Domeniche del Tempo Ordinario
Anno Liturgico C - 2013

Indice:

Domenica del Battesimo di Gesù
II Domenica Ordinaria
III Domenica Ordinaria
IV Domenica Ordinaria
V Domenica Ordinaria
Santissima Trinità
X Domenica Ordinaria
XI Domenica Ordinaria
XII Domenica Ordinaria
XIII Domenica Ordinaria
XIV Domenica Ordinaria
XV Domenica Ordinaria
XVIII Domenica Ordinaria

XX Domenica Ordinaria
XXI Domenica Ordinaria
XXII Domenica Ordinaria
XXIII Domenica Ordinaria
XXV Domenica Ordinaria
XXVI Domenica Ordinaria
XXVII Domenica Ordinaria
XXIX Domenica Ordinaria
XXX Domenica Ordinaria
XXXI Domenica Ordinaria
XXXII Domenica Ordinaria
XXXIII Domenica Ordinaria
Cristo Re dell'Universo

Battesimo del Signore
Anno C

(Lc 3,15-16.21-22)

«Mentre Gesù, ricevuto il battesimo,
stava in preghiera, il cielo si aprì.
»

«Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Del fenomeno di Gesù di Nazareth si occupano anche gli psicologi. Proprio loro concordano ad affermare che l’uomo sentendo da suo padre  belle parole di apprezzamento, piene di amore, di bontà e di incoraggiamento può sviluppare in sé la forza di vincere ogni ostacolo della vita. 
«Tu sei il Figlio mio, l’amato» - chi sente  queste parole può essere in grado di attraversare la vita non solo facendo del bene ma anche  facendo miracoli e far risuscitare.
Se vogliamo cercare la conferma psicologica per il prodigio di Gesù Cristo allora dobbiamo cominciare da queste bellissime parole, piene di amore, nelle quali Dio dice: Questo è il mio figliolo che amo e tutto quello che lui fa è buono e mi piace. Sono orgoglioso di te, figliolo.
Un uomo che riesce a udire queste parole  può fare tutto. Può passare la vita sanando, guarendo, dando la speranza, insegnando la sapienza.
Se non udiamo dai nostri padri, dai nostri genitori: sei il mio figliolo amato e tutto quello che fai mi piace, allora dobbiamo ricordare che Dio nella persona di Gesù, queste parole le dice anche a noi, le parole più belle che si possono udire nella nostra vita.  

 

II Domenica del Tempo Ordinario
Anno C

(Gv 2,1-11)

«Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù »

«Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Queste parole dice l’animatore delle nozze di Cana di Galilea allo sposo. Dobbiamo però capire queste parole come rivolte a Gesù stesso.
La caratteristica delle sette religiose o dei mercanti è quella che all’inizio dimostrano un offerta molto bella e attirante. Ci presentano il buon vino all’inizio, all’approccio. Ci presentano qualcosa che ci piace e volentieri lo ingoiamo. Ma dopo, quando già abbiamo le mani legate, quell’offerta comincia a diventare grigia e scopriamo che siamo caduti nelle mani del ladro. Alla fine risulta che al posto del buon vino abbiamo bevuto una coppa amara.
Le sette e i mercanti.
Invece Gesù non vende neanche il Regno dei cieli. Gesù è quello che dimostrando la “versione di prova”, facendo la “pubblicità” del Regno di Dio, dimostra la verità:
“Tutto quello che assaggiate qui sulla terra, il buon vino che vi offro, sarà lo stesso che riceverete nel Regno del mio Padre”.
Qui non c’è la bugia. Gesù non fa la pubblicità di qualcosa che  vuole venderci per forza, che vuole a tutti i costi “rifilarci”. Gesù ci fa una proposta molto concreta e nello stesso tempo impegnativa: qui sulla terra potete conquistare il biglietto d’ingresso al paradiso. Al paradiso vero. Non quello che vi propongono i mercanti che vendono falso oro!
«Hai tenuto da parte il vino buono finora». Lui conserverà il vino buono per il banchetto dove siamo tutti invitati. Proviamo insieme con Lui fare un brindisi con questo vino, bere dal Suo calice!  

III Domenica del Tempo Ordinario
Anno C

(Lc 1,1-4; 4,14-21)

«Oggi si è compiuta questa Scrittura»

«Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

Ogni giorno è un “oggi” quando si compiono le parole della Scrittura. Gesù ogni giorno realizza la Parola di Dio,
ogni giorno viene da noi,
ogni giorno muore sulla croce,
ogni giorno risuscita,
ogni giorno conquista la salvezza per noi,
ogni giorno proclama il Vangelo,
ogni giorno trasforma l’acqua in vino,
ogni giorno trasforma il vino in Sangue e il pane in Corpo nella Santissima Eucaristia.
Ogni giorno è il Giorno del Signore!
E se diciamo che “oggi si è compiuta questa Scrittura”, allora lo diciamo con la consapevolezza che questo è l’eterno “oggi” di Dio. E’ qualcosa che comprende ogni giorno della nostra vita. In ogni giorno della nostra vita possiamo dire:
Oggi Dio è venuto da me,
oggi Dio mi ha salvato,
oggi Dio mi ha aiutato,
oggi Dio mi ha permesso di ritrovarmi,
oggi voglio appartenere a Dio!  

IV Domenica del Tempo Ordinario
Anno C

(Lc 4,21-30)

Gesù come Elia ed Eliseo è mandato non per i soli Giudei.

“In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria”.
Queste sono le parole che contrariamente alle apparenze dovrebbero riempirci di speranza.
Sono quasi sicuro che tanti di voi hanno vissuto o vivono quest’esperienza. Vorrebbero proclamare, annunciare nella propria famiglia, nella propria casa, tra gli amici, nella coppia matrimoniale, ai genitori, ai figli, quali belle cose sperimentano nell’incontro con Dio ma sempre sono frenati, contrariati e quasi derisi.
Se in questi momenti vi sentite impotenti, non riuscite a fare ciò, oppure quando lo fate siete ripudiati, ricordate sempre queste parole del Vangelo di oggi. Anche lo stesso Gesù non era in grado di proclamare la Buona Novella, la Parola di Dio nella propria città, tra i propri amici, conoscenti e famigliari. Se anche a Lui hanno fatto così, allora pure noi non dobbiamo sentirci troppo male, scoraggiati o infelici. Dobbiamo accettare con umiltà il pensiero che il Vangelo  sarà proclamato non da noi ma dagli altri mandati da Dio.
Coraggio, non abbiate paura!

 

V Domenica del Tempo Ordinario
Anno C

(Lc 5,1-11)

Lasciarono tutto e lo seguirono.

«Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti».
Ogni volta quando ascolto queste parole del Vangelo,  la fede di Pietro mi commuove. La sua fede è la fede dell’uomo che immediatamente ha creduto, immediatamente ha realizzato quello che Dio ha detto, immediatamente ha risposto: SI! In questo, nel credere, Pietro è tanto simile a Maria.
Lui sa bene che Gesù è il figlio del falegname di Nazaret e non dovrebbe insegnare come si pesca perché non è pratico di questo mestiere. Non dimentichiamo che Pietro è un esperto pescatore, ma Pietro sente che quell’Uomo emana un’autorità che supera anche la sua esperienza professionale, supera la pratica, supera tutto quello che Pietro finora ha saputo e ha sperimentato e, per questo ha fiducia. Dice: sono sicuro che Tu in tutte le cose sei più esperto di me!
Anche noi dovremmo dire a Dio: sono sicuro che Tu in tutto hai ragione, sai più di me, capisci meglio di me e per questo ho fiducia in Te. Voglio sempre realizzare la Tua e non la mia volontà!  

Domenica della Santissima Trinità
Anno C

(Gv 16,12-15)

«Tutto quello che il Padre possiede è mio;
lo Spirito prenderà del mio e ve lo annuncerà
»

"In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso»”.

Ecco, riflettiamo, questa frase dice tutto; ci dice, che è quello il percorso che segna la principale esperienza  di ogni uomo quando legge il Vangelo, quando legge la Sacra Scrittura.
Che sia una percezione o una realtà, alcuni contenuti, argomenti, arrivano a noi molto lentamente, tante volte dopo giorni, mesi o anni. Succede che un  testo letto nell’età di diciott’anni significa completamente un’ altra cosa rispetto a quando può venir riletto in un’età più matura come a  50, 60 o 80 anni.
Il testo letto ieri significa qualcos’altro rispetto allo stesso testo letto oggi e anche domani avrà un altro significato. Sempre però qualcosa di nuovo.
Semplicemente la Sacra Scrittura, la rivelazione di Dio, la Parola di Gesù, ci permette di maturare, ci insegna la maturazione e si apre davanti a noi come segnasse il nostro cammino; quindi la nostra maturità.
Ciò che oggi adoriamo, la santissima Trinità,  è un dogma della fede, l’articolo della fede che è arrivato ai fedeli molto tardi, anche se già c’era ma era nascosto tra le righe della Bibbia. Infatti gli antichi leggevano la storia di Abramo che aveva incontrato TRE Personaggi ma adoravano solo UNO.
Quanti tesori ha ancora Dio per noi ma che ancora sono nascosti! E’ certo che ce li darà al tempo opportuno. Sicuramente una bellissima prospettiva nella vita dei credenti.
Sono contento che possiamo insieme approfondire e cercare cose nuove nella “vecchia” Bibbia, nel “vecchio” Vangelo. Naturalmente sempre dobbiamo avere davanti agli occhi Gesù Salvatore del mondo!
Sia lodato Dio nella santissima Trinità!  

X Domenica del Tempo Ordinario
Anno C

(Lc 7,11-17)

«Ragazzo, dico a te, alzati!»

“Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova e molta gente della città era con lei”.
Vale la pena, oggi, riflettere,  chi sta al centro del Vangelo che appena abbiamo letto.
Abbiamo Gesù vicino alla porta della città; oggi Lui è un osservatore della scena.
Abbiamo un morto sulla bara; ma lui non ha la possibilità di essere presente in questo avvenimento.Nain
E abbiamo una donna, vedova e madre dell’unico figlio. Una donna che si dispera e si lamenta.
Allora possiamo dire che in primo piano di questa  scena ci sono le emozioni della donna. Questa donna vive tutte le esperienze più tragiche. È morto, non solo il suo amato figlio, ma anche l’uomo che era garante della sua sicurezza, quello che doveva occuparsi di lei nella sua vedovanza. Ora lei ha diritto di disperarsi dovendo vivere queste emozioni.
Interessante però, è quello che fa Gesù. Gesù non si sottomette a queste emozioni come ha fatto la folla che la accompagnava. Ricordiamo che anche Gesù qualche volta durante la Sua vita ha pianto, ma non in questa situazione. Anzi, il Suo atteggiamento e molto sicuro: subito passa all’agire.
C’è un'altra cosa molto curiosa in questo brano evangelico: quando questo giovane è tornato alla vita, allora per prima cosa – come ha notato l’evangelista – ha cominciato a parlare, cose se fino a quel momento non avesse avuto la voce. Probabilmente, la sua mamma ha smesso di lamentarsi e ha lasciato lo spazio alla gioia. Gesù non solo ha richiamato il giovane alla vita ma anche ha fatto sì, che quella donna ha cominciato a dominare le sue emozioni, è riuscita a dimenticare la sua triste storia, la sua disperazione. Gesù riesce a fare queste cose. Gesù anima e sana anche quello che non riusciamo a dominare e a controllare. Riesce a sanare anche le reazioni del nostro istinto, le nostre reazioni emozionali.
In questo contesto possiamo ammirare come erano sane le emozioni di Gesù. Lui sapeva ridere e piangere, essere triste e gioire, quando era necessario era pieno di speranza, quando  la situazione lo richiedeva, cominciava ad agire subito e in un’altra situazione, sapeva anche ritirarsi.
Lui, Gesù è il modello dell’umanità!  

XI Domenica del Tempo Ordinario
Anno C

(Lc 7,36-8,3)

«Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato»

«Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene».

È una scoperta bellissima  della vita, capire, che il mio amore per Dio, cresce ogni volta che ricevo il perdono dei peccati. Il condono dei  miei debiti, di grandi debiti, mi provoca, grande amore.Donna perdonata
Dio me ne scampi a pensare che i miei debiti sono piccoli o nulli e che non ho nulla di cui chiedere il perdono, il condono.
Più sono cosciente del mio peccato, più mi viene la gratitudine e l’amore per il perdono ricevuto.
Non hanno ragione quelli a dire che suscitare nell’uomo la coscienza del peccato, gli toglie il senso della dignità e la gioia della vita. Non è vero!!! Insegnare alla gente a riconoscere il peccato, fa sì che riescono a scoprire il Salvatore, il Signore che perdona e che ama. E solo così si sentiranno uomini di grande dignità perché i loro peccati, i loro sbagli, le loro mancanze sono stati rimossi da un così grande SALVATORE!

XII Domenica del Tempo Ordinario
Anno C

(Lc 9,18-24)

Tu sei il Cristo di Dio.
«Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto
»

«Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto ».

Questa frase nella bocca di Gesù è così interessante che ho deciso di soffermarmi per la nostra riflessione su questa unica parola di tutto il Vangelo domenicale: “Deve”. Gesù dice che “Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto”.
Non esiste neanche una frase di Gesù rivolta a qualcuno, nella quale dicesse: “devi”. A nessuno ha detto devi convertirti, devi vivere in modo diverso; a nessuno ha detto devi seguirmi; a nessuno ha detto devi essere così o cosà; devi fare questo o quell’altro. Sempre diceva: Se vuoi. Proponeva. Lasciava la libertà di scelta, anche a quelli che ha chiamato non ha detto mai “devi seguirmi”, ma diceva: “se vuoi, seguimi!”
Invece, verso se stesso (perché quando dice “Il Figlio dell’uomo” sempre pensa a se) dice: “DEVE!”. Il Figlio dell’uomo DEVE soffrire molto!
Ha dato a se stesso il compito, l’esigenza enorme di se stesso. E questo è molto onesto. Solo a questo abbiamo diritto. Abbiamo diritto di richiedere le cose grandi, il cambio della vita, solo a noi stessi, non agli altri. Agli altri possiamo solo proporre, ma proporre con umiltà, invitare sinceramente e incoraggiare nel cambiamento.
Per questa domenica, e non solo, auguro a tutti noi la capacità di dire “Devi” in questa maniera che suoni come un invito e un incoraggiamento e non come una costrizione!  

XIII Domenica del Tempo Ordinario
Anno C

(Lc 9,51-62)

«Prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme.
Ti seguirò ovunque tu vada.
»

«Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».

Può sembrare a noi tutti che abbiamo cominciato a leggere la Bibbia e a vivere secondo il Vangelo, di essere quelli che hanno messo “la mano all’aratro”. Quelli che hanno deciso di arare il campo della propria vita. Allora davvero non vale la pena di guardare indietro per rimpiangere la vita che sta dietro di noi, perché  non era così bella come la vita di oggi, la vita secondo il Vangelo.
Se vogliamo dare uno sguardo indietro, facciamolo solo per vedere se i solchi del nostro arare sono diritti e non per vedere la vecchia vita, una vita senza il Vangelo, è senz’anima, una vita senza  un duro lavoro spirituale, una vita senza sforzi ma che ci è costata così tanto. Quella vita così facile ma che per noi era così difficoltosa propri perché non avevamo Dio!

Non tutto quello che è facile è bello e vero!  

XIV Domenica del Tempo Ordinario
Anno C

(Lc 10,1-12.17-20)

«La vostra pace scenderà su di lui»

“Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli”.

Esigiamo i miracoli, vogliamo nella nostra vita le cose grandiose, chiediamo le apparizioni di Dio stesso,  l’obbedienza degli spiriti, la scomparsa di tutte le malattie, la parola forte che facesse risuscitare i morti, esigiamo le apparizione della Madonna e dei Santi, chiediamo le cose miracolose.
Invece, Gesù dice che tutto questo non vale proprio nulla, e la vera gioia viene dal fatto che i nostri nomi sono scritti nei cieli. Ciò significa che Dio conosce i nostri nomi, che ci voleva, che ci ama e che ci ha salvati. Questa è l’unica ragione della gioia.
Tutti i miracoli, le meraviglie e anche l’obbedienza dei demoni e degli spiriti, sono un piccolo aiuto e un promemoria, che Dio ci conosce, che Lui mi ama e vuole essere sempre vicino a me!

Non c’è niente di più bello in questo mondo!!!  

XV Domenica del Tempo Ordinario
Anno C

(Lc 10,25-37)

Chi è il mio prossimo?

«Fa’ questo e vivrai»
Gesù domanda ad un dottore della Legge quale comandamento è più importante, lui risponde: “AMA!” Ama il tuo prossimo, ama Dio, ama te stesso. E Gesù gli dà la ricetta: “Fa’ questo e vivrai” Come se volesse dire: “Ama e vivrai!”
Unica cosa che ci permette di vivere è l’Amore. Non i soldi, non il cibo, non il potere, non l’energia cosmica, non il futuro, non il passato, non la speranza e neanche la fede, non la sicurezza, non la famiglia, non la salute, non il mondo che dà la vita. Solo l’AMORE ci dà la VITA vera.
“Fa’ questo e vivrai” – Ama e vivrai!!!

Ma anche il contrario: se non ami non vivi. Semplicemente stai perdendo la vita perché non ami!  

XVIII Domenica del Tempo Ordinario
Anno C

(Lc 12,13-21)

Quello che hai preparato, di chi sarà?

“Ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”

Il Vangelo di oggi è molto interessante. Racconta di un uomo che sempre dice: “mio”! Il mio grano, il mio raccolto, i miei magazzini, i miei beni, la mia vita, il mio futuro.
Un uomo così non è nient’altro che un “divoratore”, divora la vita. Semplicemente è un egoista. E per questo lo aspetta una grande sorpresa amara preparata da Dio stesso: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”.
Questo vangelo per me è molto chiaro, specialmente in quest’anno giubilare, l’anno della misericordia. Per questo so cosa significa smettere di pensare ad “il mio”!
Prima, anche a me sembrava che il mio sacerdozio fosse mio, che la mia vita fosse mia, che i miei progetti fossero miei. Invece ancora oggi Gesù mi sorprende di nuovo dicendo che tutto si può donare, distribuire e solo così ci si può sentire felici.
Allora tutto “il mio” non è mio ma di Dio!!!

XX Domenica del Tempo Ordinario
Anno C

(Lc 12,49-53)

«Non sono venuto a portare pace sulla terra, ma divisione»

“D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre”.

Gesù porta sulla terra inquietudine, guerra, fuoco. E questo è molto strano perché nelle Beatitudini diceva: “Beati gli operatori di pace”!
Allora, a che cosa serve a Gesù la guerra e il fuoco tra la gente?
Cinque divisi in una casa, tre contro due e due contro tre. 
Qualche volta anche nella vita dell’uomo è così che per decidere un’opzione concreta si deve stare sul filo di ferro. Si deve stare sulla barricata, ma stare così è una posizione molto scomoda: tra l’una e l’altra parte. Stare così sulla barricata è anche molto pericoloso, bisogna ripararci dietro la barricata e non stare in cima e per questo bisogna decidere da quale parte stare!
Gesù quando decide di portare il fuoco sulla terra, cioè il fuoco nella nostra anima, l’inquietudine nel nostro cuore, lo fa solo perché possiamo decidere da quale parte stare.
Devo decidere: o scelgo Gesù tutto intero o totalmente Lo rifiuto. Ecco a cosa serve a Gesù il fuoco.

E vale la pena sentire questo fuoco nel cuore per essere totalmente di Gesù!

XXI Domenica del Tempo Ordinario
Anno C

(Lc 13,22-30)

«Verranno da oriente a occidente e siederanno a mensa nel regno di Dio»

“Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.

Oggi Gesù ci dice che non tutti saranno salvati,  una parte degli uomini rimane fuori della porta. Busseranno alle porte dei cieli ma non entreranno. Gesù  dirà loro: “ Non vi conosco. Non so da dove venite!”
E chi saranno? Chi non sarà salvato? Gesù subito lo spiega: Non saranno salvati quelli che hanno operato l’ingiustizia.
Allora dobbiamo subito domandarci: chi è ingiusto? Oppure al contrario: chi è giusto?
Quando si legge il Vangelo, quando si legge la descrizione della Passione di Gesù, la Sua Croce, ma soprattutto quando si legge il Suo insegnamento, allora si arriva all’unica conclusione: il giusto è quello che si considera il più colpevole. Il giusto è quello che dice: io dovrei essere crocifisso. Io ho meritato la croce.
Ma Gesù nella Sua misericordia ha sodisfatto la giustizia di Dio prendendo su di sé le mie colpe, la mia ingiustizia, le mie pene.
Il giusto dice: io sono colpevole, invece l’ingiusto dice: tutti gli altri sono più colpevoli di me. E proprio quello non entrerà nel regno dei cieli perché non ha conosciuto il mistero di Dio.
Invito tutti, e lo faccio anche a me stesso, di ripetere ogni giorno le parole: “Signore, io non sono degno di entrare nel Tuo Regno, ma di’ soltanto una parola!”
La Parola, una Parola di Dio può salvare l’uomo!  

XXII Domenica del Tempo Ordinario
Anno C

(Lc 14,1.7-14)

«Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato»

“Amico, vieni più avanti”

Gesù per insegnare la virtù dell’umiltà, racconta una situazione a tavola. Quando qualcuno con molta modesta si è messo seduto all’ultimo posto e il padrone di casa viene e gli dice: “Amico, vieni più avanti”.
Questa è una cosa bella, a dimostrare che i sentimenti come l’amore, il rispetto, l’amicizia siano più importanti della posizione sociale, del titolo o del potere. Forse, nella società è difficile trovare questo, ma da Dio è una cosa normale.
Proviamo a notare che il padrone, nella parabola di oggi, quando si rivolge a quello dell’ultimo posto, non gli dice: “eccellenza, venga più avanti”; “professore, venga più avanti”; “onorevole, venga più avanti”; e neanche “signore, venga più avanti”, ma dice: “Amico, vieni più avanti”!
Quell’uomo ha ricevuto il primo posto al banchetto perché era amato dal padrone di casa e non perché era importante!
Questo è il messaggio per tutti noi. Questa è la proposta per noi. Noi abbiamo la possibilità del primo posto al banchetto celeste perché siamo amati e non perché siamo senza peccato, senza vizi o difetti o perché ci siamo guadagnati questo banchetto.

Proprio questa è la proposta di Dio. Dio mi dice: io ti invito a sederti accanto a me perché voglio passare tutta l’eternità vicino a te, perché ti amo!  

XXIII Domenica del Tempo Ordinario
Anno C

(Lc 14,25-33)

«Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo»

«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo»
Nel brano evangelico di oggi, le parole sono molto dure. Nella vecchia traduzione del Vangelo suonavano ancora più dure: “Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita,  può essere mio discepolo”.
Parole molto difficili da comprendere per qualunque bambino o bambina, come è possibile odiare il papà e la mamma che sono tutto per me?
Bisogna distinguere, quindi, tra l’interpretazione letterale, brutta, tremenda, barbara di questo brano e  ciò che invece  Gesù con questo brano intende trasmettere. Ecco che bisogna  capire bene e dare il senso giusto a queste parole di Gesù.
Gesù vuole insegnarci la gerarchia nell’amore. Un amore non ordinato bene può portare alla schiavitù. Anche l’amore dei genitori quando si oppone all’amore di Dio non è buono. Gesù è quello che libera, che dà la vita nuova. Se il mio legame con il padre e la madre deve imprigionarmi fino a non permettermi di andare incontro alla vita nuova, dietro a Gesù, allora devo odiare questo sentimento.
Il padre e la madre devono capire il figlio quando se ne va per avere la libertà di amare Gesù!

In tutti i precetti, Gesù parla sempre dell’amore più grande, l’amore perfetto, l’amore autentico, l’amore più bello. Sicuramente anche oggi non ci invita a odiare ma riconoscere la gerarchia nell’amore!  

XXV Domenica del Tempo Ordinario
Anno C

(Lc 16,1-13)

«Non potete servire Dio e la ricchezza»

“Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti”.

Penso che in questa breve frase Gesù parla della croce. Se riesci ad accogliere la tua piccolissima croce quotidiana, legata ad un piccolo gesto d’amore, o ad un  piccolo gesto di rinuncia, se decidi di scorgere Gesù nella tua vita di ogni giorno, allora quando arriveranno le grandi croci, le grande richieste, esigenze ed emergenze, le grandi rinunce, allora saprai come affrontarle.
Le piccole croci quotidiane sono piccoli incontri con Gesù che vuole allenarci ad affrontare le grandi e da questi piccoli incontri nasce il grande incontro con Dio nell’eternità!
Chi cerca Dio ogni giorno nella sua vita, nelle cose che lo circondano, nei vicini, nei fratelli, nel lavoro, nella sofferenza, allora ritroverà Dio anche dopo la morte quando bisognerà guardarLo in tutta la Sua maestà!  

 

XXVI Domenica del Tempo Ordinario
Anno C

(Lc 16,19-31)

«Nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali;
ma ora lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti»

“Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro”.
In questo racconto di Gesù, dove si parla di un ricco e di un mendicante, abbiamo letto due nomi: Abramo e Lazzaro. Due nomi ma tre personaggi.
Il ricco che non ha un nome; non ha un nome forse perché ognuno di noi possa prestargli il proprio; ognuno di noi possa identificarsi con lui. Il ricco è senza nome perché quando qualcuno tutta la vita dedica ad accumulare  beni materiali, facilmente riesce a perdere di vista quello che è più importante: la propria persona, la propria personalità, quello che è più importante nell’uomo: il suo nome, cioè il suo essere.
Se ti interessa solo quello che è esteriore, le cose di questo mondo, se giochi e ti diverti troppo, allora probabilmente non riesci a vedere quello che è il tuo essere, la tua essenza.
Interessante, comunque è che il mendicante ha un nome. E quel nome, Lazzaro, significa: “Il Signore è il mio aiuto”. Il mendicante con il nome e il ricco senza il nome, senza personalità, senza essenza.
Ma il nome significa anche  relazione con Dio. Se qualcuno ha il nome “Il Signore è il mio aiuto” questo significa che ha una bellissima relazione con Dio. Invece il ricco con Dio non ha nessuna relazione.
E ancora un altro nome: Abramo. Nella sacra Scrittura è stato annotato che quando gli Ebrei si sono comportati male e si sono vergognati del loro atteggiamento, dicevano: Abramo non ci riconoscerà.
Certamente bisogna impegnarsi per essere riconosciuti da Dio. Conosciuti per nome. Speriamo che un giorno Dio possa dire: Taddeo, Francesco, Anna, Michela…. io ti conosco, conosco il tuo nome. Tu sei mio, ti voglio bene!

Questa è la ricchezza più grande da conquistare nella vita. E proprio questo ciò che auguro a tutti noi!  

 

XXVII Domenica del Tempo Ordinario
Anno C

(Lc 17,5-10)

«Se aveste fede! »

“Sràdicati e vai a piantarti nel mare”

Queste parole di Gesù riguardano la nostra fede.
Ricordiamo che prima di queste parole Gesù ha paragonato la fede a un seme di senape. Per chi ascoltava queste parole erano molto importanti e chiare.  hanno capito bene che il Maestro diceva qualcosa di bello e molto forte. Ognuno di quegli ascoltatori sapeva bene che il gelso è un albero molto particolare. Il gelso ha un sistema di radici molto  sviluppato e molto profondo. Chiunque ha provato a sradicare un gelso doveva faticare parecchio a causa delle radici molto forti e profonde.
E per questo quando Gesù dice: una fede piccola come un granellino di senape fa sì che il gelso da solo si sradicherà e si trapianterà nel mare.
Ma il pensiero di Gesù è qualcosa di più profondo: la fede piccola come il granellino di senape  non è solo capace di sradicare e trapiantare gli alberi ma è in grado di sradicare quello che nell’uomo è peggiore e più difficile. La fede riesce a vincere i più grandi difetti e vizi, le ferite più radicate e i peccati più grandi. Quello che ha la fede è come il granellino di senape, è in grado di sradicare tutta la propria vita e andare avanti.
Ricordate quando Gesù raccontava dell’uomo che costruiva sulla roccia? Prima di tutto ha scavato profondamente per gettare le fondamenta. Lo sradicamento del gelso è già la preparazione per le fondamenta molto profonde. Chi sradica un albero  grande, apre alla possibilità di “radicare” le fondamenta molto forti e profonde, le fondamenta appoggiate sulla Roccia di Cristo.
Oggi le parole di Gesù sono bellissime ma nello stesso tempo molto forti.  

 

XXIX Domenica del Tempo Ordinario
Anno C

(Lc 18,1-8)

«Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui»

“dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia”
Una delle più gioiose parabole di Gesù, forse anche un po’ scherzosa!
Provate ad immaginare questa vedova che perseguita il giudice. Va dietro a lui passo dopo passo. Da qualsiasi parte si giri, quella è già là e lo aspetta! Quando apre la porta, lei già sta sulla soglia. Vuol uscire di casa e lei è sulla strada. Già pensando al giorno di oggi, potrebbe aver paura ad aprire il frigorifero o accendere la televisione perché  potrebbe essere anche là pur di  infastidirlo, per molestarlo.
Gesù usa questa figura della vedova per fare un esempio rapportandolo alla preghiera.
Se desideri qualcosa davvero non devi aver paura di imitare quella vedova che dà noia ed è dappertutto. Sii costante nella tua preghiera. Dio ti ascolterà perché è tanto meglio del giudice, perché è il tuo Padre e non pensa che tu sia noioso. Lui quando udirà le tue esigenze, i tuoi desideri, allora farà di tutto perché diventino realtà.

“Prega sempre, senza stancarti mai”  

 

XXX Domenica del Tempo Ordinario
Anno C

(Lc 18,9-14)

«Il pubblicano tornò a casa giustificato, a differenza del fariseo»

«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano»
Tutti e due sono arrivati al tempio di Gerusalemme con lo stesso scopo. Tutti e due volevano pregare.
Il problema consiste in questo che il primo, il fariseo, nella sua preghiera era rivolto a se stesso: verso la propria vita, verso i propri sogni e desideri, verso la propria perfezione. Era rivolto verso la propria visione di Dio.
Invece quel peccatore, il pubblicano, si rivolgeva direttamente al Signore sapendolo Misericordioso.
Questo Vangelo di oggi è molto semplice. Ci suggerisce di non pregare mai i propri desideri, i propri progetti, la propria volontà. Dobbiamo pregare sempre e solamente Dio!
Prega anche se non sai pregare. Prega anche se non sei capace di pregare. Ma sempre rivolgiti a Dio! La tua preghiera deve essere concentrata solamente su Dio, perché la preghiera così è la più bella.  

 

XXXI Domenica del Tempo Ordinario
Anno C

(Lc 19,1-10)

«Il Figlio dell’uomo era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto. »

“salì su un sicomòro”
Questo è Zaccheo che è salito su un sicomoro.
La situazione  del Vangelo di oggi,  è completamente inversa a quello che è successo sul Golgota.
Il Golgota –  è una collina, invece con il Vangelo di oggi ci troviamo in un luogo depresso, in un territorio situato molto basso, nella valle del Giordano, in Gerico.
Il Golgota – questo è il posto della crocifissione sull’albero del Paradiso, invece nel Vangelo di oggi troviamo un uomo che è appeso all’albero di sicomoro.
Il Golgota – questo è la crocifissione di Dio Gesù Cristo, invece nel Vangelo di oggi vediamo un peccatore crocifisso ad un sicomoro.
Dico crocifisso, perché solo per questo i due avvenimenti, quello del Golgota e quello di Gerico si assomigliano: l’uomo sull’albero!
Sul Golgota Gesù muore per i peccatori, a Gerico il peccatore desidera vedere Gesù, e per questo sale su quel sicomoro.
Forse quando “Gesù alzò lo sguardo” si sentì come quelli che fra non tanto tempo staranno sotto la Croce sul Golgota a vedere, a guardare il frutto dell’albero del paradiso: Gesù Salvatore.
Quando “Gesù alzò lo sguardo” ha visto l’uomo sull’albero e così come il Suo Padre ha pianto sulla morte del Suo Figlio, così anche Gesù ha pianto su quell’uomo crocifisso con il proprio peccato, con la propria ingiustizia…. E si è chinato su di lui usando la misericordia.

Anche noi per essere salvati dobbiamo somigliare Gesù….. Gesù sull’albero, Gesù Crocifisso!  

XXXII Domenica del Tempo Ordinario
Anno C

(Lc 20,27-38) )

«Dio non è dei morti, ma dei viventi»

«non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio»
I saducei vanno da Gesù con una domanda che in realtà vuole ridurre la questione della risurrezione ad un assurdo: La donna che aveva sette mariti, dopo la risurrezione di chi sarà moglie in cielo?
Gli uomini hanno una tendenza a creare un assurdo della propria vita. Portare ad un assurdo quello che è più grande, più importante: l’amore, l’amicizia, la bellezza, la bontà e anche la salvezza e la relazione con Dio.
Invece, Gesù dall’assurdo della nostra vita, trae qualcosa di più bello: l’enorme cosmo, cioè l’ordine (perché la parola “cosmo” significa “ordine”). All’assurdo che propone l’uomo, ha una risposta completamente diversa: sei figlio di Dio!
Anche se ti sembra che la tua vita è assurda, che il tuo futuro e il tuo passato siano assurdi, sempre sei figlio di Dio. Tutto intorno a te e dentro di te ha un ordine bellissimo e ha uno scopo molto logico.

Non sei un assurdo, sei la prova dell’Amore. Sei la realizzazione del desiderio di Dio!  

XXXIII Domenica del Tempo Ordinario
Anno C

(Lc 21,5-19 )

«Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita»

«Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto»:

Questa è l’assicurazione, la garanzia di Gesù per quelli che professano la fede in Lui. Gesù parla apertamente: per l’amore verso di me dovete pagare con quello che vi è più caro. Anche con l’amore dei vostri genitori, dei fratelli, dei cugini, degli amici. Non vi ameranno più, anzi vi odieranno, vi perseguiteranno, o addirittura vi uccideranno. Questa è la verità!
Ma nonostante tutto vale la pena amare Gesù, perché Lui stesso è l’ AMORE! Nel Suo Amore si può amare anche quelli che non ti amano.
“Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto” – questo significa che non perderemo niente. Neanche il più piccolo amore, il più povero amore umano, non sarà perduto se ameremo Gesù. Nell’ amore verso di Lui tutti gli amori umani diventeranno grandiosi e bellissimi!  

XXXIV Domenica del Tempo Ordinario
Cristo Re dell'Universo
Anno C

(Lc 23,35-43 )

«Signore, ricordarti di me quando entrerai nel tuo regno»

“Dopo che ebbero crocifisso Gesù, il popolo stava a vedere”.

Quando oggi leggiamo questo brano del Vangelo di Luca, siamo sconvolti dall’indifferenza di quella gente che “stava a vedere”. Non reagivano con il dispiacere, con la rabbia, con il pianto, con la protesta, non si muovevano per salvare Gesù. “Stavano a vedere” la crocifissione.
Ci sembra tutto questo incompressibile, impossibile: Noi non siamo fatti così, sicuramente avremmo protestato o almeno provato a salvarLo!
Invece, se guardiamo e riflettiamo con onestà, anche in questa nostra epoca, tante persone sono crocifisse ogni giorno. Sono private della vita, della speranza, private delle possibilità di crescere. Persone, uomini, donne e bambini sono continuamente torturati con parole cattive, con ingiustizie, con i pettegolezzi, con le bugie. Tante persone sono continuamente uccise e noi continuamente guardiamo. Guardiamo senza fare nulla, senza reagire, senza le proteste, senza provare a dare loro un piccolo aiuto.
“Stava a vedere”. E noi che cosa facciamo?
Davvero facciamo tutto il possibile perché Gesù non venga crocifisso nei nostri fratelli?

 

 

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