Domeniche di Pasqua
Anno Liturgico A - 2017

Indice:

Domenica di Pasqua
II Domenica di Pasqua
III Domenica di Pasqua
IV Domenica di Pasqua
V Domenica di Pasqua
VI Domenica di Pasqua

Domenica di Pasqua
Anno A

(Gv 20,1-9)

Egli doveva risuscitare dai morti.

“entrò nel sepolcro e osservò…  e vide e credette”

La cosa più tragica che può capitare all’uomo è “entrare nel sepolcro”.
La cosa più tragica dell’uomo è perdere la luce dagli occhi, perdere la propria vita, vedere come questa vita è fragile, come passa velocemente, senza poter  fermare il processo dell’invecchiamento, della morte. Cose che ogni persona vorrebbe evitare.
Ed ecco, uno dei discepoli, Giovanni, arriva al sepolcro, è vuoto ed entra dentro. Sicuramente ha paura, perché lui come gli altri non vuole entrare nel suo sepolcro e neanche in quello degli altri.
Tutti hanno paura. Perché entrare nel sepolcro è una cosa  tragica e irreversibile che può capitare nelle nostra vita. Invece Giovanni entra e… come da solo racconta nel Vangelo: “entrò e credette”!
Entrare nella tomba, la cosa che più è tragica nella vita umana, per lui è diventata la prova suprema della fede. L’ultimo momento quando ha smesso di dubitare. Finalmente si è convinto che Gesù è il Signore e il Salvatore. Lui è risuscitato e vive!!!
Da quel momento tutti possiamo entrare nel sepolcro senza paura, perché sappiamo che Gesù ci condurrà fuori dalle nostre tombe.
Ci è arrivata la notizia più bella del mondo: la morte è stata sconfitta!
La morte non ha più potere su di noi.
La morte è solo una soglia di trapasso.
Da quel momento possiamo con coraggio entrare nel sepolcro di Gesù. Lui in questa tomba era morto ma ora è vivo!!!
Possiamo con coraggio entrare nella nostra tomba che ci aspetta da qualche parte del mondo. Ci aspetta con una prospettiva tragica che  sarà la fine, invece noi sappiamo che sarà solo una sosta nel cammino verso la casa del Padre. Alziamo alte le nostre teste, perché non siamo più gli schiavi.
Siamo figli di Dio!
E dalla tragedia del nostro sepolcro saremo alzati, risuscitati e assunti in cielo da Gesù!
Gesù è risorto, è veramente risorto. Alleluia!

 

II Domenica di Pasqua (o della Divina Misericordia)
Anno A

(Gv 20,19-31)

«Mio Signore e mio Dio!»

«Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Tante volte nella mia vita incontro le persone che dicono: non ho bisogno della Chiesa per il contatto con Dio. Non ho bisogno dei sacerdoti per confessarmi. Mi confesso personalmente e direttamente a Dio. Lui conosce i miei peccati e mi perdona.
Purtroppo questo atteggiamento è in chiaro contrasto con il Vangelo. Oggi Gesù ci dice chiaramente come dobbiamo confessarci. La facoltà di rimettere i peccati, Gesù Risorto lo ha dato agli Apostoli e ai loro successori, ha detto agli Apostoli che gli uomini si devono confessarsi davanti a loro, e se  loro rimetteranno i peccati, quelli saranno perdonati!
Questa espressione di Gesù è il fondamento del Sacramento della penitenza e della riconciliazione. Questa espressione ci dimostra che alcune cose le dobbiamo fare così come Dio ha previsto e non come noi le vogliamo fare.
Nelle cose della fede Dio stabilisce le regole. Non noi ma Dio decide in che modo ci perdonerà!
Noi possiamo fare finta che stabiliamo le regole della relazione con Dio, ma è solo una finzione e non la verità.
Dio ha diritto di decidere.
Dio ha scelto il modo per perdonare i peccati.
Vuoi discutere con Dio riguardo ai modi di agire?
Vuoi dire a Lui che non aveva ragione?
Vuoi dire a Lui che il tuo modo è migliore?
La confessione è la cosa più bella che l’uomo può sperimentare, perché questo è l’incontro con Dio vivo, vero, misericordioso, che perdona.

Questo brano del Vangelo che oggi abbiamo ascoltato è la carta più luminosa: il racconto della MISERICORDIA!!!

 

III Domenica di Pasqua
Anno A

(Lc 24,13-35)

Lo riconobbero nello spezzare il pane

“Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.”

Siamo abituati che la Santa Messa è celebrata sempre nello stesso posto, nella stessa ora, nel modo prestabilito. Invece leggendo il Vangelo di oggi scopriamo che questa celebrazione si può svolgere in un tempo ed in uno spazio diverso. L’Eucaristia non è limitata né dal tempo né dallo spazio.
L’Eucaristia dei discepoli di Emmaus è cominciata durante il loro cammino, infatti quando facevano la strada, Gesù ha cominciato con loro la Liturgia della Parola, ha ricordato i testi sacri, ha dato la spiegazione, ha attualizzato a queste Scritture, ha fatto l’omelia.
Quando sono arrivati a Emmaus, per loro ha spezzato il pane, ha celebrato l’offertorio, la consacrazione e la comunione. La liturgia del Corpo e del Sangue: l’Eucaristia!
L’Eucaristia ci dimostra che cosa significa essere dinamici. Non si svolge solamente nel tempo ma anche nello spazio. L’Eucaristia è il pellegrinaggio.
Per questo il Concilio Vaticano II ha riscoperto e ha introdotto la processione per accostarsi alla Santa Comunione. I fedeli non aspettano la Comunione nei loro posti ma si mettono in cammino per riceverla.
Dobbiamo essere coscienti che l’Eucaristia costringe, provoca, dà la forza per pellegrinare, di non rimanere fermi, di cercare continuamente e continuamente scoprire le cose nuove.

L’Eucaristia ci invita ad avvicinarsi al nostro Signore Gesù!

 

IV Domenica di Pasqua
Anno A

(Gv 10,1-10)

«Io sono la porta delle pecore»

“chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante”

            Gesù, nella parabola di oggi parla dei pastori delle pecore. Il problema è molto interessante e molto importante. Le pecore necessitano sempre di pastori buoni per poter vivere tranquillamente.
Dalla nostra prospettiva però, è ugualmente importante la situazione e il comportamento delle pecore che vivono nell’ovile. Qualche volta queste pecore sono stupide e vogliono fuggire dal proprio gregge. Provano a scavalcare il recinto o a forzare la porta per uscire fuori.
Dico stupide perché le pecore sono sicure quando rimangono nel gregge. Sono sicure quando hanno un buon pastore. Quando camminano separatamente oppure fuggono dal proprio pastore, è molto probabile che incontreranno i lupi o altri animali feroci.
Nel mondo di oggi stare nel gregge non è di moda. Ognuno vuole essere  individualista. Vuole camminare sulla propria strada, avere il proprio modo di vivere.
La vita nel gregge di Dio però non cancella l’individualismo, non ci priva della possibilità di realizzare i nostri desideri, i nostri sogni o i nostri piani, però nello stesso tempo ci fa sentire che siamo di Qualcuno, ci fa sentire che abbiamo il Buon Pastore. E questo, non solo ci da la sensazione di una grande sicurezza ma anche ci fa sentire amati.

Per sentire questo Amore vale la pena rinunciare anche al proprio individualismo a volte fin troppo esagerato!

 

V Domenica di Pasqua
Anno A

(Gv 14,1-12)

«Io sono la via, la verità e la vita»

«Non sia turbato il vostro cuore».

Quante volte Gesù nel Vangelo ci ha detto: non abbiate paura, coraggio, non temete!
Dicono, che qualcuno leggendo la Sacra Scrittura ha scoperto e ha contato che nel Antico e Nuovo Testamento queste parole sono ripetute 365 volte. Come se Dio a ogni giorno dell’anno avesse preparato un incoraggiamento: “non aver paura!”
Anche oggi ci dice: «Non sia turbato il vostro cuore».
Se hai il timore nel tuo cuore, allora rivolgiti a Gesù. Solo Lui è Uno, l’Unico che può toglierti questa paura. Solo Lui può soddisfare il tuo senso di sicurezza. Nelle Sue mani e nel Suo cuore sei completamente sicuro, sei circondato dall’Amore.

Non sia turbato il tuo cuore!!!  

 

VI Domenica di Pasqua
Anno A

(Gv 14,15-21)

«Pregherò il Padre e vi darà un altro Paràclito»

«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti»

Questa frase del Vangelo di oggi, a prima vista, sembrerebbe una condizione posta da Dio verso di noi: riconoscerò che mi amate solo se osserverete i miei comandamenti. Con l’osservanza dei miei comandamenti date la prova del vostro amore per me! Ma non è ciò che Dio intende, infatti questa frase ha un senso completamente  inverso. Dio ci dice: Chi mi ama, ha la possibilità di osservare, di compiere i miei comandamenti. E’ premiale. I miei comandamenti non devono essere osservati come se voi fossite un servo o uno schiavo. Non si può osservare i miei comandamenti con la costrizione o con la paura. I miei comandamenti li può osservare solo  chi mi ama! «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti».
Ragionando in questa maniera questa frase mai sarà come una condizione ma solo un invito.

Si, Signore, io Ti amo. Ti amo tanto e Ti supplico: dammi la forza di osservare i Tuoi comandamenti!  

 

 

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