Domeniche di Quaresima

anno A (2014)

Indice:

I Domenica di Quaresima
II Domenica di Quaresima
III Domenica di Quaresima
IV Domenica di Quaresima
V Domenica di Quaresima
Domenica delle Palme

 

I Domenica di Quaresima
Anno A

(Mt 4,1-11)

Gesù digiuna per quaranta giorni nel deserto ed è tentato

Poche settimane fa, nelle nostre chiese abbiamo cantato belle canzoni di Natale, abbiamo guardato Gesù nascituro, i genitori lo portarono al tempio per offrire ciò a Dio. Alcuni giorni abbiamo vissuto la gioia e il divertimento del carnevale. E già nella Domenica di oggi siamo in uno stato d'animo completamente diverso. Sembra una stessa Domenica, un’ altra nella nostra vita, si, ma bisogna viverla in un clima di Quaresima. La Quaresima è un tempo speciale, un tempo di conversione e di penitenza, è il tempo di preparazione interiore alle feste di Pasqua.
            Questo periodo unico, inizia con uno splendido quadro della tentazione di Cristo da Satana. Cristo e Satana - sono due personaggi in cui si rispecchia la storia della vita di tutti, perché tutti siamo tentati e chiamati a scegliere Cristo o Satana, il bene o il male, ed allora è necessario prendere la decisione giusta e scegliere da quale parte vogliamo rimanere.
La prima tentazione posta a Gesù e, a ciascuno di noi, è la tentazione del pane. È necessario il pane, ma Dio ancora di più. Perché « Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».  Dio non dimentica il fatto che abbiamo bisogno di cibo - pane di tutti i giorni, ma Dio ci ricorda che abbiamo anche un'anima che ha bisogno del pane dal cielo, cioè della parola e dell'amore di Dio. Senza questo cibo, la nostra anima è malata e l'uomo è infelice. Solo Dio con la sua parola e l'amore è capace di dare la felicità all’uomo.
Satana sconfitto non si arrende. Propone la seconda grande tentazione: la tentazione di spettacolarità, attirare l'attenzione ad ogni costo. Ma anche a questa Gesù non cede: « Non metterai alla prova il Signore Dio tuo». Cristo non è venuto per suscitare la sensazione con la propria vita e il suo operato, ma è venuto per salvare l'uomo e offrirgli l’amore. Egli mostrerà a tutto il mondo e a tutta l'umanità il più grande miracolo: il miracolo della vittoria sull'albero della croce.
Ma la gente spesso si arrende a questa tentazione. Questa spinge molti a fare le cose strane, inutili, solo per essere notati e ammirati.  Pascal ha scritto: "Ci sono persone disposte a vendere la propria vita, solo perché si parli di loro". Ma sono felici?
Ultima tentazione che Satana propone, è la tentazione del potere, della forza e della ricchezza.  La condizione è una sola: stare dalla parte della violenza, inchinarsi al male e a Satana. Diventa un servo di Satana e sarai padrone del mondo. Ma sarai felice? Cristo ha respinto anche questa tentazione: «Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto».
Satana ha provato ad incrinare la fiducia di Gesù nel suo Padre celeste. Ma Lui non ha ceduto a nessuna di queste tentazioni.
Nella nostra vita, molte volte, ci sono davanti a noi diverse tentazioni, pensieri, idee, desideri.  Dobbiamo ricordare che la tentazione quando si presenta, fortunatamente, non è ancora un peccato. Questo lo sarà, solo quando soccombiamo alla tentazione stessa, quando daremo ragione al tentatore.
Cristo ci ha dato un modello per sconfiggere le tentazioni. La cosa principale è che non dobbiamo discutere con la tentazione, ma respingerla. Nella prima lettura abbiamo ascoltato come la discussione di Eva con Satana e come le sue tentazioni sono diventate il peccato originale.  San Pietro ci dà un avvertimento: "il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare. Resistetegli stando fermi nella fede"(1 Pt 5,8-9).
Ogni Quaresima è un invito alla vigilanza contro l'astuzia di Satana. È un invito a cercare il significato della propria vita, riflettere sul proprio comportamento, la propria fede e l'amore per Dio. Lasciamo che questo periodo sia per noi il tempo dell’attento ascolto della Parola di Dio, della preghiera frequente, della partecipazione ai sacramenti e della penitenza intrapresa: ad esempio, la rinuncia di una sigaretta o di un bicchiere di vino, di qualche divertimento. Questo sarà il controllo e la formazione della nostra volontà, per il momento della tentazione, di poter dire: "Vattene, satana!". Dio è la mia vita, il mio cibo, la mia gloria e la mia felicità!   

 

II Domenica di Quaresima
Anno A

(Mt 17,1-9)

Il suo volto brillò come il sole

Sempre vogliamo trattenere, fermare, descrivere o fotografare i momenti belli e unici della nostra vita. Così voleva fare anche san Pietro sul monte Tabor: «farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Questa fu la sua prima reazione a quanto accadde a Gesù durante la preghiera e la comparsa delle persone dall’altro mondo: “il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce”. Ma, questo momento di ammirazione, subito si  tramutò in paura, quando furono avvolti dalla nube e  udirono la voce dal cielo: “caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore”. Penso, che  questo momento di paura, avrebbero preferito cancellarlo e  ricordare solo la visione di Cristo trasfigurato. Ecco che si rende necessaria la presenza di Gesù che con il suo tocco li ha rassicurati dicendo loro: «Alzatevi e non temete».
I tre Apostoli hanno sperimentato un momento del paradiso, la verità su chi è il loro Maestro, che cosa dice di Lui il Padre, che cosa sarebbe accaduto a Lui, dove stavano andando e poi cosa dovranno raccontare dopo la risurrezione di Gesù!
Ci dobbiamo fare una domanda, perché  durante la Quaresima si legge questo brano del Vangelo? Perché è forte il collegamento nella vita di Gesù e nella nostra, con il Monte Tabor e il Golgota. Gesù durante la preghiera sempre sperimentava l’amore del Padre, la presenza dello Spirito Santo per trovare la forza per cercare e trovare anche l’ultimo dei peccatori, per trovare me! Invece io non ho voglia di cercare più il mio Padre, spesso sono abbattuto e scoraggiato e voglio rifugiarmi sul monte delle mie presunte sicurezze. Voglio convincermi che è meglio non rischiare e ascoltare “la voce dal cielo”. Sì questo per me può essere pericoloso perché può portarmi sui sentieri di Gesù dove posso essere perseguitato e ucciso come Gesù!
La preghiera è l’unica strada sulla quale dovremmo camminare durante la Quaresima. Così ha fatto una volta Abramo quando ha lasciato tutto ed è andato verso l’ignoto, senza mai smettere di ascoltare. Questo è l’inizio della nuova tappa della storia dell’umanità, della quale lo stesso Dio dice: «in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra». Queste parole riguardano il coraggioso Abramo, obbediente Gesù e gioiosi e finora paurosi Pietro Giacomo e Giovanni e anche … ognuno di noi!
Abbandonare il proprio monte della presunta sicurezza, scoprire e salire il Monte Tabor. Non ci mancherà lungo questa strada né la gioia né paura, ma neanche la voce del Padre. E poi, scendendo dal Monte della Trasfigurazione, possiamo dire, incoraggiando noi stessi e gli altri, come ha fatto san Paolo scrivendo al Timoteo: “con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo. Questa ci è stata data in Cristo Gesù fin dall’eternità”!    

III Domenica di Quaresima
Anno A

(Gv 4,5-42)

Sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna

Sfogliando il Vangelo e gli altri libri della Sacra Scrittura, possiamo scoprire una regola, un modello: a Dio spesso basta un breve incontro, poche parole, le circostanze non significative per dare l’occasione a proclamare la verità della salvezza. Lo stesso momento - un incontro, un gesto, una parola, la realtà - potrebbe diventare per l'uomo il momento di profonda trasformazione. Ricordiamo gli apostoli: le parole e la chiamata di Gesù li ha portati fino ai confini del mondo.
Ricordiamo i malati e i sofferenti. I gesti e le azioni di Gesù hanno fatto sì che gli storpi cominciassero a camminare, i sordi sentissero di nuovo, ai ciechi si aprivano gli occhi e i morti uscivano dalle loro tombe. Riscopriamo i molti personaggi biblici che hanno visto l'azione di Dio nella loro vita. Abramo, che su invito di Dio lasciò Ur e andò verso la Terra Promessa. Paolo a Damasco, dove ha iniziato il suo viaggio missionario. Giona, che ha convertito Ninive. E, infine una donna samaritana senza nome, attraverso la quale la Samaria ha conosciuto Gesù. Tutti loro, più meno o meglio conosciuti, hanno sperimentato un momento in cui Dio è apparso realmente tra di loro. Il momento dell’incontro con Dio ha dato inizio alla nuova vita.
Loro sono stati fortunati ad incontrare Dio. Ma la Bibbia ci mostra che non tutti hanno beneficiato di questa offerta divina. I farisei, il giovane ricco - questi sono solo gli esempi più eclatanti. Ecco perché diventa così importante avere la capacità di vedere Dio e la Sua potenza, è il modo per incontrarlo anche noi nella vostra vita e approfittare di questo invito-incontro.
Bisogna avere il coraggio della Samaritana che si è avvicinata alla fonte anche se accanto era seduto un Ebreo. È stata premiata per questo gesto coraggioso, ha incontrato il Messia. Ora poteva raccontare di lui, ha ricevuto la risposta a molte domande, ha estinto il desiderio. Sicuramente alzandosi la mattina ha pianificato in modo diverso la giornata. E quell’incontro ha cambiato completamente la sua vita. Non dimenticherà mai questo giorno.
Questo coraggio e l’apertura agli altri è necessario a tutti noi. Non ci aspettiamo che Dio venga da noi in una forma straordinaria. Lui arriva sotto le spoglie di un ordinario, in forma di eventi ordinari, sicuramente con un semplice gesto, una sola frase e, questo deve bastare a trovare una fonte inesauribile per spegnere i nostri desideri.
Allora bene che i nostri cuori e i nostri occhi siano aperti, spalancati, per catturare il momento in cui Dio ci parlerà. Troviamo il nostro pozzo di Giacobbe. Questo sarà un luogo di incontro con Dio e con i fratelli, una fonte inesauribile di acqua viva.    

IV Domenica di Quaresima
Anno A

(Gv 9,1-41)

Andò, si lavò e tornò che ci vedeva

La liturgia della Parola di oggi ci mostra il nostro stile di vita, la fede e il nostro battesimo. Questo è un tentativo per rispondere alla domanda: qual’ è la via della nostra fede. Alla base della nostra vita c’è sempre  il momento della scelta, della chiamata, il momento in cui Dio chiama ognuno di noi per nome.
Per Davide, il protagonista della prima lettura tratta dal primo libro di Samuele, è il momento dell’unzione da Samuele. Per ciascuno di noi, quel momento, è durante il nostro battesimo, in cui Dio per la prima volta ci chiama per nome. Notiamo, che nel caso di Davide, proprio Dio lo aveva scelto da solo, Samuele pensava di un figlio diverso del pastore Iesse. Le vie di Dio sono molto diverse rispetto alle nostre strade. Spesso risulta molto difficile per noi, durante le nostre fatiche quotidiane, notare la via giusta, quella che ci conduce verso Dio. E proprio su quelle strade tortuose e complicate della nostra vita, che abbiamo bisogno della luce che ci mostri la strada verso Dio. Noi siamo come il cieco del Vangelo di oggi, cieco dalla nascita.
La cecità del nostro cuore nasce in noi a causa del nostro peccato, dal guardare solo noi stessi e i nostri bisogni. Nella nostra cecità vogliamo anche adattare Dio ai propri desideri, trattando tutto ciò come si fosse ad un ipermercato, dove prendiamo solo le cose di cui abbiamo bisogno o quelle utilizzate solo per il nostro esclusivo interesse. È vero che nella nostra cecità, spesso,  cerchiamo la via d’uscita ma solo in modo umano e il risultato sarà  di perderci di più, ma non dobbiamo mai perdere la speranza perchè anche su questa strada apparirà Gesù che ci dirà: “Io sono la luce”!
Il momento della guarigione della vista al cieco, è per noi,  il momento in cui riscopriamo Gesù nella nostra vita. Questo momento, potrebbe essere la confessione, la comunione, quando di nuovo Lo invitiamo nel proprio cuore, quando ancora una volta vogliamo essere guidati dalla Sua Parola. Sono questi i momenti che aprono gli occhi  alla nostra fede, e la fede apre i nostri occhi alla realtà, perché solo la luce dell'amore può aprire gli occhi e vedere la realtà.
Possa, questo tempo degli ultimi giorni di Quaresima, essere il momento dell’ apertura dei nostri occhi, della nostra nuova visione della realtà, del guardare la nostra vita insieme con Gesù.
Che sia un tempo di conversione dei nostri cuori.    

V Domenica di Quaresima
Anno A

(Gv 11,1-45)

«Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là,
affinché voi crediate; ma andiamo da lui!»

“Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto»”
In questo nostro complicato mondo, ci sono alcuni che ancora  hanno mai visto una bara, un morto, non hanno partecipato ad un  funerale. Spesso succede, che i genitori proteggono i propri bambini dal vedere una persona morta, dal pensiero della morte, dal parlare della fine di una vita, e talvolta, appunto, succede però, come in un film americano dove due giovani adulti per la prima volta incontrano un corteo funebre e allora sono costretti di pensare e di parlare anche della propria fine.
Anche nella nostra realtà, nella nostra cultura occidentale si preferisce, tenere lontano il tema della morte, quasi fare finta che questo tema non esista oppure non ci riguardi. Vogliamo un po’ “addomesticare”  la morte usando una terminologia più dolce: diciamo che qualcuno se ne andato, ha spirato, ci ha abbandonato, ma quasi abbiamo il terrore di dire chiaramente che qualcuno è morto. Diciamocelo francamente, abbiamo paura di questa parola e del suo suono. Preferiamo far capire  che la morte è avvenuta ma senza dire espressamente pronunciando la parola stessa.
Invece Gesù parla apertamente e chiaramente: Lazzaro è morto! Gesù è un realista. Non nasconde le cose difficili, non ammorbidisce le cose dure, non prova a cambiare le parole e i termini e nello stesso tempo parla della morte senza paura o terrore. Come san Francesco, imitatore di Gesù ha detto: “La mia sorella – Morte”.
“La mia sorella – Morte” – naturalmente, sotto l’aspetto umano, la morte è qualcosa di spaventoso, perché è definitiva, senza ritorno. Così almeno sembra: ma la morte non è definitiva, non è irreversibile perché la morte è stata sconfitta. Gesù ha sconfitto la morte. È ritornato alla vita. E a noi ha donato la nuova vita: vita dopo la morte,  vita vera,  vita migliore,  vita eterna!
Allora proviamo ad amare la nostra morte che è  nascita alla nuova vita, alla vita nel cielo. Amiamo quello che è inevitabile. Così la nostra vita sarà più serena e la morte sempre sarà la parte integrale della nostra vita e nel nostro cuore avremo sempre la pace.    

Domenica delle Palme
Anno A

(Mt 21,1-11 e Mt 26,14- 27,66)

«Osanna al figlio di Davide!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Osanna nel più alto dei cieli!»

Di solito, nella Domenica delle Palme, la nostra attenzione è rivolta in particolare alle stesse palme e all’entrata trionfale di Gesù a Gerusalemme, perché vogliamo partecipare, come essere presenti in questo trionfo: queste furono le ore gioiose trascorse da Gesù. Lui era felice di vedere le folle che lo circondavano. In questo caso, non si tratta di una brutale conquista di Gerusalemme con forza e violenza. Infatti, Gesù entra nella capitale su un asino e non su di un cavallo da guerra. I suoi discepoli e i simpatizzanti hanno capito bene il significato di questo ingresso. Hanno scoperto attraverso questo evento che anche l'occupazione romana poteva non interferire nella vita religiosa, che loro possano vivere in un mondo di verità e di amore.
Però, san Matteo, che era un testimone di questo evento,  apparteneva al gruppo dei Dodici, annota, non solo il solenne ingresso, ma anche il secondo evento, che ha avuto luogo lo stesso giorno. L'ingresso trionfale di Gesù si conclude con una frusta in mano. Infatti, Egli entra nel tempio e butta fuori dei venditori e cambiavalute. Difende la santità del tempio, che è la casa di Dio e la casa di preghiera.
Questi due eventi sempre devono essere collegati. Gesù poteva fare ordine nel tempio, perché era circondato da una folla di ammiratori, per i quali la vita religiosa e la preghiera valevano mille volte di più rispetto ai sistemi sociali e politici. Ma purtroppo, alle autorità questo non piaceva e, così dopo pochi giorni le autorità hanno organizzato a Gesù “l’uscita fuori città” con la croce sulle spalle fino al luogo dell'esecuzione.
Questi eventi sono legati tra di loro e formano un'unica cosa. Il mondo vuole avere le nostre chiese, i nostri templi, a propria disposizione per condurre i propri affari. Vogliono trattare i templi come musei, attrazioni turistiche ecc. Questi luoghi per il mondo sono sempre il "covo", nel quale si fanno i buoni interessi che sono più importanti rispetto al rapporto con Dio.
Domenica delle Palme deve costringere ogni credente a rispondere alla domanda: Che cosa è per me  il tempio, la chiesa?    

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