Le riflessioni delle domeniche dell'Avvento

Anno liturgico "B"

I Domenica di Avvento

Mc 13,33-37

«Vegliate, dunque, poiché non sapete
quando il padrone di casa ritornerà»

Immersi nel quotidiano, pieni di preoccupazioni e difficoltà, perdiamo il Signore Dio dalla nostra vista. Per questo abbiamo delle pretese verso Dio stesso dicendo: “Hai nascosto il Tuo volto davanti a noi”. Ma non è così, Lui non ha nascosto il Suo volto, solo che noi non vogliamo vederLo. Qualche volta anche diciamo: “Ci hai messo nella potenza della nostra colpa”. È vero, di queste colpe è pieno il mondo. Le ingiustizie, le guerre, le rapine e le violenze sono la quotidianità.Ma non solo per queste cause Dio ci sembra essere assente tra noi. Mai nella storia questa assenza era così evidente e chiara come oggi. I successi della scienza hanno dato all’uomo la convinzione che lui è il Signore della terra. Dio Creatore sembra sempre di più inutile. Anche le persone credenti sono disorientate. Sembra che alcuni di loro insieme con il profeta Isaia gridino: “Perché Signore ci lasci vagare”?

Questo non è vero! Dio non solo non ci lascia vagare ma ci invita alla vigilanza. «Vigilate, dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà» ci dice nel Vangelo di oggi. Il nostro sbaglio è proprio qui, che non vigiliamo e cadiamo nelle tentazioni e anche nelle convinzioni che l’assenza di Dio è un’assenza definitiva, cioè Dio non è esistito mai e non vale la pena di aspettarLo. Ma l’assenza di Dio nella nostra vita non conferma che Dio non esiste. Quella solo ci afferma che abbiamo commesso un errore nel pensiero. Oggi nessuno sosterrà che non esistono le stelle che noi non vediamo. Dalla mancanze della prova dell’esistenza di Dio nella nostra vita quotidiana non risulta affatto che Lui non esiste. Di questo dobbiamo prendere la coscienza all’inizio dell’Avvento che è l’attesa della venuta del Signore.

Che cosa significa aspettare? Significa che bisogna essere vigilante e aperto alla verità e al bene. Questo significa anche la prontezza di andare dietro Quello che dà il senso definitivo alla nostra vita.

Il messaggio della prima domenica d’Avvento è molto eminente, chiaro. Ci sono i momenti nella vita di ogni uomo quando Dio sembra essere assente. Non possiamo però considerare quest’assenza come definitiva. Il Signore può venire in ogni momento. Perciò siamo prudenti e vigiliamo per non perdere quello che è il più importante nella vita dell’uomo.

II Domenica di Avvento

Mc 1,1-8

"Preparate la strada del Signore,
radrizzate i suoi sentieri."

Chi era quell’uomo di duemila anni fa? – forse ci domanderemo ciò dopo l’ascolto del Vangelo di oggi. Era l’ultimo messaggero e profeta prima di Gesù. Lui doveva preparare il popolo alla Sua venuta. Era – così dice il testo della Sacra Scrittura – la voce nel deserto. Perché nel deserto? Eppure parlava alla gente  che lo ascoltava.Questo è vero, ma i loro cuori, racchiusi negli stretti vincoli della legge giudaica, erano come la terra secca, non capaci di accogliere le parole di Dio stesso. Questo si manifesterà ancora di più nel tempo dell’insegnamento di Cristo.

Ma che cosa lui ha da dire oggi a noi? Allora erano altri tempi, altra gente, altra ottica ? Penso, però, che può dirci tanto. Da quello che diceva, che cosa e come insegnava, risulta che gli occhi purificati dal deserto vedono di più, più chiaro e più lontano. Vedono tutto quello che nell’uomo è eterno e sempre attuale. C’è solo un problema: noi vogliamo ascoltarlo? Le sue parole le prendiamo sul serio?

- Convertitevi – ci dice Giovanni. La conversione – questo è un problema eterno dell’uomo. L’uomo sempre ha cercato le scorciatoie, scambiava il bene con il male, subiva diverse influenze non sempre buone. Oggi di questi errori umani ci sono tantissimi. Per questo le parole di Giovanni che richiamano alla conversione sono tanto attuali, anche per noi credenti. Che cosa dobbiamo cambiare nella nostra vita? Che cosa aggiustare? – ci domandiamo. A queste domande meglio di tutto ci risponde la nostra coscienza, i comandamenti di Dio e i precetti della Chiesa

Giovanni parla anche di “uno più forte” che deve venire, cioè di Cristo. Ci chiama alla creazione di un giusto clima per la venuta del Signore. Questa azione la chiama “Raddrizzare i sentieri”. Ma di quali sentieri parla? Penso, che si tratta prima di tutto dei nostri pensieri. Proprio questi sono spesso la fonte dei nostri errori. Dopo ci sono le nostre emozioni, le nostre scelte e alla fine le nostre opere. È necessario anche il consolidamento della nostra fede. Il Natale – questo non è solo una tradizione, l’albero di Natale, i regali, e neanche la Santa Messa di Mezzanotte, ma soprattutto l’incontro con Quello che era, che è e che sempre viene – con il Figlio dell’Uomo

Alla preparazione di questo incontro ci chiama oggi il Battista  - l’uomo del deserto.

 

III Domenica di Avvento

Gv 1,6-8.19-28

"Chi sei tu?"
"Io non sono il Cristo"

«Chi sei tu?» - questa domanda è stata rivolta a Giovanni Battista che operava sul Giordano. Ma questa domanda può essere rivolta anche a noi? Giovanni ha dato una risposta molto chiara. No, non sono il Messia, non sono Elia, e neanche un profeta – ha risposto. Allora chi sei? – hanno insistito i farisei. Giovanni ha risposto dicendo la verità: Io sono solo una voce, sono solo un piccolo messaggero, precursore di quello che deve venire e al quale io non sono degno di sciogliere il legaccio del sandalo. Giovanni sapeva bene che alla domanda fatta in questo modo bisogna dare una risposta univoca.

Penso che le nostre risposte a questa domanda sarebbero molto interessanti. Chi siamo noi, gli uomini che vivono nel tempo di grande sviluppo tecnologico, nella civilizzazione dell’immagine e del suono, quando si creano le stelle cinematografiche e lanciano le nuove mode non solo dei vestiti. Chi sono io come uomo? Sono degno di questo nome? Non sono la negazione dell’umanità? Non sono un uomo-maschera, un uomo-modello? Chi sono come padre? Madre? Chi sono come uomo giovane? Ho paura che per tanti di noi sarebbe troppo difficile dare una risposta chiara. Abbiamo accettato non solo i nuovi modelli dei vestiti ma anche i comportamenti o addirittura le convenzioni , così che non è facile rispondere alla domanda: chi siamo.

La verità su di noi si sarebbe complicata ancora di più se ci domandassimo: chi siamo come cristiani? Si possono vedere in noi i segni del cristianesimo? Queste sono le domande che nascono nel contesto dell’atteggiamento di Giovanni Battista. Lui era completamente univoco. In lui non c’era nessun “se”, “però”, “ma”. Lui non ha fatto e non ha detto niente per essere popolare, mai ha messo una maschera. Non aveva paura della sua posizione. E proprio per questo è stato conosciuto ed è diventato famoso. Neanche la vita, che ha sacrificato difendendo i principi morali, aveva per lui tanta importanza. Aveva timore solo di una cosa: di non deludere Dio, di non oscurare Quello che doveva venire. Ed è successo così. Quando ha finito la sua missione è sparito dall’orizzonte. “Lui deve crescere e io diminuire” – ha detto.

Nel contesto di Giovanni Battista rispondo a me stesso:

 

IV Domenica di Avvento

Lc 1,26-38

"Eccomi, sono la serva del Signore,
avvenga di me quello che hai detto"

Il Signore è vicino. In effetti, dal momento dell’Annunciazione il Signore era vicino. Ma che cosa significava quest’avvenimento? Prima di tutto la redenzione di tutta l’umanità, cominciando dal primo uomo e finendo sull’ultimo che vivrà sulla terra. L’inizio dei nuovi tempi, della nuova religione :quella cristiana. Questo significava per tutti gli uomini l’inizio della vita secondo le nuove norme. E così è cominciato tutto quello che noi viviamo in questo tempo. E questo è successo per la volontà di Dio misericordioso e dall’accettazione della giovane donna, la Madre del Salvatore.

Quando si avvicina il Natale non si può non ricordare questi fatti. Subito dopo la caduta dei nostri progenitori il Signore Dio ha annunciato che manderà il Redentore e che in quest’opera la donna avrà la sua parte. Allora non si sapeva quando doveva succedere questo e chi sarebbe stata la donna. Nel momento dell’Annunciazione tutto è diventato chiaro.

Nel giorno del Natale vale la pena di esprimere la nostra gratitudine al Signore perché dopo il peccato originale non ci ha lasciati soli e ci ha mandato il Salvatore promesso. Facciamo allora del tutto per prepararci bene all’anniversario della Sua venuta, che festeggeremo fra pochissimi giorni..

Allora che cosa dobbiamo fare? Penso che dobbiamo cominciare dal pentimento per i nostri peccati e per la nostra dimenticanza di Dio nella vita quotidiana. Dopo bisogna tendere la mano verso quelli che non vivono in pace con noi e pronunciare la più difficile parola: scusa.

 

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