Domeniche di Pasqua

Anno Liturgico A

Indice:

Domenica di Risurrezione
II Domenica di Pasqua
III Domenica di Pasqua
IV Domenica di Pasqua
V Domenica di Pasqua

VI Domenica di Pasqua
Ascensione del Signore

 

Domenica della Risurrezione

Gv 20, 1-9

"Se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede." – così insegna San Paolo. la fede nella risurrezione non è nata, però, come dicono gli avversari di questa verità, dalle nostalgie o dalle testimonianze insicure degli uomini. La fede nella risurrezione si è formata nella Chiesa da Cristo stesso, che apparendo spesso, fortificava nella coscienza degli Apostoli la convinzione che Lui è vivo, che è uscito vittorioso dal sepolcro.

risurrezione.JPG (13654 byte)Nel tempo delle apparizioni, Gesù non ha risparmiato agli Apostoli le parole dure: siete ciechi e vi manca la sapienza, non vedete e non ricordate tutto quello che vi ho detto, e neanche quello che dicevano i profeti. Solo da queste apparizioni nasce negli Apostoli la certezza e fede che Gesù realmente vive. Questa fede diventa la parte essenziale della Buona Novella.

Il Vangelo della Risurrezione, il Vangelo della Vita si chiama la Buona Novella. Solo quando si radicherà bene nella coscienza degli Apostoli questa verità, loro diventeranno altri uomini. Conquisteranno la certezza che solo credendo in Cristo Risorto si metteranno da parte della vita e contro la morte. Solo dopo questo fatto e fortificati dallo Spirito Santo saranno pronti morire per Cristo similmente come Cristo è morto per loro. Avranno anche la sicurezza che così come Gesù morendo non è morto per sempre, così anche loro vivranno per sempre.

Cristo essendo l’uomo ha accettato anche la nostra morte, perché morire è una cosa umana, ma vincendo la morte vuole dividere con noi il dono dell’immortalità.

Due fiumi si incontrano in Cristo. Uno di questi fiumi porta le acque della morte, l’altro le acque della vita. Le acque della morte sgorgano dalle debolezze dell’uomo, quelle della vita da Cristo stesso, perché come Figlio non muore mai. In Cristo le acque della vita vincono le acque della morte. Il nostro compito e la nostra preoccupazione è di non separarsi mai dal fiume di acqua viva, dal fiume della vita, per non permettere che le acque della morte ci anneghino.

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II Domenica di Pasqua

Gv 20, 19-31

"Pace a voi!
Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi"

Quando gli Apostoli hanno detto a Tommaso che Cristo è risuscitato, questi ha dichiarato che questo è impossibile, che non crede, e crederà solo quando toccherà le cicatrici delle ferite di Gesù. E lui era uno dei Dodici. Sempre accompagnava Gesù, ascoltava il Suo insegnamento, era testimone di tante cose straordinarie che compiva Gesù.

Perciò domandiamo: che cosa è successo alla sua fede? O forse non l’aveva per niente? naturalmente l’aveva, solo che la sua fede non era l’opera della grazia ma è cresciuta dall’esperienza umana e per questo, dopo il trauma della morte di Cristo, si è sgretolata così facilmente. La fede soprannaturale – cristiana è un’opera della grazia. La fede così l'hanno ricevuta gli Apostoli nel giorno della Pentecoste. Alla fede così noi dobbiamo ambire. Niente può rovinare la fede così. Questa da’ il coraggio e la forza. Questa fede ha ricevuto anche Tommaso durante l’incontro con Gesù dopo la risurrezione. Dopo coraggiosamente ha annunziato la Buona Novella fino al martirio.

La corsa dietro gli avvenimenti straordinari, "miracoli" non è la prova della forza della nostra fede ma della sua debolezza. Perché non si crede alla parola di Cristo solo alla propria esperienza. L’esperienza di San Tommaso c’insegna che la vera fede nasce dal contatto personale con Cristo. "Mio Signore e mio Dio!" - ha esclamato felicemente Tommaso quando Gesù si è messo davanti a lui. Soprattutto, però, dobbiamo aver fiducia nella Parola di Dio contenuta nella Sacra Scrittura. E per una fede così dobbiamo sempre pregare.

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III Domenica di Pasqua

Lc 24, 13-35

"Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino"

"Noi speravamo che..." - così dicevano i discepoli allo Sconosciuto, che si era avvicinato a loro lungo la strada per Emmaus. La causa di questa delusione era un errore? Non necessariamente - perché la vita riesce a fare le sorprese e va nella direzione che l’uomo non è in grado di prevedere. Gli uomini credevano a Cristo e anche immaginavano come potrebbe essere in futuro la Sua opera. Si basavano sulla Sua straordinaria forza e su quello che Lui diceva. Tutto, però, è successo diversamente di quello che prevedevano. Da qui la loro grande delusione.

Nella nostra vita ogni tanto succedono situazioni simili, quando ci sembra, che l’insegnamento di Gesù non è compatibile con tutto quello che succede nel mondo. Intanto noi abbiamo troppo poca immaginazione e la vista troppo debole per vedere le nuove prospettive e nuove luci. Abbiamo bisogno, che il Signore ci illumini e ci dimostri, che è possibile vivere secondo il Vangelo in ogni situazione ed in ogni posto. E solo allora l’uomo vive l’illuminazione, acquista la voglia di vivere, così come i discepoli dopo l’incontro con Cristo sulla strada di Emmaus. Perciò siamo pazienti, prendiamo i valori che ci ha portato il Risorto. Solo allora saremo convinti che il Vangelo è anche per oggi. Per Cristo non esiste ieri e domani, per Lui sempre è oggi. Parliamo con Lui il più spesso possibile, sia di quello che ci fa male, sia di quello che ci porta gioia. Così sarà più facile risolvere tutti i nostri problemi.

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IV Domenica di Pasqua

Gv 10, 1-10

"In verità, in verità vi dico:
io sono la porta delle pecore"

Quando guardiamo l’operato dell’uomo di oggi che è pieno d’orgoglio delle proprie conquiste, ci viene spontaneamente la domanda: a lui serve il pastore del quale parla il Vangelo odierno? Ha bisogno di qualcuno che lo porta lungo la vita e scopre davanti a lui le verità di Dio? Esiste in lui la nostalgia di qualcuno che lo ritrova quando la vita lo abbatte lungo la strada? La risposta non è univoca.

Gli uomini sembrano dire che in tutto riescono da soli e Cristo non serve loro per nulla. Dall’altra parte, però, si accorgono che le opere che hanno creato cominciano a superarli e uscire dal loro controllo. Si sentono persi e minacciati. Allora di nuovo si presenta il problema di Dio e cominciano a cercare qualcuno che li tiri fuori da questa matassa.

Bisogna anche ricordare, che l’uomo accanto ai pericoli esteriori, spesso è circondato dalle minacce interne, dal sentimento di colpa e di rimorso. Vagando qui e là, comincia a scoprire che non è in grado di sanare se stesso. E allora arriva alla conclusione, se gli è rimasta ancora un po’ di fede, che può aiutarlo solamente Gesù. Riconquista la coscienza, che con Lui può ricostruire la speranza e l’amore. Per questo sempre era e sarà la necessità di Cristo Buon Pastore, che è in grado di condurre l’uomo attraverso tutti i pericoli.

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V Domenica di Pasqua

Gv 14, 1-12

"Io sono la via, la verità e la vita"

"Io sono la Via, la Verità e la Vita" - così ha detto Gesù. Che cosa risulta da queste parole? Prima di tutto che sul livello spirituale niente è in grado di fermare l’uomo in un posto e in una situazione. L’uomo sempre avrà l’uscita verso il futuro, con la condizione, che conserverà il legame con Cristo, che è la sua via. Lui sempre mette l’uomo in movimento e lo sposta da una situazione all’altra, e ognuna indica la direzione verso la verità. Questa può essere amara e difficile, ma mai porta al vicolo cieco. Perché la verità, anche se fosse tanto difficile, sempre è lo scopo al quale tendiamo. In altre parole, ognuno che segue Gesù, si dirige verso il posto dove Qualcuno aspetta con l’amore.

Questa coscienza, che Qualcuno ci aspetta, illumina i momenti più difficili della nostra vita e gli dà il senso. Da anche la forza per proseguire avanti.

Dove porta la Via della quale parliamo? Conduce alla vita, ma non quella che scorre accanto a noi, piena di ansie, delle sorprese e delusioni. Qui si tratta della partecipazione nella vita che ci da la possibilità di superare se stessi e accettare Dio come il bene e la bellezza, e anche la possibilità di donarsi a Dio e ai fratelli senza limiti. E tutto questo è compreso nelle parole: "Io sono la Via, la Verità e la Vita".

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VI Domenica di Pasqua

Gv 14, 15-21

"Se mi amate, osserverete i miei comandamenti"

Spesso gli uomini domandano: in che cosa consiste l’amore di Dio? Il Vangelo odierno ci dà una risposta chiara a questa domanda. L’amore di Dio non è nient’altro che l’osservanza dei suoi comandamenti. Cristo ci dice: "Se mi amate, osserverete i miei comandamenti". "Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama". Allora esiste un forte legame tra i comandamenti e l’amore di Dio.

Tanti, anche i più zelanti cattolici, si lamentano che non sentono nessun amore verso Dio.. Affermando così, dimentichiamo, che l’amore di Dio non sta nella sfera dei sentimenti e in un ordine naturale. L’amore di Dio è una grazia simile alla fede, per la quale bisogna pregare. I sentimenti o la loro mancanza non decidono sul nostro amore verso Dio. Su questo, amiamo Dio o no, decide il nostro rapporto con i comandamenti. Se li osserviamo, allora abbiamo l’amore di Dio, se no – anche se il nostro cuore fosse riempito dei sentimenti - sarebbe difficile parlare dell’amore di Dio. Allora, se viviamo secondo i comandamenti di Dio, sicuramente il Suo amore è in noi. Dall’altra parte, però, quando la nostra vita religiosa sarà viva e saremo sempre più fedeli a Dio, potrebbero venire anche i sentimenti. Allora anche questi saranno un dono di Dio e bisogna ringraziare Dio per essi. Questi sentimenti qualche volta aiutano nella vita religiosa, ma non bisogna dare ad essi troppo peso.

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Ascensione del Signore

Mt 28, 16-20

"Ecco, io sono con voi tutti i giorni,
fino alla fine del mondo"

Sono passati quaranta giorni dalla Pasqua di Risurrezione. Gesù andò insieme agli undici Apostoli al monte. Erano solo undici perché Giuda non c'era più con loro. Anche sei settimane prima Gesù era stato sul monte con gli Apostoli a pregare. Era Giovedì Santo, un giorno prima della Passione. Un giorno triste. Oggi invece è un giorno gioioso, benché gli Apostoli sanno che il loro Maestro sta per ritornare al Padre. Con grande attenzione ascoltano le ultime parole di Gesù pronunciate su questa terra.

Questa volta il discorso di Cristo è breve, conciso. Questa volta non si tratta di consigli ma di comandi: "Andate, ammaestrate, battezzate, insegnate".

Queste parole sono state rivolte non solo agli Apostoli ma a tutti i discepoli di Gesù, a tutti noi. Tutti siamo obbligati a compiere i comandi del Signore. Il discepolo di Gesù dovrà insegnare. Sarà lui pure "maestro" incaricato dal Maestro unico che è Gesù Cristo.

E l'ultima frase del Vangelo di oggi: "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" - con queste parole Gesù non promette di preservare i suoi seguaci da sacrifici e sofferenze. Non assicura successi immediati. Quelle brevi parole: "con voi" dicono sicurezza, certezza della vittoria finale.

Concludiamo la nostra riflessione con le parole del salmo: "Anche se andassi per valle tenebrosa non temerei alcun male, perché tu sei con me!".

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