Domeniche di Quaresima

anno A (2017)

Indice:

I Domenica di Quaresima
II Domenica di Quaresima
III Domenica di Quaresima
IV Domenica di Quaresima
V Domenica di Quaresima
Domenica delle Palme

 

I Domenica di Quaresima
Anno A

(Mt 4,1-11)

«Gesù digiuna per quaranta giorni nel deserto ed è tentato»

“Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame”

            Questa espressione: “alla fine ebbe fame” mi piace molto!
Quanto tempo si può aspettare per sentire la fame? Quaranta giorni e quaranta notti? A me sembra che qui non si tratta tanto della fame fisica, della fame del corpo. Perché la fame fisica si sente subito dopo aver cominciato il digiuno. Tante volte abbiamo fame quasi subito dopo la colazione. Allora Gesù in questi giorni sicuramente non aspettava la fame fisica. Aspettava e sentiva la fame di qualcos’altro. Ma di che cosa? Che cosa desiderava? Di che cosa aveva nostalgia?
            La risposta, paradossalmente, oggi viene da  satana, il tentatore. Proprio lui dice a Gesù di che cosa ha nostalgia l’uomo: del potere, della ricchezza, della fama, del governare del mondo, dell’autosufficienza, dell’indipendenza. Questi sono i più comuni desideri e nostalgie dell’uomo di ogni tempo. Tutto quello che  riempie il mio e il tuo cuore.
Satana ci dice di che cosa poteva aver nostalgia e fame Gesù, perché dal momento dell’incarnazione Gesù era un vero uomo!
Ma nelle stesso tempo vediamo molto chiaramente che il diavolo non ha centrato il bersaglio, perché nessuna di queste nostalgie che ha suggerito a Gesù era vera. Tutte erano  bugie.
Gesù desiderava qualcos’altro.
Il desiderio di Gesù era la realizzazione della volontà del Padre, la proclamazione del Regno di Dio, la liberazione dell’uomo dalla schiavitù del peccato, la salvezza del mondo.
Questa era la nostalgia di Gesù, questa era la sua FAME!
Se riusciamo a fare il digiuno, in modo sincero delle nostre piccole nostalgie, dei nostri piccoli desideri umani, se davvero cercheremo la strada di Dio, allora ci viene la fame e la nostalgia di quello che è più buono e più bello.

Nel deserto delle nostre anime avremo nostalgia del paradiso fiorito. Il Vangelo è per tutti!!!

 

II Domenica di Quaresima
Anno A

(Mt 17,1-9 )

«Il suo volto brillò come il sole »

“Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo”

Se vogliamo cercare la definizione della santità e nello stesso tempo della felicità, allora questa frase potrebbe bastare.
Hanno visto Gesù e niente di più. Niente e nessuno distraeva la loro vista. Guardavano solo Dio. Lo guardavano faccia a faccia. Nessun problema di questo mondo poteva disturbarli: né tristezze né gioie, né drammi né paure, né futuro né passato, nessuna preoccupazione del quotidiano. Tutto  era diventato invisibile perché hanno visto Gesù!
Questo non significa che tutto  era sparito, che aveva smesso di esistere. Tutto  ancora c’era e c’è! Ma loro guardano solo Gesù e per questo erano felici e sono Santi!
Guardare Gesù: questo può salvarci da tanti problemi, tragedie, peccati tristezze…

 

III Domenica di Quaresima
Anno A

(Gv 4,5-42 )

«Sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna»

«Mi ha detto tutto quello che ho fatto»

Santa Teresa d’Avila nella sua vita ebbe un momento molto curioso. Quando cominciò ad avere le visioni di Gesù, aveva tanta paura e timore perché non sapeva se questo era davvero  Dio in persona o un inganno del diavolo che sotto le sembianze di Gesù tentava di deviarla. Allora ha chiesto al suo confessore e padre spirituale se sapeva riconoscere la realtà di questa situazione. Il confessore le dette un consiglio: Quando Gesù verrà di nuovo da te,  domanda a Lui tutti i  peccati della tua ultima confessione, se Lui conosce i tuoi peccati,  significa che è davvero Gesù.
Santa Teresa decise di fare precisamente come le fu consigliato, così quando di nuovo ebbe la visione di Gesù, disse: Gesù, parlerò con Te alla condizione che mi dirai tutti i miei peccati dell’ultima confessione. Gesù l’ha guardata, ha sorriso e ha detto: Sai Teresa, non mi ricordo.
Ecco è proprio in questo che si riconosce Gesù: Lui non ricorda i nostri peccati, se questi sono stati confessati sinceramente, se ci siamo pentiti e abbiamo deciso la nostra conversione.
Dio non gode dei nostri peccati.
Gli errori, i peccati  per Dio non sono la definizione della nostra vita, non ci costituiscono. Dio guarda nelle profondità del cuore.
Invece nel Vangelo di oggi incontriamo una donna che dopo il dialogo con Gesù affermava a tutti: Lui mi ha detto tutto di me, si è ricordato dei miei peccati e li ha elencati tutti.
È così, Gesù ricorda tutti i nostri peccati quando non facciamo la penitenza per essi, quando non vogliamo rinunciare, quando perseveriamo nel male.

Gesù non è un cieco. Vede anche le nostre colpe. Non fa finta che tutto va bene. Questo è molto bello perché è la dimostrazione che  Gesù è vero, veritiero nel pensare l’uomo: Quando vede un uomo, una donna appesantiti dai peccati,  non fa finta che siano liberi o felici. Quando però quell’uomo, quella donna  chiedono la libertà, allora Dio immediatamente gli dà questa grazia e tutto il passato, tutti gli sbagli, tutti i peccati li dimentica!

 

IV Domenica di Quaresima
Anno A

(Gv 9,1-41 )

«Andò, si lavò e tornò che ci vedeva»

“Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo”

Queste parole sono pronunciate dall’uomo che era cieco dalla nascita. Non aveva mai visto  niente. Doveva immaginare tutto: i colori, le forme, l’estensione del cielo, le facce di quelli che amava.
Ha incontrato Gesù che lo ha sanato. Ma il mondo ha provato a convincerlo che  quello che era successo nella sua vita, non era successo mai!? Il mondo voleva convincerlo che non era successo niente, che il miracolo non esisteva: era solo un’illusione. In più, colui che quest’uomo considerava il suo benefattore era un peccatore, un cattivo che non obbediva alle leggi.
E proprio quell’uomo, che era stato miracolato, reagisce in modo bellissimo. Nel modo più ragionevole che poteva. Dice: io non voglio giudicare nessuno, se è un peccatore o meno, che abbia ragione o no, io so solo una cosa, prima non vedevo e ora vedo!
Semplicemente non ha permesso di strappare, di rubare quello che in quel momento aveva di più prezioso: il miracolo,  sperimentato nella sua vita.
Questa  storia  assomiglia tanto alle storie della nostra vita. Anche noi abbiamo avuto i momenti quando ci siamo accorti che nella nostra vita è successo un miracolo, qualcosa di bello, di straordinario, di grandissimo valore. E subito dopo è venuto qualcuno che ci ha detto che era solo un’illusione. Ci dicono che tutto quello che  succede nella nostra vita è una cosa normale, semplice, oppure che non è successo affatto, che non esiste, che solo ci sembrava.
Spesso permettiamo di rubarci quello che è più importante nella vita, ciò che è più prezioso: la nostra fede, la nostra fiducia in Dio, la nostra speranza. Permettiamo di strapparci tutto ciò.
Invece, basterebbe usare la ragionevolezza dell’uomo del vangelo di oggi e rispondere: nella mia vita è successo un miracolo. Non uno solo ma tanti  miracoli.
Se mi domandate la prova  che Dio c’è ed esiste, e opera, allora posso raccontarvi la mia vita!

Voi potete discutere, fare le vostre ipotesi, filosofie, teorie, idee. Io ho lo  sguardo ragionevole sulla mia vita piena di miracoli!

 

V Domenica di Quaresima
Anno A

(Gv 11,1-45 )

«Io sono la risurrezione e la vita »

“Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto»”.

Nel nostro curioso, un po’ complicato mondo, ci sono alcuni che mai hanno visto una bara, non hanno visto un morto, non hanno partecipato ad un funerale. Spesso  i genitori vogliono preservare i propri figli dalla vista di una persona morta, dal pensiero della morte, dalla discussione sulla fine della vita.
Spesso succede come nel film “American Beauty” dove una coppia, non tanto giovane, incontra un corteo funebre e per la prima volta nella loro vita  sono costretti a pensare e riflettere della loro fine.
Alla gente piace evitare il tema della morte e magari far finta che questa non esiste. A volte le persone provano a banalizzare questo evento, a sostituire la parola “morte” con  termini meno crudi. Lo abbiamo imparato anche noi e diciamo che qualcuno se ne andato, ci ha lasciato, ecc… Quasi sempre abbiamo paura di dire che qualcuno è morto. Abbiamo paura a pronunciare questa parola. Vogliamo dirlo in modo delicato, soft,  ma senza pronunciare la parola morte perché ci spaventa troppo.
Invece Gesù dice “apertamente: Lazzaro è morto»”.
Gesù è un realista. Non nasconde le cose difficili. Non prova ad ammorbidire quello che è duro e doloroso, ma nello stesso tempo parla della morte senza timore, senza spavento. Così faceva anche il suo imitatore San Francesco d’Assisi che ha detto: la mia sorella Morte!
Certo che umanamente la morte è qualcosa di brutto e spaventoso perché non è stata creata da Dio. Umanamente la morte è la cosa definitiva, irreversibile. Almeno così ci sembra.
Ma la verità è diversa! La morte non è definitiva, non è irreversibile. La morte è stata sconfitta. L’ha sconfitta Gesù stesso. Lui è tornato alla vita e questa vita l’ha donata a noi. La vita nuova, la vita dopo la morte, la vita vera, migliore, eterna. La vita che non finirà mai!

Allora proviamo ad amare la nostra morte che è la nascita alla vita nuova, la nascita al cielo. Amiamo quello che è inevitabile per non vivere nella paura. Amiamo la morte per avere sempre nel nostro cuore la pace e la tranquillità!

Domenica delle Palme
Anno A

(Mt 26,14- 27,66 )

La passione del Signore

«Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»

L’esperienza della solitudine e la nostalgia di Dio, tutti noi la conosciamo bene.
Oggi scopriamo nel Vangelo che questa esperienza l’ha vissuta anche il nostro Signore, anche Gesù aveva paura di non avere Dio vicino a Sé. Soffriva tanto quando non sentiva la presenza di Dio accanto a Sé, questa per lui era la situazione più tragica nella Sua vita.
Questa è la situazione più drammatica nella vita umana.
Ma nello stesso tempo vale la pena rammentare che nel momento più tragico e più drammatico della Sua vita, nella situazione di quando era solo e sofferente, non fa niente per concentrare il pensiero su se stesso ma subito il Suo pensiero, la Sua parola sono rivolti al Padre. E questo Lo ha salvato e Gli ha dato la forza.
Prova a ricordare il momento più tragico della tua vita. In quel momento tu ti sei rivolto a Dio o  ti sei concentrato sul tuo dramma, sul tuo dolore, sulla tua tristezza, su te stesso?

Rivolgiti a Dio, chiamaLo, nei momenti più belli e anche in quelli più tragici. Questa è l’unica strada per essere salvati.

 

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