Domeniche di Quaresima
Anno Liturgico C - 2010

Indice:

I Domenica di Quaresima
II Domenica di Quaresima
III Domenica di Quaresima
IV Domenica di Quaresima
V Domenica di Quaresima
Domenica delle Palme

I domenica di Quaresima

Lc 4, 1-13

"Non di solo pane vivrà l'uomo"

Il Vangelo di oggi ci parla della tentazione di Gesù. Satana – l’angelo ribelle vuole tentare Cristo. Si serve del semplice dialogo. Vuole svegliare la triplice concupiscenza che si trova nella natura umana. Però, Cristo pur essendo il vero uomo, riesce a vincere queste tre tentazioni. Non si mette a discutere col satana, ma gli risponde brevemente e deciso: “Non di solo pane vivrà l’uomo”, “Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai”, “Non tenterai il Signore Dio tuo”. Qui finisce il discorso ed “il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato”. Non ci sono dubbi, che “quel tempo” è il giorno della Passione di Gesù, quando satana ha perso totalmente la battaglia con Dio.
Con quel’episodio Gesù vuole insegnarci, come dobbiamo comportarci nel caso della nostra tentazione. Non possiamo discutere o fare i patti col satana. Dobbiamo rispondere brevemente ed in modo deciso, come abbiamo fatto durante il battesimo: “Rinunci a satana? – Rinuncio. E a tutte le sue opere? – Rinuncio. E a tutte le sue seduzioni? – Rinuncio”. Il cristiano, il battezzato deve combattere le tentazioni nel modo risoluto, come ha fatto Cristo. Siamo figli di Dio e seguaci di Colui che ha vinto la battaglia con satana e dobbiamo servire solamente il nostro Signore, e tutti gli attacchi del diavolo dobbiamo respingerli con il breve: “Vattene satana!”

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II domenica di Quaresima

Lc 9,28-36

"Mentre Gesù pregava, il suo volto cambiò d’aspetto"

La Trasfigurazione sul monte Tabor aveva un doppio scopo: doveva prepararli Apostoli alla futura passione del loro Maestro e convincerli che conviene credere in Cristo. Per gli Apostoli, come per tutti gli Ebrei era difficile concordare la passione e la morte con la potenza del Messia. Cristo voleva insegnar loro che il Messia non solo può ma deve prendere su di sé le sofferenze per dimostrare più chiaramente la Sua gloria futura. La Trasfigurazione era anche un premio per gli Apostoli per la loro fede. Prima sono stati testimoni degli attacchi a Cristo, dell’incomprensione della Sua dottrina. Forse anche loro avevano dubbi ma non Lo hanno abbandonato. Sono rimasti fedele in questi momenti difficili. Ed oggi Gesù premia la loro fede, dimostrando, che non hanno sbagliato avendo fiducia in Lui. Quale è la proposta per noi? Se saremo fedeli a Cristo, fiduciosi in lui anche a noi spetta un premio. La sofferenza non può allontanarci da Dio. Questa ha uno scopo didattico: deve sempre mobilitarci e trasformarci interiormente. Il nostro compito è trasformarci, perfezionarci continuamente. La Santa Messa nella quale Cristo stesso si trasfigura, deve non solo ricordarci l’obbligo del nostro cambiamento, ma anche ci indica la strada come possiamo trasformarci. Cristo è arrivato alla trasfigurazione attraverso la sofferenza. E noi come vogliamo arrivare ad essa?

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III domenica di Quaresima

Lc 13,1-9

"...se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo"

“…se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”.
Queste sono le parole chiave del Vangelo di oggi, che sono ripetute due volte in questo breve brano. “Tutti”, perché tutti abbiamo bisogno della conversione – tutti e sempre. Il giorno nel quale dicessimo: “non mi serve la conversione” sarebbe il giorno della nostra tragedia, della nostra rovina.
Ma il Vangelo di oggi vuole insegnarci anche, come dobbiamo guardare gli avvenimenti, le catastrofi, le tragedie nel mondo di oggi. Questi sono i segni del tempo. Dio ci parla non solo nel Vangelo, nei sacramenti ma anche tramite gli avvenimenti nella storia.
Il massacro degli Galilei, il crollo della torre di Siloe, erano i segni per la gente di allora. Tutto ciò si compie nel tempo, nel presente, ricorda ed annuncia il futuro. Come il tempo dell’Apocalisse esige dall’uomo la decisione della penitenza, così i segni del tempo chiamano l’umanità alla riflessione, alla conversione, al ritorno a Dio. Bisogna avere tanta sensibilità e la sapienza della fede per decifrare bene la lingua dei segni di Dio.
E noi sappiamo interpretare i segni del nostro tempo? Ci convertiamo o solo come i contemporanei di Gesù sappiamo lamentarci senza nessun cambiamento nella nostra vita?
Per crescere, maturare, portare frutti è necessario il cibo e la bevanda. Questo cibo è la Parola di Dio, il Corpo ed il Sangue di Cristo. Senza questo cibo non c’è nessuna conversione e non esiste il cristianesimo maturo.

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IV domenica di Quaresima

Lc 15,1-3.11-32

Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita.

La parabola di Cristo che abbiamo appena udita di solito è chiamata “la parabola del figlio prodigo”. Ma in realtà dovrebbe essere chiamata “la parabola del padre misericordioso” perché il padre e non il figlio è il protagonista di questa parabola.
Ci stupisce la misericordia del padre nei confronti del figlio prodigo. Per noi sarebbe molto difficile comportarci così. Forse la nostra reazione sarebbe stata simile a quella del figlio più grande. Forse ci saremmo offesi per la apparente ingiustizia del padre. Molto spesso siamo disposti a giudicare gli altri, dimenticando che una volta anche noi saremo giudicati.
Lo sdegno del figlio più grande forse era giusto ma non può essere mai giustificato. Il padre che ha dato la vita al figlio non vuole decidersi a spegnere la vita in lui. Perciò vedendo in lui la scintilla della buona volontà ha deciso di ravvivarla in una grande fiamma d’amore. Il padre ha accolto nella sua comunità il ritornato affermando con gioia: “bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”.
Rallegriamoci ogni volta, quando riusciamo a ricondurre un peccatore a Dio e pensiamo sempre questo, che Dio è soprattutto il Dio della misericordia e di ogni consolazione.

La Santa Messa è anche un banchetto preparato per i buoni e per il figli prodighi. Preghiamo oggi perché tutti possano approfittare dei suoi frutti: tutta l’umanità redenta dalla passione e morte di Gesù Cristo.

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V domenica di Quaresima

Gv 8,1-11

«Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

A Cristo hanno condotto una donna, si può dire dalle bassezze sociali, dalla miseria morale, dal fango, dalla strada del male e del peccato. La hanno posta davanti a Cristo perché Lui decidesse, giudicasse: deve vincere la vecchia legge o l’amore proclamato da Lui? “Mosé, nella legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?” Cristo non ha detto neanche una parola. Poteva dichiararsi in favore della legge, confermare la condanna. Poteva dire: fate quello che vi ha comandato Mosé. Ma questa sarebbe la rinuncia dell’uomo amato per il quale doveva versare il sangue, per il quale doveva dare la propria vita.
Davanti a Lui stava l’uomo. L’hanno condotto perché così diceva la fredda legge. Ma il cuore del Salvatore ravviva con l’amore i crudi precetti. Davanti agli occhi di Gesù c’erano uomini uguali ad essa: i peccatori, i miseri, immersi nella palude del peccato. “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”. E quelli che stavano intorno si sono convinti che sono simili all’adultera. Hanno letto i propri peccati scritti da Gesù. Hanno cominciato ad allontanarsi.

È venuto il tempo di vedere dentro di noi. La Quaresima vuole avvicinarci a Cristo, perché potessimo confessare a Lui tutto ciò che appesantisce i nostri cuori. Perché tutti noi potessimo udire le parole della bontà: “Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”.

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Domenica delle Palme

Lc 22,14-23,56

«Veramente quest’uomo era giusto».

La Domenica delle Palme è un giorno pieno di gioia e di elevato stato d’animo. I ramoscelli che portiamo oggi in chiesa per benedirli annunciano la primavera e nello stesso tempo esprimono i nostri desideri. Vogliamo aderire alla folla degli abitanti di Gerusalemme che hanno preparato l’entrata trionfale di Gesù.
Ma la domenica odierna ha anche un altro nome: la Domenica della Passione di Gesù, perché inizia la Settimana Santa. La gioia e l’incantamento si trasformano in un’atmosfera seria e piena di dolore. Gesù sapeva che l’entusiasmo della folla sarebbe durato poco e che fra qualche giorno la stessa gente avrebbe gridato davanti al Pilato: “Crocifiggilo!, crocifiggilo!”.

Oggi siamo venuti in tanti per salutare il Signore che viene a noi. Lui desidera che Lo accompagniamo ugualmente nell’ora della Sua Passione: nel Giovedì Santo, Venerdì e Sabato. Se perseveriamo vicino a Gesù fino alla fine, allora la nostra gioia sarà piena.

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