Domeniche di Pasqua
Anno Liturgico A

(2011)

Indice:

Domenica di Risurrezione
II Domenica di Pasqua
III Domenica di Pasqua
IV Domenica di Pasqua
V Domenica di Pasqua
VI Domenica di Pasqua
VII Domenica di Pasqua - Ascensione del Signore
Domenica di Pentecoste
Santissimo Corpo e Sangue di Cristo


Domenica di Risurrezione
Anno A

(Gv 20,1-9)

Egli doveva risorgere dai morti

Oggi è la grande festa della Risurrezione di Cristo Signore, ma dobbiamo dirci ancora una verità: Dio è morto nelle anime di tanti. Più di una volta, eccetto il certificato di Battesimo, più niente collega con Lui. Già tanti hanno rifiutato e rotto i fili per staccarci da Dio completamente. Confermano questo con la propria vita, con il proprio comportamento, con dimenticanza e disprezzo. Non mancano i cristiani che sempre Lo giudicano e Lo condannano per tutto. Ripetono le parole di oltraggio: “Il Cristo, il Re d’Israele, scenda ora dalla croce!” Se Dio esiste, perché non ha fatto questo o quello, così o così… E mettono sopra di Lui la pietra della dimenticanza.
In simil modo succedeva nel Venerdì Santo. Per essere più sicuri hanno squarciato il Suo fianco. L’hanno deposto nella tomba, e per maggio sicurezza hanno messo una grande pietra e la guardia romana. Hanno fatto tutto il possibile, però …
CRISTO è RISORTO!!!
Il nostro Dio vive! Lui è risorto davvero. Lo hanno visto tutti gli Apostoli. Lo ha visto e Lo ha toccato con le sue dita l’ “incredulo Tommaso”. Lo hanno visto, hanno parlato e mangiato con Lui tanti gli altri. E dopo, hanno vissuto con questa verità, l’hanno proclamata e per essa hanno dato la propria vita.
Cristo è risorto! Testimoniano questo i secoli del cristianesimo. Gli avversari Lo testimoniano con il loro silenzio. Testimoniano questo Caifa, Pilato ed il Sinedrio. Lo testimoniano gli ateisti con le loro grida, ma non riusciranno a soffocare il gioioso “ALLELUIA” che oggi risuona in tutto il mondo.
È risorto, perché risuscitava gli altri e ha detto: “Io sono la risurrezione e la vita: chi crede in me anche se muore vivrà”. Ha annunciato la Sua risurrezione.
È risorto, perché è il Figlio di Dio e Dio non muore. Nella Sua risurrezione è garanzia della nostra risurrezione. Da solo ha confermato questo più di una volta. “E questa è la volontà di Colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto Egli mi ha dato, ma lo risusciti nell’ultimo giorno”. Ciò è confermato anche da San Paolo: “Se infatti siamo completamente uniti a Lui con una morte simile alla Sua, lo saremo anche con la Sua risurrezione”. Questa verità era lo stimolo e l’aspirazione per tante generazioni. È e deve essere la fonte della forza nella nostra vita.
Allora la festa di oggi per noi, per i nostri famigliari, per i nostri vicini e per tutto il mondo, sarà non solo un ricordo, una tradizione, ma una sveglia per avvicinarsi a Cristo risorto, che vuole salvare tutta l’umanità.

II Domenica di Pasqua
Anno A

(Gv 20,1-9)

Egli doveva risorgere dai morti

La domenica odierna, domenica della Divina Misericordia, è un’occasione per riflettere su che cosa è la base della mia gioia e della speranza. Nel mondo in cui così tante cose sono andate in rovina, tante che ci hanno deluso, ci rifugiamo nella Divina Misericordia e preghiamo la Misericordia per noi e per il mondo intero. Questa è la fonte della speranza e della pace. Costruire su basi diverse si è rivelato uno sbaglio. Ma tanti anche oggi non riescono a vedere questo errore.
La testimonianza degli Apostoli sulla Risurrezione di Gesù era un “collante” della comunità primitiva dei cristiani, come risulta dalla prima lettura di oggi. La loro testimonianza è autentica e chiara, perché basata sui fatti, nei quali gli Apostoli hanno partecipato. Allora la loro testimonianza è una garanzia per i credenti. Ancora di più, come scrive San Pietro nella seconda lettura: “Dio ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva”! Allora la fede e la speranza sono effetti visibili nella chiesa primitiva. Ma anche la pace e la gioia che vengono dalla fede e dalla speranza..
La fede, la speranza… la pace e la gioia… Quattro parole molto importanti e così spesso capite male.
La fede? Qualcosa che mettiamo nella nostra vita la domenica!!!???
La speranza? Solo il miglioramento del domani??
La pace? Aspetto solo la mancanza delle preoccupazioni??
La gioia? Questa forse è il divertimento e il saper fuggire dalla realtà??
Ma queste quattro parole riassumono il messaggio pasquale. Invece noi… Dentro di noi manca la pace, non c’è la gioia, e neanche la fede e la speranza. Siamo spesso irritati, nervosi, inquieti. Sempre viviamo con i surrogati della gioia e della pace. Non sappiamo uscire da questo cerchio per trovare la vera pace e la vera gioia, anche quando non ci mancano i beni materiali.
E perché è così? Perché non crediamo, non c’è dentro di noi la vera speranza. Perché non ricordiamo quotidianamente il vero messaggio pasquale. Forse anche per questo il Beato di oggi, Papa Giovanni Paolo II, all’inizio del pontificato ha detto, anzi ha urlato: “Aprite le porte dei vostri cuori a Cristo, che viene a offrirvi la pace. Là dove viene Cristo Risorto, là nasce la vera pace”. E non solo la pace, ma anche la fede, la speranza, la gioia e la pace vera!
Nel Messaggio Pasquale è racchiuso anche il Messaggio della Divina Misericordia, annunciato dalla Santa Suor Faustina Kowalska e proclamato dal Beato Giovanni Paolo II, quando nell’Enciclica “Dives in Misericordia” scriveva: “Il mistero pasquale è il vertice di questa rivelazione ed attuazione della misericordia, che è capace di giustificare l'uomo, di ristabilire la giustizia nel senso di quell'ordine salvifico che Dio dal principio aveva voluto nell'uomo e, mediante l'uomo, nel mondo.”(n.7)

Desideri la vera pace?
Cerchi la gioia duratura?
Credi che Gesù è risuscitato?
Apri a Lui la porta del tuo cuore.
E permetti che entri con la Sua Misericordia nella tua vita.

III Domenica di Pasqua
Anno A

(Lc 24,13-35)

«Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto»

È stupendo il racconto di Luca di oggi!
I discepoli di Gesù, lungo la strada verso Emmaus, riconoscono il Risorto durante la meditazione della Bibbia e lo spezzare il pane, cioè, durante l’Eucaristia, durante la Santa Messa. Il loro atteggiamento di insicurezza, anzi, di sfiducia dopo gli avvenimenti pasquali, cominciano a cambiarsi in grande speranza e gioia. Ora, quando vedono che il Signore è risorto ed è vivo nell’Eucaristia, subito vogliono condividere questo con gli altri. Lo stesso fa anche Pietro nel giorno della Pentecoste. Questo è l’atteggiamento dei cristiani animati dal soffio dello Spirito Santo: non possono non annunciare il Cristo Risorto. Questo appartiene alla missione della Chiesa, appartiene a tutti noi. Ognuno di noi deve fare missionario, apostolo, per quelli che stanno accanto a noi.
EmmausOggi voglio trasformare la nostra meditazione in preghiera:
Signore, oggi mi reco insieme a Te a Emmaus. Voglio riconoscerti quando spieghi le Scritture  e quado spezzi il Pane per me. Desidero amarti con tutto il cuore e ricordare sempre che sono stato redento non con l’oro o l’argento ma con il Tuo Sangue. Non voglio rimanere nel dolore dimenticando che la Tua morte era la strada verso la Risurrezione. Tutto quello che è successo a Gerusalemme mi ha portato a Emmaus, per conoscerti  e amarti di più.
Tu lo vedi che spesso assomiglio i tuoi discepoli  nella loro tristezza e sfiducia. Ma sempre sei acanto a me per sostenermi in ogni momento con la forza della Tua Parola e l’Eucaristia. Mostrandomi  la strada che porta alla vita, la mia speranza e fede rimangono rivolte a Te!
Ti prego Signore, «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto».

IV Domenica di Pasqua
Anno A

(Gv 10,1-10)

«...io sono la porta delle pecore.»

L’immagine di Cristo – Buon Pastore – era già nota ai primi cristiani. L’immagine di Dio Pastore d’Israele era nota agli ascoltatori di Gesù. Nella Sacra Scrittura Dio si paragona al pastore attraverso le labbra di Geremia, Ezechiele o Zaccaria, e paragona il popolo eletto all’ovile. Anche i Patriarchi ed i Profeti erano chiamati pastori.
Cristo Gesù definisce se stesso il Buon Pastore che conosce le proprie pecore per nome, le nutre, conduce, custodisce, difende e si offre per esse. Si paragona alla porta attraverso cui le pecore entrano nel recinto. Da una prospettiva di duemila anni sappiamo e crediamo che il Salvatore è l’unico ed il migliore Pastore. Ci nutre con la Sua dottrina, con il Pane Eucaristico e con il proprio sangue. Ci conduce alle fonti di acqua viva, difende e custodisce, ed ha anche offerto la Sua vita per noi. Sappiamo che solo Lui è la porta per la Chiesa e per la salvezza.
A tutti noi si riferiscono le seguenti parole di San Pietro: “Eravate erranti come Buon Pastorepecore, ma ora siete tornati al Pastore e guardiano delle vostre anime”. Apparteniamo al Suo ovile – alla Chiesa di Cristo. Entriamo ed esso attraverso Lui. Perché nel momento del Battesimo entriamo nella Sua morte e risurrezione, nella Sua vita di Dio.
Involontariamente ci poniamo una domanda: Che tipo di pecore siamo noi in questo ovile? A noi cristiani non piace se qualcuno ci ammonisce e ci ricorda i comandamenti. Non ci piacciono tante cose nella Chiesa alla quale apparteniamo. Spesso disertiamo all’ovile di Cristo. Alcuni fanno questo direttamente, altri indirettamente. Alcuni tradiscono Gesù e la Sua Chiesa con l’indifferenza nella fede, altri pian piano si allontanano perdurando nel peccato. Credono ma non praticano. Perché per loro è comodo così, perché pensano così.
Ma Cristo Signore, il Buon Pastore, pensa la stessa cosa? Sembra che a tutti noi voglia dire:

Sei necessario per me,
Ho bisogno delle tue mani per continuare la mia benedizione,
Ho bisogno delle tue labbra per continuare il mio insegnamento,
Ho bisogno del tuo corpo per continuare le mie sofferenze,
Ho bisogno del tuo cuore per continuare il mio amore,
Ho bisogno di te per continuare la mia opera di salvezza.

                Cristo ha bisogno di tutti noi perché tutti siamo responsabili l’uno dell’altro.
Amen.

V Domenica di Pasqua
Anno A

(Gv 14,1-12)

«Io sono la via, la verità e la vita.»

Gli uomini si pongono tre grandi domande. Queste domande si trasmettono tra le generazioni. Sullo sfondo di queste domande si son fondate le religioni ed i sistemi filosofici, i movimenti sociali ed ideologici.
Quali sono queste domande? La prima è: che cosa è la verità? Questa domanda era già nascosta nel dialogo del primo uomo con satana. Che cosa è la verità? – domandava Pilato nel processo di Gesù. Che cosa è la verità? – sembra domandare ogni bambino. La domandano e la cercano tutti gli uomini ovunque: nei giornali e nei libri, nella propria mente ed in quella degli altri. E benché all’uomo piace essere ingannato, vuole però, conoscere la verità del mondo, di se stesso, di Dio, della vita contemporanea e di quella futura.
Domandano non solo la verità. Domandano sempre anche della vita: Che cosa è la vita? Domandano del senso e dello scopo, l’entità e la provenienza. Perché viviamo benché nessuno ci ha domandato se vogliamo vivere? E vogliamo vivere benché spesso diciamo che ci siamo stufati della vita.
E qui nasce la terza domanda: quale deve essere la via della nostra vita? Deve essere misurata solo col posto e col tempo fisico della nostra esistenza o con qualcosa di più? Perché abbiamo anche la vita spirituale nella quale sono impegnati la nostra mente, la volontà, il cuore, tutti i sentimenti ed i desideri.
Domande dolenti e tormentate, serie ed essenziali. Intorno ad esse ruotano tutte le altre cose, quelli personali o sociali, quelle religiose o scientifiche, quelle temporanee o quelle eterne.
Dobbiamo essere grati a Cristo Signore che ci ha risposto a quelle, anzi ci ha fatto conoscere la Via, la Verità e la Vita.
Nel Vangelo di oggi ci dice chiaramente: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore…  Vado a prepararvi un posto…, perché dove sono io siate anche voi». Dio è lo scopo della nostra vita. Tutta la nostra vita è la strada al Padre nel cielo. Questa strada non è facile e semplice, ma è la più sicura.
La nostra vita è un labirinto, dove è necessaria la luce della verità. Abbiamo bisogno di Colui che ha detto: «Io sono la luce del mondo; chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». «Io sono la verità».
La verità può essere solo una. Deve essere obiettiva e non soggettiva, e questa verità è Cristo.
Senza la via non si può andare nella direzione giusta.
Senza la verità non esiste la sapienza.
Senza la vita non si può vivere.
Cristo è la via più giusta, l’infallibile verità e la vita infinita. È la vita benché è morto. È la vita perché è risuscitato e risuscitava gli altri. È la vita, perché ci dà la vita soprannaturale nel momento del Battesimo.

Questa vita non si misura con la bilancia o con il metro. La misura di questa vita è Dio solamente!

VI Domenica di Pasqua
Anno A

(Gv 14,15-21)

«io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito
perché rimanga con voi per sempre»

Cristo Gesù prima della sua Passione e del suo congedo, ha annunciato un Consolatore agli Apostoli. Questo Consolatore annunciato è lo Spirito Santo. «Lo Spirito di verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce», il Padre Celeste lo darà agli Apostoli e alla Chiesa.
Cristo era un realista. Ha dato ai suoi discepoli un sublime e grande scopo indicando la via, la verità e la vita. Sapeva, che la sua missione sulla terra stava terminando, capiva che i suoi seguaci avrebbero incontrato tante difficoltà, perciò assicura loro il suo aiuto: « io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità». Lui sarà loro Difensore e Guida. «Egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
Il mondo non Lo conosce, perché lo spirito del mondo è diverso. Il mondo non Lo può neanche conoscere e vedere perché non ha conosciuto e non  ha visto il Messia. Il mondo non conosce lo spirito di verità, perché guarda con gli occhi della carne e no con quelli dell’intelletto, e per conoscere lo Spirito di verità è necessaria la fede. Lo Spirito Santo dimorerà non solo in loro, ma in tutta la Chiesa.
La condizione principale per ricevere “un altro Consolatore”, “lo Spirito di verità” – questa è l’amore di Dio e di Cristo ed è anche osservare i comandamenti come la prova di quest’amore. Di questo il Salvatore dice chiaramente: « Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito».
L’amore è l’entità di Dio. L’amore è il centro di tutte le cose divine e di quelle umane. Dall’amore siamo stati creati e viviamo per l’amore. Dobbiamo partecipare nell’amore di Dio, questa è la nostra grande eredità. Il più grande dono di Dio era ed è Cristo Signore. Invece, il più grande dono di Gesù è la pace che ci ha lasciato.
Noi viviamo in un’epoca di paura e di inquietudine dalle quali viene il dissidio e l’angoscia dei nostri cuori. E perché sentiamo, spesso incoscientemente, ma forte la chiamata dello Spirito Santo, dello Spirito Paràclito.
Lo chiama e Lo prega la Chiesa quando ripete le parole: “Vieni Spirito Creatore, dona la luce ai tuoi fedeli ed infondi la tua grazia nei cuori che hai creato”!

VII Domenica di Pasqua
Ascensione del Signore
Anno A

(Mt 28,16-20)

«Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli»

Non ci meravigliamo che gli Apostoli, guardando Cristo che saliva, abbiano fissato lo sguardo al cielo. Non riflettono sulla grandezza della missione che ha ordinato loro il Maestro. Non pensano al grande potere che hanno ricevuto, ma “stavano fissando il cielo mentre egli se n’andava”.
Il cielo… che casa è?
Questo è il posto dove abita il Bambino Gesù – risponde un piccolo bambino.
Questo è un posto dove non ci saranno le sofferenze – forse risponderebbe un malato.
Là non sarà necessario lavorare – risponde un pigro.
Là troverò i miei cari – dice la vedova e l’orfano.
Là capiremo tutti gli enigmi del mondo – dice un intellettuale.
Là saremo felici – dicono gli infelici.
Perché pensare al cielo… - risponde l’incredulo.
Ascensione del Signore - Cattedrale di PesciaE, che cosa dice del cielo lo Spirito Santo nelle pagine della Sacra Scrittura? Questo è il posto della felicità eterna, dove “nessuno vi potrà togliere la vostra gioia”, e questa gioia sarà piena. Questo è il posto “della vita eterna”. Cristo Gesù, più di una volta, ha parlato del cielo ed ha garantito che “nella casa del Padre vi sono molti posti”. Indicava, sulla terra, la strada al cielo e nell’ultimo momento della Sua vita ha aperto il cielo al ladrone pentito sulla croce: “In verità ti dico, oggi sarai con me in paradiso”.
Del cielo ricordavano gli Apostoli Pietro e Paolo. Lo dimostrava San Giovanni nella sua visone apocalittica. Lo ricorda sempre la Chiesa.
Non domandiamo l’entità ed i dettagli , perché l’Apostolo delle nazioni ha detto che “delle cose che occhio non vide, né orecchi udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano” (1 Cor 2,9).
Qualcuno scherzando, ha detto che in cielo ci aspettano tre sorprese. La prima: che non ci sono coloro che noi aspettavamo; poi, che ci sono  tanti che non avremmo aspettato di vedere; la terza sorpresa: che noi ci siamo trovati lì.
Però, bisogna guadagnare il cielo con la vita qui, sulla terra. Questo esige un grande e permanente sforzo ed anche eroismo.
Qualcun altro si è espresso così: “Se vuoi diventare un vero cristiano, prova a vivere almeno un giorno così che il Vangelo sia vero”. Allora bisogna provare a vivere secondo il Vangelo giorno per giorno, ora dopo ora, anno dopo anno. Questa è la vita “con Cristo, per Cristo e in Cristo”, ed il suo frutto e corona sarà l’ascensione sulle tracce di Cristo e la gloria eterna nel cielo.

Domenica di Pentecoste
Anno A

(Gv 20,19-23)

«Ricevete lo Spirito Santo»

Veni Creator Spiritus! Così pregava la giovane Chiesa riunita nel Cenacolo e si è compiuto il miracolo delle “lingue di fuoco”. Così prega l’umanità intera oggi, turbata dall’inquietudine, che soffre la nostalgia della giustizia, della libertà, della pace, che esige un’altra vita.
Lo Spirito Santo opera in tutto il mondo, ma la Sua azione nel mondo si vede evidentemente nella Chiesa. Eppure lo Spirito Santo allora “ha parlato per mezzo dei profeti”. Sotto la Sua ispirazione son stati originati i libri del Antico e del Nuovo Testamento. Lo stesso Spirito Santo è disceso su Maria nel momento dell’Annunciazione.
PentecosteLa più grande rivelazione dello Spirito Santo è stata la Sua discesa sugli Apostoli nel Cenacolo nel giorno di Pentecoste. Questa è stata  anche l’entrata della Chiesa nella vita pubblica. In questo momento gli Apostoli cambiano il loro comportamento. Pietro pauroso, Tommaso incredulo, i figli di Zebedeo che volevano essere elevati sopra gli altri, tutti loro escono sulle strade e parlano. “E cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi”. L’effetto era visibile anche negli ascoltatori, perché “Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua” E proclamavano “le grandi opere di Dio”.
L’azione della terza Persona della Santissima Trinità è stata visibile nella Chiesa durante i secoli, sia nell’evangelizzazione, sia nel sangue dei martiri, sia nella fede e nell’amore.
Anche noi siamo testimoni dell’azione dello Spirito Santo nella nostra anima. Proprio Lui illumina più volte la nostra mente, ed allora tutto per noi diventa chiaro e semplice nel desiderio di Dio. Lui ci santifica nei santi sacramenti. Ogni pensiero buono, l’ispirazione, la preghiera e l’opera – questi sono i suoi frutti. Lui rafforza la nostra volontà a fare il bene. Naturalmente, nella nostra vita, il bene è mischiato con il male, la verità con il falso, l’amore con l’odio, ma non il male che ci piace, ma il bene.
E dovunque è una briciola di verità, di bontà, di amore, di giustizia o di pace – là è un raggio dell’attività dello Spirito Santo. Bisogna solo aprire la propria mente, il cuore e la volontà per la Sua azione vitale. Bisogna collaborare con Lui.
Noi non vediamo e non possiamo vedere lo Spirito Santo, come non possiamo vedere il vento o l’aria. Non sappiamo da dove viene e dove va. Sentiamo solo il suo agire: una volta rinfresca e un’altra riscalda, una volta è delicato e un’altra è forte e rigido.
Quasi ogni giorno guardiamo la pubblicità televisiva. Vediamo sempre di più i nomi di nuovo prodotti. Queste pubblicità aumentano nuovi clienti, rendono ricche le ditte. Anche noi dobbiamo essere “la pubblicità viva” dello Spirito Santo nella nostra vita. Dobbiamo essere “la pubblicità” della verità e dell’amore, della gioia e della pace, della fede e della prodezza. Siamo cristiani, allora dobbiamo dimostrare Cristo nella nostra vita.

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo
Anno A

(Gv 6,51-58)

«Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue
rimane in me e io in lui.»

Nel cuore umano è rimasta la nostalgia del paradiso. Questa è così profonda che lo stesso Figlio di Dio nell’ultimo momento della vita sulla terra ha assicurato il ladrone pentito: “Oggi sarai con me in Paradiso!”. Allora la strada della vita conduce alle porte del paradiso, alla realizzazione dei più profondi desideri del nostro cuore.
Ma, purtroppo o per fortuna, qui sulla terra non ci sarà più il paradiso. Qui è la sofferenza e questa implica la mancanza del paradiso… Il Figlio di Dio poteva, ma non ha tolto la sofferenza, ma l’ha attraversata. Ha tracciato il sentiero al Paradiso, attraverso la sofferenza.
E per questa strada ci ha preparato il cibo – Il Pane Celeste e la Bevanda Divina. Questo è necessario per far crescere la vita spirituale dentro di noi. Senza pane e senza acqua non si può vivere. Senza questo Cibo non si può vivere spiritualmente. Solo quelli, ai quali non importa della vita spirituale non cercano questo Cibo che ha lasciato Il Figlio di Dio sulla terra.
Questo Cibo assicura anche la forza nella sofferenza. Sopportare le sofferenze necessita più energie che il lavoro ordinario. Si può dire che la sofferenza inghiotte la energia, che vive dell’energia. Perché Gesù non ha tolto la sofferenza, allora ha dato il cibo che è la fonte dell’energia divina, che dà forza nella sofferenza e fa crescere nella fede e nell’amore.
Quelli che entrano nel paese della sofferenza senza energia racchiusa nel Pane Divino, non sanno trarre benefici dalla sofferenza. Vince la propria via crucis quello che si ciba dell’Eucaristia.
L’Eucaristia è il cibo che dà la vita eterna. “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda” – dice Gesù!.
Chi guarda la vita eterna con fede, tende la mano per questo cibo che assicura la partecipazione in quella vita, la partecipazione nella Risurrezione.
Oggi migliaia, o anche i milioni di gente rinuncia la partecipazione nella messa domenicale, rinuncia la Santa Comunione dimostrando che è interessata solamente della vita di oggi e non della risurrezione.
La partecipazione nella processione di Corpus Domini è la professione della fede e il ringraziamento per il Cibo che dà la forza per la crescita spirituale, la forza per sopportare le sofferenze, e assicura la risurrezione. Nella Solennità del Corpus Domini il posto dell’uomo della fede è presso l’altare di Cristo Gesù.

 

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