Mercoledì delle Ceneri
I Domenica di Quaresima
II Domenica di Quaresima
Mercoledì delle Ceneri
(2011)
Memento homo – Ricordati l’uomo!
Parole molto espressive. Così oggi Dio ricorre a noi. Nel caos della vita “ricordati che sei polvere ed in polvere ritornerai”. Tutto quello che hai e di cui ti vanti diventa polvere, passerà.
Allora –
Stop! Fermati sulla strada della tua vita e rifletti. Un pizzico di cenere, le parole di Dio, il Mercoledì delle Ceneri – questi sono un segnale rosso.
Bisogna ritornare dalla strada cattiva. Andando con la macchina guardi i segnali stradali, le didascalie, i numeri delle strade. Quando sbagli, ritorni attraverso la strada più vicina. Vuoi ritornare sulla strada giusta.
Per ritornare dalla strada cattiva della vita ci invoglia la festa di oggi, la Quaresima, ci incoraggia Dio con le parole: “ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti”.
Queste parole siano per noi il motivo dominante non solo oggi, non solo durante la Quaresima, ma sempre.
I Domenica di Quaresima
Anno A
(Mt 4,1-11)
"In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo."
Oggi la Chiesa ci mette davanti agli occhi due tentazioni, due prove, due esami. La tentazione del primo e del secondo Adamo. La prima era finita con la disfatta; la seconda con la vittoria. La prima era in Paradiso, la seconda nel deserto. Il deserto è l’antitesi del Paradiso. Era ed è un simbolo della vita umana. Anche Cristo Gesù ha cominciato da qui la strada sul Calvario: dal deserto, dal digiuno e dalla tentazione.
Tutti noi, da secoli, siamo condannati agli attacchi dello spirito maligno. Siamo condannati per una scelta permanente tra l’uno e l’altro regno, tra satana e Dio, fra il bene e il male. Nulla di strano perché siamo figli del primo Adamo ed il marchio del suo peccato incombe sulla nostra natura Ha pesato anche la visione del proprio regno di felicità e di salvezza così contraria con la visione del secondo Adamo – Cristo Gesù. Allora, da qui viene il conflitto e l’accusa permanente espressa da San Paolo: “Infatti, io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio”. Ma anche noi possiamo ripetere con lo stesso San Paolo: “Infatti, se per la caduta di uno solo, la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo”.
Però, intanto lottiamo con il vecchio Adamo. Lottiamo con idoli che svegliano nel nostro cuore desideri diversi. Dobbiamo cercare ad applicare nella nostra vita la medicina – l’antidoto, cioè subordinare tutto a Dio, il Bene più grande. Questa medicina è ristabilire l’armonia turbata in noi stessi, subordinare la natura allo spirito e lo spirito a Dio. Il mezzo per questo è l’ascesa.
Non abbiamo paura di questa parola, perché quella non è una fuga dalla vita, ma impegnarsi e dominare il più difficile campo della vita – il proprio IO! Nella vita bisogna sempre rinunciare a qualcosa in favore di una migliore.
II Domenica di Quaresima
Anno A
«Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento.
Ascoltatelo»
La scena sulla montagna (il Tabor) è descritta in modo chiaro e semplice. “Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro”. Pietro doveva essere il suo successore sulla terra. Anche lui voleva la gloria di Cristo senza Croce. Gli altri due sognavano i posti più vicini a Cristo nel Suo regno. Ora sulla montagna, sono i testimoni del grande incontro: dell’incontro dei rappresentanti dei due Testamenti. “Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui”. Mosé – l’autore della Legge, ed Elia – il primo dei profeti. Fra loro Cristo – il Rappresentante del Nuovo Testamento, ed accanto a Lui gli Apostoli.
Non sappiamo quale fosse il tema di questo eccezionale incontro. Probabilmente l’opera di salvezza. Pietro non ha udito questo, ma affascinato da questa eccezionale visione ha detto: «Signore, è bello per noi essere qui!». Con il suo ingenuo entusiasmo avrebbe desiderato costruire tre tende e restare là per sempre. Ha nuovamente dimenticato che non c’è e non può esserci gloria permanente senza la croce. Non esisterebbe la montagna della Trasfigurazione senza il Calvario.
Questo monologo di Pietro viene interrotto da Dio stesso. Perché “Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo»”. Queste parole erano indirizzate agli Apostoli. Ora, non Mosé – il rappresentante della Legge, né Elia – il rappresentante dei profeti, ma “il figlio prediletto” di Dio, deve essere il tema e la sostanza della loro dottrina. “All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore”. Solamente il Salvatore li ha calmati dicendo: «Alzatevi e non temete».
Il senso del Vangelo di oggi è molto profondo ed espressivo. Espressivo, perché non esiste vera vita senza trasformazione. Ogni vita è collegata con il processo di trasformazione interiore ed esteriore. Inoltre, nella vita spirituale questa legge è obbligatoria. Se siamo predestinati alla vita soprannaturale con Cristo, in Cristo e per Cristo, dobbiamo deporre l’uomo vecchio e rivestirci del nuovo.
Ciò è possibile? Sì, è possibile e necessario. Il primo passo è il rinnovamento dello spirito e della mente. L’atteggiamento intellettuale forma l’uomo. Allora, bisogna riesaminare il proprio modo di pensare di Dio, degli uomini, di se stesso e del mondo. Riesaminare la propria “visione di salvezza e di felicità” ed adattarla a quella di Gesù e non fare il contrario. Questa trasformazione e rinnovamento interiore sono necessari per tutti noi, ed il tempo di Quaresima è il tempo migliore per rinnovare e trasformare il nostro spirito.