Domeniche di Quaresima
Anno Liturgico C - 2013

Indice:

I Domenica di Quaresima
II Domenica di Quaresima
III Domenica di Quaresima
IV Domenica di Quaresima
V Domenica di Quaresima
Domenica delle Palme

I Domenica di Quaresima
Anno C

(Lc 4,1-13)

«Gesù fu guidato dallo Spirito nel deserto e tentato dal diavolo»

Nel molto discusso film “L’ultima tentazione”, Martin Scorsese ha messo una inventata scena della tentazione di Gesù sulla croce. Prima della morte il satana dimostra a Gesù come sarebbe la sua futura vita se rinunciasse la morte e la sua missione. Il diavolo Gli fa da guida del futuro e Lo invoglia a cambiare la decisione. Il diavolo ha preso le sembianze del bellissimo angelo.
Il satana che realmente ha tentato Gesù nel deserto ha deciso di agire e tentare non con le apparenze esteriori ma con grande intelligenza. Nel mondo ci sono tati affamati, alloro propone di cambiare i sassi nel pane. Gesù è venuto a salvare tutti gli uomini, allora Gli promette le ricchezze di tutto il mondo. Permettere agli angeli di portarlo sulle mani avrebbe convinto tantissimi uomini.
Il protagonista del racconto di Slawomir Mrozek ha deciso di vendere la propria animo al diavolo. Al posto prestabilito si è presentato un personaggio molto strano: “I zeccoli di plastica, la coda strappata e legata con lo spago, la pelliccia mangiata dalle tarme, le corna piccole e non sviluppate bene” Alla domanda, perché è così malconcio, gli ha risposto: “Quale anima, tale diavolo!”

II Domenica di Quaresima
Anno C

(Lc 9,28-36)

«Mentre Gesù pregava, il suo volto cambiò d’aspetto»

Si può guardare e non vedere, si può ascoltare e non sentire, si può sentire e vedere e nonostante tutto essere cieco e sordo interiormente. Questa situazione di indifferenza vivono tantissimi cristiani di oggi. Mi sembra che anche gli Apostoli che erano testimoni della Trasfigurazione di Gesù hanno provato questo stato. Anche loro vedevano e sentivano ma non hanno capito e ancora per tanto tempo non capivano quest’avvenimento. «Maestro, è bello per noi essere qui» – dice Pietro pieno di ammirazione. “Rimaniamo qui, perché stiamo così bene” – quanti cristiani di oggi cercano nella religione gli stati di euforia e di piacere? Ma quando arrivano i momenti della prova della fede, quando bisogna dare un esame con la vita in quello che credono, allora molto presto dimenticano le gioie, i piaceri, le estasi, e si allontanano come Pietro durante la passione e crocifissione di Gesù.
Si può guardare e non vedere, si può ascoltare e non sentire, si può sentire e vedere e nonostante tutto essere cieco e sordo interiormente… e per questo è necessario capire che cosa vuole dirci Dio con le parole: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». Gesù sicuramente ha qualcosa da dirci. Vuole parlarci dell’amore, ma non di quello sentimentale, ma di quello vero ed esigente, vuole parlarci del perdono e della salvezza, vuole esserci fratello del cammino che rispetta la liberta della scelta dell’uomo. Vuole raccontarci del cielo e vuole condurci al paradiso nel modo molto serio. Vuole accompagnarci dal monte Tabor – Monte della Trasfigurazione al Monte Calvario. Solo così si può raggiungere il Monte dell’Ascensione, la salvezza e la felicità eterna.
Io sono pronto a intraprendere questo viaggio? A Pietro piaceva stare sul Monte della Trasfigurazione, ma era assente sul Calvario. Ma per raggiungere il Maestro doveva attraversare il proprio Calvario. Il Monte della Trasfigurazione è solamente una tappa, così come anche il Calvario. Bisogna ricordare ciò nei momenti di grande gioia ma anche nei momenti del dolore e delle prove.

III Domenica di Quaresima
Anno C

(Lc 13,1-9)

«Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo»

«Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo» - ci ammonisce Gesù nel Vangelo di oggi. Tutti noi in qualche senso abbiamo bisogno della conversione. Lo hanno bisogno in modo particolare tutti quelli che conoscono la religione cristiana e sanno della necessità della appartenenza alla Chiesa, ma nonostante ciò stanno lontano da essa.
Quelli che accettano cristianesimo e cominciano a vivere secondo i precetti della Chiesa Cattolica, li chiamiamo “convertiti”. In Polonia ai grandi convertiti apparteneva Stanislao Przybyszewski. Come scrittore rappresentava così detto modernismo e decadentismo. Nelle sue opere sempre aveva un atteggiamento contrario, anzi nemico, verso la Chiesa. Non solo criticava ma anche derideva e disprezzava i valori cristiani. Un anno prima della morte ha deciso di cambiare la propria vita spirituale. Il giorno 20 ottobre 1926 ha depositato la propria dichiarazione:
“Dichiaro che nella fede cattolica, nella quale sono nato, voglio vivere e morire. Per tutti i reati contro le norme di questa fede mi pento e desidero aggiustare tutto. Profondamente e cordialmente devoto della Chiesa Cattolica – Stanislao Przybyszewski”.

IV Domenica di Quaresima
Anno C

(Lc 15,1-3.11-32)

«Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita»

I critici d’arte, parlando dell’opera di Rembrandt “Il ritorno del figlio prodigo”, dedicano tante parole e tanto tempo al padre e al figlio che ritorna, che si converte, e sembra che dimenticano completamente quel altro figlio. Rembrandt lo ha messo da una parte, appoggiato su una colonna. Sulla sua faccia poco illuminata si vede la rabbia e la disapprovazione, o anche il disprezzo di quella scena dell’amore paterno.
Il figlio più grande, quello che è rimasto con il padre e ha lavorato pesantemente, spesso è considerato migliore e la sua disapprovazione si giustifica. Ma dobbiamo forse verificare questo pensiero. La sua obbedienza al padre non è l’obbedienza calcolata? Interessata? Dentro di lui non c’è né amore né gioia dal ritorno del fratello. Rivolgendosi al padre non parla di lui “mio fratello” ma “il tuo figlio”!
Purtroppo anche oggi, tra di noi cattolici, esiste questo atteggiamento sbagliato del “figlio maggiore”. Siamo “fedeli” perché abbiamo paura oppure aspettiamo la ricompensa. Manca spesso quel pizzico d’amore che può aggiungere sapore alla vita di tutti.
Dobbiamo ricordare che l’opera salvifica di Gesù ha così grande valore, perché alla base non sta solo l’obbedienza al Padre ma soprattutto l’AMORE!

V Domenica di Quaresima
Anno C

(Gv 8,1-11)

«Chi di voi è senza peccato,
getti per primo la pietra contro di lei»

Il Vangelo di oggi  ci presenta una delle tante prove, per far cadere Gesù in fallo: se non condannasse la donna peccatrice, infrangerebbe la legge dell’Antico Testamento che  ordinava di lapidare le donne come questa. Se invece permettesse di farla lapidare, allora contraddirebbe le proprie parole, secondo le quali il Figlio dell’Uomo non è venuto a condannare i peccatori ma dare loro la vita eterna.
            Gesù, rispondendo alla provocazione dei farisei, ha dato  una  lezione a tutti quelli che vogliono essere giudici degli altri: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei».  
Allora stiamo attenti, perché questa è una lezione di vita, questo ammonimento riguarda anche noi, perché spesso e in modo gratuito diamo i giudizi e condanniamo gli altri.
        Da questo testo, comunque,  Gesù non giustifica la donna o il peccato, ma in modo delicato e con grande amore ma anche con grande fermezza,  ordina alla donna: «va’ e d’ora in poi non peccare più».
        Le ascoltiamo dopo ogni confessione sacramentale, allora prendiamole come messaggio di vita quotidiana, tanto che Mi auguro, Vi auguro, che dalla prossima confessione si possa evitare ogni peccato!

Domenica delle Palme
Anno C

(Lc 22,14-23,56)

La passione del Signore.

Fiodor Dostoiewski nel libro I fratelli Karamazow parla di Gesù che durante l’inquisizione a Siviglia ritorna sulla terra. Risuscita i morti, guarisce i malati, insegna la misericordia. Le folle Lo salutano con grande gioia ed entusiasmo. Quando però viene arrestato, nessuno Lo difende e l’Inquisitore Generale afferma che la stessa gente che ammirava i Suoi miracoli, domani con le proprie mani accenderà il rogo per bruciarLo.
Gli abitanti di Gerusalemme durante l’ingresso di Gesù nella Città Santa, Lo acclamavano perché aveva loro promesso la libertà. Pensavano che i romani, che occupavano la Palestina, sarebbero stati cacciati via e loro avrebbero riconquistato la pace e la prosperità. Qualche giorno dopo, hanno urlato perché fosse crocifisso. Sono rimasti delusi, il miracolo della liberazione non è avvenuto e la libertà dal peccato che proponeva Gesù non li interessava.
Il sacerdote-teologo polacco Giuseppe Tischner ha coniato un concetto, una definizione homo sovieticus per definire un fenomeno che esiste nelle società postcomuniste: grazie alla sottomissione al partito l’uomo acquisiva il diritto per i beni dello stato, poteva fare la carriera professionale o sociale e nello stesso tempo si sentiva libero dalla responsabilità di quello che faceva. Pieno di pretese accusava gli altri e mai se stesso. Non era capace a fare il minimo sacrificio.  

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