome a seguirlo. Ci chiama anche come una comunità unita nel suo nome, la comunità dei cristiani – per dare al mondo la testimonianza di unità e di amore. Preghiamo affinché tutta l’umanità diventi un solo gregge e un solo pastore.
Su una delle cartoline di Natale che ho ricevuto, ho letto queste parole: “Solo l'amore unisce perfettamente”. E ho pensato che in effetti quelli che amano, scelgono la strada migliore, unica del mondo. Invano costruiscono la casa, quelli che lo fanno senza Dio. Non ci sarà l’Europa unita, il mondo unito, unito cristianesimo senza amore, senza Dio.
Viviamo nell’epoca che vuole trasformare l’uomo in una macchina, in un oggetto, che vuole gli uomini numerati e senza nome, che ha dato a tutti diversi tipi di numeri e di codici e fa credere nel potere della memoria del computer. È  un'epoca di denazionalizzazione, di masse, delle folle, dell’unificazione.
Come semplice e chiaro in questo contesto suona la domanda dei discepoli evangelici rivolta a Gesù: “... dove abiti ... Venite a vedere?” - arriva la risposta. Il Figlio dell'uomo non aveva dove poggiare la testa, era sempre in cammino, ma i discepoli hanno trovato in lui la pace, la sicurezza e l'amore. Hanno trovato in lui la "casa". Lo hanno seguito e hanno scoperto che “passò beneficando e risanando tutti” (At 10,38). Hanno visto i segni che finora nessuno mai ha fatto, hanno visto la pesca miracolosa, la moltiplicazione dei pani, le guarigioni e risurrezioni, hanno visto come gli spiriti maligni fuggivano davanti a Lui. Erano in Cana di Galilea e sul Monte Tabor. Hanno toccato la tomba vuota. Ma già all'inizio hanno sentito tutto quello che doveva succedere per il mondo e per loro personalmente: «Abbiamo trovato il Messia».
Domanda dei discepoli: «maestro dove dimori?» non è una domanda dell’indirizzo di una casa. Non sono solo le pareti, le muri, le finestre o i mobili. Si tratta dello spazio in cui l'uomo incontra l'uomo, dove l'uomo si relaziona con un altro in un modo così forte che diventano un solo cuore e un'anima... Si tratta di uno spazio in cui nasce la nuova vita.
Per vivere, crescere ed essere se stesso, l'uomo ha bisogno di ethos. La parola greca “ethos” ha molti significati. Tra le altre cose, mostra il luogo in cui la pianta può svilupparsi liberamente, a vivere, a dare i suoi frutti. Anche una tana sicura di un animale selvatico ha il suo ethos. Ethos può significare è l’"ambiente", la "casa", il campo di vita di ogni creatura. La domanda dei primi discepoli nel Vangelo di oggi: "... dove abiti" porta alla mente la prima domanda che Dio pone all'uomo dopo il peccato originale, (Gen. 3,9) “Adamo, dove sei?”. Questo è il primo e il più tragico scisma. La perdita dell’ethos, dell’ambiente, della casa. Adam si è allontanato da Dio. Ha cessato di "vivere" nel suo ambiente. Si è perso. Quando i discepoli hanno chiesto: "Maestro, dove abiti?" Gesù risponde: «Venite e vedrete». E poi il Vangelo dice: "Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui". E noi sappiamo che sono rimasti con Lui per sempre perché sono stati chiamati ed eletti.
Proviamo a rispondere onestamente alla domanda posta da Gesù nel Vangelo di oggi: «Che cosa cercate?». L’immortalità? La pace? Le sensazioni? La ricchezza? L'amore? Che cosa cerca l’umanità contemporanea, l'uomo moderno, la mia famiglia, la mia parrocchia? È alla ricerca di ciò che è veramente la più durevole e affidabile? Possiamo dire con il Salmista:
“Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.”?
È Gesù - il Cristo è la risposta. Egli è il “Luogo” dove Dio ha parlato e si è rivelato pienamente all'uomo. Egli è la pienezza della verità e dell'amore. Egli è Via al Padre.
“Abbiamo trovato il Messia” - ha testimoniato con convinzione Andrea al suo fratello Simone, e lo condusse da Gesù. E noi con il nostro atteggiamento, con le nostre azioni, con le parole proclamiamo al mondo che abbiamo trovato Cristo Gesù? Abbiamo il dovere di portare a Cristo. Dobbiamo mostrare a coloro che ci circondano che Cristo è la "Casa", che Egli è la Via, la Verità e la Vita.  

III Domenica del Tempo Ordinario
Anno B

(Mc 1,14-20)

«Convertitevi e credete al Vangelo»

Oggi, spesso, tanti ripetono: "Le parole istruiscono, l’esempio attira"; "Il mondo non ha bisogno di maestri, ma di testimoni". Queste affermazioni contengono una parte di verità, soprattutto perché c'è stata una svalutazione della parola e molti oratori si sono rivelati ingannatori e bugiardi. È possibile, tuttavia, temere che le dichiarazioni di cui sopra, anche se carichi di verità, sono una bella e comoda scusa per la mancanza di atteggiamenti profetici, per la mancanza di una testimonianza cristiana al mondo. Un cristiano statistico non vuole sforzarsi per condividere la Buona Novella con gli altri, per predicare e ammonire nel suo nome. Spesso anche in semplici conversazioni il religioso tradisce la sua goffaggine. Quindi preferisce  evitarli o condurli con un occhiolino o un sorriso giocoso.
Richiamare la necessità di esempio e di testimonianza può essere un discreto coperchio del fallimento nel campo della parola. A sua volta l’esempio non può soddisfare la mancanza della parole.
Da tanto tempo dai media non ho sentito nessuno  sottolineare la necessità di dare il buon esempio. Forse perché oggi abbiamo paura di fare uno sforzo personale per imitare i personaggi eccellenti. Per questo hanno coniato un altra affermazione che i buoni esempi si possono ammirare, ma non necessariamente seguire. L’ammirazione in realtà non costa nulla, l'imitazione può costare molto. Di fronte a tali costi quindi è più facile  tornare ad  una bella chiacchierata.
La realtà è che il mondo ha necessità uniforme della parola e della testimonianza. La Rivelazione, la Sacra Scrittura soddisfa questa necessità perché è piena della Parola e della Vita.
Cristo Gesù sa che tutto il mondo e ogni uomo ha bisogno, nello stesso tempo, di istruzione della parola e chiaro esempio della vita. I suoi ascoltatori e osservatori hanno affermato che finora nessuno non ha parlato come Lui. Nessuno ha fatto le opere come Lui, fino a perdonare i peccati e, anche fino alla risurrezione. Cristo Signore ha usato le parola e le opere per salvare il mondo. Così anche scegliendo gli Apostoli ha ordinato loro di predicare e di testimoniare.
Tutti i battezzati sono quelli che il Signore sceglie e invia. Inviato non solo per la parola, ma neanche solo per un attivismo. Quello che ha mandato ad insegnare, manda anche a operare, seminare e raccogliere. I genitori e gli educatori sanno che l'educazione e un insieme di insegnare e di mostrare!
Non possiamo giustificare la mancanza delle parole con la domanda di azioni o la mancanza di azioni  con le chiacchere. Solo una profonda sintesi tra parola e azione risponde pienamente alla chiamata di Gesù: “Convertitevi”!  

IV Domenica del Tempo Ordinario
Anno B

(Mc 1,21-28)

Insegnava loro come uno che ha autorità

Quale dei comandamenti di Dio è più trasgredito?
Il regista americano del film “I dieci comandamenti” Cecil De Mille ha risposto a questa domanda: “Il primo: Non avrai altro Dio fuori di me”.
Sembra che lui avesse ragione, perché forse non ci inchiniamo davanti agli idoli fatti del metallo fuso come facevano gli antichi, ma ci inchiniamo o ci prostriamo davanti agli idoli come il denaro, la fama, il potere, il piacere, il culto del corpo…
Servire falsi dèi, gli idoli, è una sorta di possessione di uno spirito maligno sulle persone. E  questo sta realmente accadendo, lo testimoniano non solo i films o i libri, ma anche una crescente domanda di esorcisti. Grazie a ascesi, alla preghiera e alla profonda unione spirituale con Cristo,  la gente viene liberata dal potere e dalle catene del diavolo
Da secoli siamo condannati agli attacchi dello spirito maligno. La scelta tra l'uno e l'altro regno, tra Satana e Dio, tra il bene e il male. Come figli del primo Adamo portiamo in natura lo stigma del male e del peccato, in contrasto con la missione del secondo Adamo - Cristo, che ci porta al regno di Dio, alla felicità e alla salvezza. Da qui il costante conflitto e il lamento di Ovidio: “Vedo le cose migliori e le applaudo, ma scelgo il peggio”. E San Paolo esprime questo strappo spirituale con le parole: "Io non faccio il bene che voglio, ma faccio il male che non voglio" (Rm 7,19).
L’uomo posseduto da uno spirito maligno, del quale racconta il Vangelo di oggi, non poteva da solo liberarsi di lui. Lo stesso Signore Gesù l’ha liberato dal potere del diavolo. Guarendo l’uomo posseduto, Cristo conferma la sua divinità. Mostra che Dio ha il potere non solo sul mondo materiale, ma anche sul mondo degli spiriti maligni.
Un grande errore, che molti commettono oggi, non è solo ignorare l'esistenza di uno spirito maligno, ma anche pensare ingenuamente che, se le forze oscure sono in questo mondo, si riveleranno solo negli altri, ma mai in noi stessi. Naturalmente questo è ingannare se stessi. Ognuno di noi è minacciato perché in un certo senso ognuno è posseduto da uno spirito maligno.
Forse non siamo posseduti da uno spirito maligno tanto quanto l'uomo infelice del Vangelo, ma in ognuno di noi c'è qualche pezzo dello spirito maligno, che con l'aiuto di Cristo, dobbiamo buttare via dal cuore. Vediamo, dunque, se non serviamo e non pieghiamo la nostra vita a qualche falso idolo.
Forse questa parte dello spirito del male, che ci impedisce di essere il popolo di Dio è il nostro orgoglio esagerato? Forse è lo spirito di gelosia che distrugge il nostro rapporto con Cristo, facendoci giocattoli tristi nelle grinfie di uno spirito maligno. Qualcuno ha chiamato gelosia uno dei “peccati più stupidi”, perché è un uomo che invidia, è la prima vittima di questo difetto. Non riesce a dormire, vive diversi rimorsi, aumenta la pressione sanguigna, non ha mai l’umore buono. Allo stesso tempo, l'uomo invidiato, fiorisce e dorme pacificamente. Proponendo a noi la tentazione di orgoglio e di gelosia, lo spirito maligno ci tiene come al guinzaglio, gioca con noi e fa le beffarde risate della nostra stupidità. Ugualmente è con la tentazione di avidità, del desiderio del potere, della fama, della popolarità.
Un altro idolo che adoriamo è la pigrizia e il culto del piacere a ogni costo. Da qui solo un piccolo passo ad ogni vizio e debolezza.
Un altro idolo che ci nasconde quello che è buono e gradito a Dio, può essere una cosa molto prosaica: la televisione che non ci invita a trascurare la nostra vita spirituale o anche famigliare. Spesso però, al centro delle nostre case non c’è l’ UOMO ma la televisione!!!!
Ricordiamo che Gesù, come ha aiutato un uomo posseduto è sempre pronto ad aiutare anche noi. Basta avere una fede forte e mettersi sotto i raggi della Sua grazia.

Finiamo questa meditazione con la preghiera:
Signore Gesù, aiutaci a respingere le tentazioni di Satana, e difendere sempre il bene. Dacci la forza e il coraggio, quando stiamo tentati dal silenzio di fronte al male. Aiutaci sempre a condannare e chiamare il male con il suo nome. Facci ricordare sempre la Tua promessa: “Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io riconoscerò lui davanti al Padre mio che è nei cieli”.  

V Domenica del Tempo Ordinario
Anno B

(Mc 1,29-39)

Guarì molti che erano affetti da varie malattie

Il giusto Giobbe aspettava la ricompensa per le notti piene di angoscia e tormento, ma le sue attese non furono realizzate in fretta. Molte notti erano per lui come un dolore lungo un'eternità. Da qualche parte, in ombra della nostra nobiltà, si nasconde l’attesa della glorificazione di una vita più scura della notte. Chi di noi non si lamenta come Giobbe nella sofferenza? L’educazione dei bambini, avere un buon rapporto con il proprio coniuge, la preoccupazione per la sopravvivenza ogni giorno con la coscienza pulita, combattere per ogni centesimo, la lotta per la crescita spirituale, la sopportazione delle umiliazioni - tutto questo è faticoso, ma prova a guardare Gesù, Giobbe, Paolo.
Paolo non aspettava alcun pagamento per l'impegno di annunciare il mistero della redenzione, anche se per il suo lavoro prezioso e devastante avrebbe dovuto ottenere lo stipendio più alto e alloggi nei palazzi. Lui invece viveva e lavorava come uno schiavo. Ha dato non solo il Vangelo di Gesù ma anche tutto se stesso.
Quando Gesù la sera ha guarito la suocera di Pietro, probabilmente era tanto stanco e avrebbe voluto un meritato riposo. Era già tramontato il sole e tutta la città si era riunita davanti alla porta che non si chiudeva fino a tarda notte. E quando poteva permettersi un po’ di riposo e di sonno, si alzava quando era ancora buio, per andare a pregare. Ha lavorato per la salvezza umana dopo il tramonto, ma al mattino, prima che il sole sorgesse, pregava. La salvezza è un dono totale di Dio al popolo. Grazie a questo l’uomo è stato redento, pienamente acquisito. Gesù ci ha conquistato per sempre perché si è dato a noi per sempre. È diventato il Re per sempre, perché ha lavorato sulla nostra salvezza come uno schiavo. E quale ricompensa di gratitudine ha ricevuto da noi?
I testi delle letture di oggi possono liberarci dalle pretese e dalle aspettative di gratificazione per quello che facciamo. San Giovanni Paolo II era già molto debole, vecchio e malato, ma intraprendeva i lunghi viaggi per conquistare la gente per Gesù. Forse qualcun altro al suo posto avrebbe chiesto da tempo la pensione per vivere lontano dalle lacrime umane. Ma per lui, più importante, era scaldare il cuore di ogni uomo, come ha fatto sempre il Signore Gesù. E noi dobbiamo fare lo stesso!!!  

VI Domenica del Tempo Ordinario
Anno B

(Mc 1,40-45)

La lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato

“La gioia della fede” È il titolo di un periodico dell'Arcidiocesi di rito latino di Leopoli. Significativo è il legame di gioia e di fede. Eloquente e piuttosto raro. Come cristiani, abbiamo spesso l'impressione di essere “persone felici in modo sbagliato”, un popolo la cui fede non è una fonte di gioia. Invece il Vangelo di oggi, la Parola di Dio parla della gioia. Di quale gioia si tratta? È la gioia del purificato della lebbra umana.
Paragonare se stessi con i malati di lebbra può urtarci un po’, e questo è giustificato. La guarigione narrata da San Marco è un fatto storico, ma il suo significato va oltre storia. Ecco perché viene richiamata anche oggi. Questo che è successo tra il lebbroso e Gesù, vale anche per noi. Nella Bibbia, la lebbra significa il peccato. Il lebbroso è semplicemente un peccatore. Non si tratta solo dei peccati mortali che come la lebbra ci escludono dall'ambiente cristiani sani, ma si tratta anche dei peccati veniali, che più o meno ci separano da Dio e sfigurano l'immagine di Dio in noi.
Come peccatori non siamo nella situazione senza speranza, perché come il lebbroso possiamo essere purificati dai nostri peccati. Ma per sperimentare questa “guarigione” dobbiamo avere l'atteggiamento simile a quello del lebbroso.
- Come prima cosa devi riconoscere il proprio peccato. Ammettere che sei malato, cioè un peccatore. Non convincerti che sei sano, quando sei malato. Ogni credente è chiamato a compiere ogni sforzo per affrontare la crisi della “coscienza del peccato” che si verifica nella cultura contemporanea. Se il lebbroso nel Vangelo di oggi non fosse consapevole che è malato, non sarebbe mai stato guarito.
- Devi desiderare la guarigione dal peccato. Si può riconoscere il proprio peccato, ma non voler abbandonarlo. Se il lebbroso del Vangelo di oggi non desiderasse essere guarito, non sarebbe mai stato guarito.
- Devi sapere, da chi aspettare la guarigione. Riconoscere in Gesù Cristo l'unico guaritore e salvatore; avere una fede profonda nel Suo potere di guarire. Se il lebbroso del Vangelo non si rivolgesse Gesù, se non avesse avuto una forte fede nel Suo potere e non gridasse: “Se vuoi, puoi guarirmi!”, sicuramente non sarebbe stato guarito.
- È necessario togliere tutti gli ostacoli dalla strada verso Gesù. Lebbroso del Vangelo di oggi ha dovuto superare la vergogna personale, ha dovuto superare la paura del rifiuto da parte del Figlio di Dio, ha dovuto rompere gli schemi di norme giuridiche, in quanto la legge ebraica proibiva ai lebbrosi avvicinarsi ai soggetti sani. Se non avesse superato la resistenza non sarebbe stato guarito.
Chi di noi riesce a prendere l'atteggiamento del lebbroso del Vangelo di oggi può vivere l'esperienza della sua grande gioia. E la sua gioia era enorme! Essere guarito da malattia considerata incurabile! Senza aspettare per ore per incontrare il medico. Non fare la fila agli specialisti. Senza bisogno di comprare farmaci costosi. Senza temere di un intervento chirurgico pericoloso! A un certo punto, si può diventare sano.
Possiamo meravigliarci che guarito dalla lebbra ha dimenticato l'ammonimento di Gesù di non raccontare a nessuno la guarigione? Chi non si ricorderebbe? Chi non vorrebbe dire a tutti quello che è successo a lui?! Anche se Gesù non desiderava questa pubblicità.
Quello che è successo al lebbroso, può accadere anche a noi oggi. Oggi in mezzo a noi, nel mistero dell'Eucaristia celebrata, è presente lo stesso Gesù Cristo che guarisce l'uomo. Egli è presente qui con lo stesso desiderio di purificarci dal peccato, quando gli chiediamo. Ma bisogna volerlo davvero! Gesù non ci guarirà, o senza o contro la nostra volontà. Per questo all'inizio di ogni celebrazione eucaristica, siamo chiamati a avere un atteggiamento del lebbroso del Vangelo di oggi: “Riconosciamo davanti a Dio che siamo peccatori, affinché possiamo partecipare degnamente nei santi misteri”. Il nostro incontro con Gesù nell'Eucaristia, non sarà felice se non avremo una disposizione simile. Quindi, se vogliamo sentire le parole di Gesù: «Lo voglio», allora dobbiamo con tutto il nostro essere gridare: “Signore, se vuoi, puoi guarirmi!”
Cerchiamo di farlo per aggiungere la gioia alla nostra celebrazione eucaristica e alla nostra vita - per sperimentare la gioia della fede.

 

Santissima Trinità
Anno B

(Mt 28,16-20)

«Battezzate tutti i popoli nel nome
del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo
»

Gesù stesso ci incoraggia che se vogliamo arrivare a Dio e unirci con Lui, dobbiamo andare sulla Sua strada, seguire i Suoi passi.
Questa è la traccia del Vangelo, la traccia della Croce e della Risurrezione. Nella nostra impotenza è entrato Dio stesso. In Gesù Cristo e per mezzo di Lui ci viene data l'opportunità di conoscere Dio e la possibilità di avvicinarsi a Lui. La vita di Gesù sulla terra, i Suoi insegnamenti e miracoli che ha fatto, sono una testimonianza del Padre.
Tutti noi abbiamo la possibilità di avvicinarsi a Dio, confidando e credendo in Lui. Dobbiamo riconoscere l’importanza di tutto ciò che Gesù ci ha rivelato. Certo, da soli non possiamo fare granché perché sempre incontriamo i limiti delle nostre capacità. Se è così difficile comprendere la realtà circostante, se a volte è difficile per noi capire noi stessi, è molto più difficile comprendere tutto ciò che riguarda i misteri di Dio.
Una delle verità più difficili della fede è la verità circa la Santissima Trinità. Per capirla, non è sufficiente acquisire conoscenza della Bibbia e il conseguente insegnamento della Chiesa. Qui ci vuole qualcosa in più: l'umiltà della fede, che in un modo extrasensoriale può toccare la realtà della vita di Dio come un’unità di Tre Persone. Dio è qui, vicino all'uomo e non in qualche luogo lontano. Con l'amore ha chiamato l’uomo alla vita, per amore ha mandato nel mondo il Suo Figlio perché con il sacrificio della croce compisse la redenzione dell'uomo ed infine, per amore ha inviato lo Spirito Santo a guidare noi, a perfezionare l'opera di santificazione. Cristo Gesù, rivelando il mistero della Santissima Trinità, rivela anche il mistero dell'uomo.
Dio, Unico nella Santissima Trinità, dacci la Verità e l'Amore, illumina le nostre menti in modo che possiamo andare avanti e impariamo ciò che dai a noi, Tuoi figli. Santo, Santo, Santo. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

 

 

Corpus Domini
Anno B

(Mc 14,12-16.22-26)

«Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue

Ogni anno si ripete il rituale, abbiamo quasi lo stesso percorso, abbiamo alcuni altarini decorati e ornati di fiori e drappi. In alcune località sono posti bellissimi tappeti di fiori. 
Pregando e cantando, pensiamo anche a coloro per i quali la processione e la festa del Corpo e del Sangue di Cristo, sono diventati solo folklore o spettacolo degno di mostrarlo ai bambini. Preghiamo perché anche loro possano pensare alla loro anima e alla vita eterna e non solo al consumismo e al divertimento.
Trattiamo questa Festa come il nostro ringraziamento per tutto quello che proviamo, sentiamo, incontriamo, tocchiamo, vediamo, ringraziamo per tutto quello che ci fa bene e ci rende felici. Chiediamo scusa per tutti gli sbagli e gli errori. Pensiamo a coloro che spesso abbiamo incontrato e oggi non partecipano con noi a questa Festa perché sono andati alla casa del Signore. Pensiamo a quelli che per motivi di salute, della vecchiaia, non possono essere con noi alla processione, ma la fanno solo spiritualmente. Pensiamo a quanti a causa di problemi della crisi hanno abbandonato il paese per cercare una "vita migliore".
Preghiamo Dio, chiediamo scusa e ringraziamo! Ringraziamo che ci ha dato ancora una volta l'opportunità di partecipare alla festa del Corpo e del Sangue del Signore, il nostro cibo, che ci avvicina al cielo.
Che questa Festa sia per noi l’incontro con il Signore vivo e vero e non solo un rito da ripetere o il folklore da conservare!  

 

 

XI Domenica del Tempo Ordinario
Anno B

(Mc 4,26-34)

«È il più piccolo di tutti i semi,
ma diventa più grande di tutte le piante dell’orto

Tutto ciò che ascoltiamo dal Vangelo, deve aiutarci a capire quello che Gesù Cristo ha voluto trasmettere sia agli uomini del suo tempo, sia alle generazioni future. Noi siamo figli di Dio per questo le parole della parabola spesso suonano come se fossero rivolte ai bambini. E sempre sono attuali come lo erano 2000 anni fa.
Il tema della prima lettura è la potenza di Dio e la sua misericordia. Dio può esaltare gli umili e umiliare chi è troppo orgoglioso: « io sono il Signore, che umilio l’albero alto e innalzo l’albero basso, faccio seccare l’albero verde e germogliare l’albero secco. Io, il Signore, ho parlato e lo farò» (Ezechiele 17,24). Come ha fatto il profeta Ezechiele a sapere tutto questo?  Avendo vissuto tanti secoli prima di Cristo.
Da dove aveva questa conoscenza? E’ stato lo Spirito Santo, che ha ispirato il Profeta. Queste parole sono indirizzate, non solo a coloro che sono nati prima di Cristo, ma anche a noi, a tutti coloro che sono qui ora e le ascoltano. Il nostro compito è quello di crescere nel Signore con amore e umiltà, senza alcuna superiorità verso gli altri.
Gesù, conoscendo i nostri limiti, cerca di spiegare l'essenza del regno di Dio. E ancora nella parabola ci dà consigli su come dobbiamo vivere per conquistare ed essere accolti nel Regno di Dio.
Dobbiamo vivere assomigliando ad un granello di senape che «quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma poi cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». La nostra fede è un terreno fertile sul quale dovrebbe svilupparsi la nostra vita, e allo stesso tempo, la nostra vita è un terreno fertile sul quale deve crescere la nostra fede.
Maria, Madre di Dio, per la tua intercessione, preghiamo la grazia dello Spirito Santo, affinché possiamo capire quello che dice a noi il tuo Figlio, Gesù Cristo. Che noi possiamo, come un granello di senape, crescere nella fede, nell'amore e nella verità.  

 

 

XII Domenica del Tempo Ordinario
Anno B

(Mc 4,35-41)

Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?

Dio non ci promette la vita senza temporali, ma ci promette che sempre sarà con noi, anche durante le burrasche. La tempesta che ha sorpreso gli Apostoli ha permesso  loro di scoprire alcuni misteri di Gesù.
Chi è Lui? Non c’è altra cosa che può aiutarci a scoprire la presenza e la potenza di Gesù come le situazioni critiche. Da una parte viviamo il grande disagio e dall’altra ci sentiamo più vicini a Dio.
Le nostre preghiere nel tempo di tranquillità assomigliano allo spolverare i mobili con il piccolo spolverino fatto di piume, invece quando all’orizzonte appare una nube nera di pericolo, la preghiera diventa come la forzatura della porta del cielo. Allora se hai le difficoltà senza fine, le burrasche della vita, le onde della rabbia di gente con le quali lavori, le tempeste che rovinano la tua speranza e tutto quello che hai costruito, forse succede così perché hai dimenticato quello che è più importante: la preghiera! O forse la tua preghiera è diventata solo un’aggiunta insignificante della tua vita, che reciti magari solo quando sei a letto! Parleresti con qualcuno importante ricevendolo sul letto? Tu ti addormenteresti sulla poltrona durante il colloquio con il tuo ospite?
La lezione che hanno ricevuto i discepoli serviva per scoprire di nuovo Gesù. La sonnolenza nella vita spirituale è molto pericolosa per il genere umano. Gesù si trovava a poppa, cioè nel posto del timoniere. Il timoniere, come sappiamo è quello che guida la nave e i discepoli hanno permesso al timoniere che si addormentasse. Questo è un segno della poca attenzione, della sonnolenza spirituale.
Penso al nostro mondo, nel quale sono successe diverse tragedie: tsunami, grandi incendi, terremoti, attentati o pestilenze. Quanti di noi si sono svegliati spiritualmente dopo questi segni? Solo Dio può calmare questi elementi, invece noi pensiamo che da soli riusciremo ad attraversare questo mondo. La mancanza della fede attira solo l’abbondanza della paura!
Prova a pensare alle burrasche della tua vita. Quale posto hai riservato per Gesù nella barca della tua vita? Dove è Dio nei piani della tua giornata? O forse solo dici: dove è Dio, perché mi succedono tutte queste cose?
Se vuoi che tutto, dentro e fuori di te, si calmi, allora sveglia la tua coscienza e chiama Gesù! MettiLo di nuovo nel centro della tua vita e accogliLo come Timoniere del tuo essere. Non trattarLo come un portafortuna ma come è davvero: il Signore della tua vita!  

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario
Anno B

(Mc 10,17-30)

 

«Vendi quello che hai e seguimi»

Un uomo ricco e  colto, va da  Gesù, quale povero  predicatore itinerante, alla parvenza adatto per i “semplici e i sempliciotti”,  però anche persone perbene, come Nicodemo, preferivano andare da Lui magari di nascosto durante la notte. E la domanda che viene posta a Gesù, riguarda specificamente il limite della condizione umana: Che cosa devo fare per ereditare la vita eterna? La semplicità della risposta che ha ricevuto è sorprendente, quasi ingenua: Tu conosci i comandamenti - hai sentito - Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare... In questa formulazione si nasconde un chiaro imperativo: Conosci, allora rispetta, segui. Il richiedente ha capito bene. Forse si è sentito a disagio: se sapeva allora perché ha domandato?
E qui arriva la seconda parte della risposta: “vendi quello che hai e dallo ai poveri”. Questa è anche una risposta che riguarda l’incontro della vita temporale e quella eterna. Quando ti trasferirai nell'eternità – non avrai bisogno delle cose terrene. Quando  ti trasferirai nell’eternità, gli altri distribuiranno le tue cose o le erediteranno. Tu non prenderai nulla con te! Se tu sei saggio – distribuisci da solo quello che hai. Se sei saggio – aiuta i bisognosi. In questo modo, la tua proprietà servirà non solo alla tua vita ma anche quella degli altri. Tuttavia, per poter distribuire tutto è necessario del coraggio e della saggezza, un’immensa saggezza. Nel settembre 1997, tutto il mondo salutava una saggia di questo modo - Madre Teresa di Calcutta. Lei ha compiuto pienamente  il consiglio di Gesù: Osserva i comandamenti e dai ciò che hai!
Ma dove posso trovare questa saggezza così difficile? Le letture bibliche di oggi ci danno una risposta semplice che a molti sembrerà forse troppo semplice: “Pregai e mi fu elargita la prudenza, implorai e venne in me lo spirito di sapienza.” (Prima lettura); “La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito” (Seconda lettura). Allora, nella preghiera e nell'ascolto della parola di Dio. Quando domandiamo da dove Madre Teresa ha preso la sua sapienza e la sua forza, la risposta sempre è la stessa: nella preghiera e nella parola di Dio.
Tanta gente cerca  la saggezza. Ma non sempre la cerca nei posti giusti. Per tanti la fonte di saggezza sono ad esempio i mass media, ma pensiamo un po’, quanta saggezza ci portano: la stampa, i giornali, la radio o la televisione? Forse la metà? E poi bisogna avere la criticità di poter scegliere le cose buone da quelle che portano solo il veleno,  odio e stupidità!
Cerca dappertutto la saggezza della vita e quando la troverai dietro ad essa arriveranno tutte le ricchezze e non solo di questo mondo, ma anche dell’eternità!  

XXIX Domenica del Tempo Ordinario
Anno B

(Mc 10,35-45)

 

«Il Figlio dell’uomo è venuto per dare la propria vita in riscatto per molti»

«Si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo».
Questo brano del Vangelo ci fa vedere la differenza nella preghiera del pagano e del cristiano.
Il pagano prega quello che considera il bene e prova a cambiare la volontà di Dio.
Invece il cristiano sa che la volontà di Dio è tanto meglio della propria e per questo prega solo una cosa: “Sia fatta la Tua volontà”
Giovanni e Giacomo si sono presentati come pagani, dai loro cuori è uscito il paganesimo, ma Gesù molto presto ha rimesso tutto a posto.
Gesù anche dentro di te e di me può vincere il paganesimo, perché ci farà vedere le conseguenze a compiere la nostra volontà, a realizzare i nostri progetti.
Quante volte ci siamo accorti che i nostri progetti non avevano nessun senso, invece la volontà di Dio è bella e buona!

Signore, sia fatta la Tua volontà!!!  

XXX Domenica del Tempo Ordinario
Anno B

(Mc 10,46-52)

 

«Rabbunì, che io veda di nuovo!»

«In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e ad una grande folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare».
Oggi San Marco ci ha mostrato la bellissima immagine di qualcuno che rifiutato da tutto il mondo, cacciato dalla città, seduto lungo la strada, ha svegliato dentro di sé un così grande desiderio di amore, che è riuscito a gridare a Dio la più bella preghiera del mondo: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Questa preghiera si sente in cielo e può cambiare tutto. Anche se sei allontanato dal mondo, rifiutato da tutti, anche se sei mendicante di questa civilizzazione, mendicante di questa società, mendicante tra i tuoi, mendicante dell’amore, puoi vivere la meraviglia della vicinanza di Dio-Gesù!

Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!  

Solennità di Tutti i Santi
Anno B

(Mt 5,1-12)

 

«Rallegratevi ed esultate,
perché grande è la vostra ricompensa nei cieli
»

 

«Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Nell’occasione della Solennità odierna, vale la pena farci una delle più importanti domande della vita: Quale premio, quale ricompensa mi promette Dio nel cielo?
Forse potranno essere i cibi buonissimi; forse i piaceri della vita o i giardini fioriti? Forse finalmente avrò la possibilità di girare non solo tutta la terra ma anche l’intero universo? Che cosa mi promette Dio? In che cosa consisterà la pienezza della felicita? Forse la conoscenza di tutti i pensieri? O forse la conquista di tutti i segreti e di tutto il sapere? Oppure la capacità di stare con tutti gli uomini, o forse la mancanza degli altri intorno a me?
Come immagini il cielo? Quale progetto hai per il tuo cielo?
Il progetto di Dio per il tuo cielo è questo: che tu e Lui vi guarderete faccia a faccia e vi amerete tanto!!!
Questo è il senso del cielo secondo Gesù: stare con Dio uniti, nell’ideale comunione che farà sì che tutte e due, tu e Dio, sarete tanto felici. Reciprocamente, tu e Dio, vi darete la felicità.

Non esiste un progetto più bello!!!  

Commemorazione dei Fedeli Defunti
Anno B

(Gv 6,37-40)

 

«Chi crede nel Figlio ha la vita eterna;
e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
»

“Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore”.
            Il cielo è come la casa. Gesù sa che la casa, in qualunque forma la abitiamo, è la nostra primaria ed essenziale necessità. Colui che ha la casa si sente al sicuro. Colui che ha la casa si sente felice. Colui che ha la casa sa dove ritornare e da dove partire per la conquista del mondo. Colui che ha la casa, ha tutto il necessario  per essere una persona!  La casa, come dicono tanti è là, dove ci sono quelli che ami. Amare qualcuno invece ed essere amato è la pienezza della felicità.
            Quando Gesù ci racconta il cielo, ci parla della casa. E questa non è una metafora, non è un’immagine, questa è la realtà. Il cielo, questo è il posto dove Dio Padre ci aspetta, e quell’attesa fa sì che Dio si preoccupa di prepararci un posto dove potremo abitare con Lui in eternità!
            Dio ci ha preparato la casa. Dopo la nostra morte saremo nel cielo non come gli spiriti, ma come persone, e come persone avremo la possibilità di integrarci con gli altri, con i fratelli e le sorelle nella casa del nostro Padre! 

XXXII Domenica del Tempo Ordinario
Anno B

(Mc 12,38-44)

 

«Questa vedova, nella sua povertà, ha dato tutto quello che aveva»

«È venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo».
Un soldo. Umanamente sembrerebbe che non si può avere di meno. Invece  questo soldo è composto da due spiccioli. E questi si può dare, offrire a qualcuno.
Anche un soldo si può condividere. Anche con la più grande povertà, nella più grande povertà, si può condividere qualcosa con qualcuno.

Anche nella più grande povertà si può condividere con Dio la propria speranza!!!!  

XXXIII Domenica del Tempo Ordinario
Anno B

(Mc 13,24-32)

 

«Il Figlio dell’uomo radunerà i suoi eletti dai quattro venti»

«In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga».
Forse Gesù ha sbagliato affermando che la generazione che ha visto non passerà finché non avverrà la fine del mondo?
Ma forse Gesù diceva la verità? Forse questa generazione che non passerà è la generazione che ha visto il Figlio dell’Uomo, la generazione dei redenti, la generazione dei salvati. La generazione immersa nel Sangue salvifico di Cristo, la generazione dopo Gesù. Questa generazione vedrà la fine del mondo perché questa generazione ha visto la fine della storia della salvezza. E la fine della storia della salvezza è la Risurrezione e questa noi tutti l’abbiamo vista!!!

XXXIV Domenica del Tempo Ordinario
Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo
Anno B

(Gv 18,33-37)

 

«Tu lo dici: io sono re»

“Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei il re?»”
E’ molto curioso  che Pilato, all’inizio del dialogo con Gesù, domandi: «Sei tu il re dei Giudei?». Invece alla fine dell’incontro, durante il quale Cristo in modo chiaro ha affermato che è il Re del cielo e della terra, Pilato non aggiunga più “dei Giudei” ma lo chiami solo il Re.
Sembra che Pilato, alla fine, abbia capito che Gesù parlava del regno universale e non del regno circoscritto, ristretto ad un solo popolo. Parlava di regnare su tutto l’universo, sulla storia, su ogni uomo. Sull’uomo che è qui, ora, adesso e su tutte le generazioni che erano prima e saranno dopo il tempo di Gesù-Uomo.
Pilato allora riconosce quell’universalità del Regno di Gesù dicendo: «Dunque tu sei il re?», senza aggiungere “dei Giudei”.
Il regnare di Gesù non riguarda una precisa e concreta nazione e nemmeno un tempo specifico e  concreto, nessuna concreta dimensione e nessun concreto spazio.
Il Regno di Gesù è sopra e fuori a tutto ciò.
Alcuni teologi ed esegeti affermano che quando Pilato, come rappresentante di Cesare, ha scritto il motivo e il titolo della condanna di Gesù con tre lingue ufficiale dell’impero: latino, greco e nella lingua degli ebrei, ufficialmente ha proclamato Gesù come Re del Popolo eletto. Noi però dobbiamo aggiungere ancora una cosa: secondo Gesù regnare non significa dominare ma servire. Questo Lui stesso lo ha dimostrato tutti i giorni della Sua missione sulla terra e ci invita a seguirLo su questa strada.

 

 

Ritorno all'Indice

Ritorno alla pagina Riflessioni

Ritorno alla pagina principale