Domeniche di Pasqua
Anno Liturgico A - 2014

Indice:

Domenica di Pasqua
II Domenica di Pasqua
III Domenica di Pasqua
IV Domenica di Pasqua
V Domenica di Pasqua
VI Domenica di Pasqua
Ascensione del Signore
Pentecoste

Domenica di Pasqua
Anno A

(Gv 20,1-9)

Egli doveva risuscitare dai morti.

"Cristo è risorto. E tu che ne dici di questo?". Queste parole  pronunciate da uno dei predicatori nel giorno di Pasqua. L'evento è così insolito che supera la nostra immaginazione. Quella mattina di Domenica, quasi 2000 anni fa, è il giorno più importante nella storia dell'umanità. E noi cosa diciamo di questo?
Anche se non abbiamo visto la tomba vuota, crediamo che "patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto, discese agli inferi, il terzo giorno risuscitò da morte, salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente e di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi ei morti, e il suo regno non avrà fine "... La nostra fede si basa sulla testimonianza di persone che hanno visto il Risorto, che "con lui abbiamo mangiato e bevuto dopo la sua risurrezione"- come confessa san Pietro nella Prima Lettura di oggi.
Coloro che "il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino", videro il sepolcro vuoto, probabilmente nel primo momento non riuscivano a credere. Maria Maddalena si è spaventata quando ha visto la tomba aperta e il corpo di Gesù Maestro scomparso. L'evangelista non ci dice che cosa pensava Pietro dopo l'ingresso alla tomba. Giovanni invece ha creduto che il suo Maestro, Gesù di Nazareth, è il Messia, il Figlio di Dio, Salvatore del mondo. Adesso è diventato chiaro perché ha accettato la sofferenza, perché ha portato la croce e ha permesso di essere inchiodato ad essa. I discepoli hanno visto nella nuova luce le esigenze che Gesù metteva a loro... Noi crediamo grazie alla loro testimonianza. Che cosa significa questo per noi?
Alla luce della tomba vuota dobbiamo - come apostoli - cominciare a prendere sul serio gli insegnamenti di Gesù. Anche se non riusciamo a capire tutto o ci sembra scomodo. Colui che ha insegnato che Dio è buono, che si considerava Dio, che dai suoi discepoli ha chiesto la sequela radicale, ha sconfitto la morte. In questo modo, ha confermato che sempre diceva la verità: quando ha insegnato la necessità del perdono, il distacco dai beni materiali, che dobbiamo nutrirci con il suo Corpo e ricevere il perdono dei peccati per mano degli Apostoli.
Ma prima di tutto, la risurrezione di Gesù è per noi un segno di speranza: Satana non è riuscito a vincere. I nostri peccati sono stati cancellati. Dopo la morte non ci attende la pena ma la felicità eterna... Cristo, che per primo è risorto dai morti, farà risorgere anche i nostri corpi mortali e saremo in grado di godere la gioia eterna. La morte - il più grande nemico dell'uomo - non ha più dominio su di noi. Qualcuno ha mai dato una notizia migliore?
Da oggi non dobbiamo preoccuparci troppo dei problemi, delle cose di questo mondo. La nostra cittadinanza è nei cieli. Noi - come il nostro Salvatore - possiamo vivere in modo bello e nobile. Possiamo perdonare, anche se quotidianamente ci tocca l’odio, possiamo rallegrarci nonostante i dolori e le tristezze. Accettando il Battesimo, diventando cristiani, siamo morti al peccato. Siamo risorti e la nostra vita è nascosta con Gesù in Dio. Quando verrà di nuovo a giudicare la terra, allora insieme con Lui ci mostreremo in gloria.
Perché "se moriamo con Lui, anche con Lui vivremo" ...

II Domenica di Pasqua (o della Divina Misericordia)
Anno A

(Gv 20,19-31)

«Mio Signore e mio Dio!»

Dio esiste, indipendentemente dal fatto se uno crede in Lui o no. Egli creò il mondo. Egli con la sua provvidenza veglia sul mondo intero. Egli guida tutto ciò che esiste verso la meta che solo Lui conosce.
Di un  Dio così, si può molto sapere,  ascoltando o leggendo. Ma finché quel Dio non sarà anche il mio Dio, tutto diventerà o resterà un bel bagaglio di sole nozioni, non diverse da altre centinaia d tanti altri! È,  come nel dizionario, la parola "Dio" può essere registrata insieme a migliaia di altre parole, ma questo non cambia niente nella nostra vita.
L'evento, invece, che può cambiare la mia vita, la nostra vita, è la scoperta che Lui è il mio Dio, il nostro Dio. Lui si presenta come un grande mistero, che apre le sue porte per me. Entro e mi trovo nel mondo che è mille volte più reale di questo in cui sono nato e dovrò morire. Questo mondo è transitorio, invece il mondo di Dio è eterno dove si vive così intensamente che non si vede alcun segno di morte.
Tale evento, incontro, si chiama conversione. In realtà, è l'inizio di un nuovo modo di vita. Tutto è subordinato a questo incontro. Tale conversione aspettava Tommaso Apostolo. Quando ha incontrato Gesù risorto, ha detto brevemente: "Mio Signore e mio Dio". Qui la parola "mio" è la più importante. Un incontro così è aspettato da molti.
Un incontro così lo ha vissuto Santa Suor Faustina Kowalska. Ha risposto al Signore con quattro parole: "Gesù, confido in Te." Questa è la sua confessione personale. Lei desidera che tutti possano parlare così semplicemente a Gesù. In un tale atto, si apre un nuovo modo di vita.
La Misericordia di Dio, è compresa più pienamente da quelli che sperimentano l'intrusione di Dio nella loro vita. Ognuno che riesce con il cuore a dire: "Gesù, confido in Te" viene salvato. Gesù è di chi può ripetere come Tommaso: "Mio Signore e mio Dio".
Un atto di fede espresso in questa maniera è sempre una confessione di amore: la persona che amo, è mia. La dimensione personale, nel rapporto con Gesù e con Dio Padre, è un atto di fede estremamente importante. Fino a quando non c’è questo rapporto, la fede è debole e non crea, non modella la vita umana.
Oggi Tommaso Apostolo ci chiama a rispondere alla domanda: Dio è tuo? Felici sono coloro che parlando di Dio, usando la parola "mio" perché sanno di CHI e con CHI parlano.  

III Domenica di Pasqua
Anno A

(Lc 24,13-35)

Lo riconobbero nello spezzare il pane

La via di Emmaus è la nostra via. Tutti vaghiamo verso la tristezza. Non riusciamo negli  obiettivi della vita, ci deludiamo della vita e allora perdiamo le nostre speranze. Gesù dopo la risurrezione è presente in ogni via umana. Egli ci rimette sulla strada giusta e ci aiuta a scoprire la sua presenza nell'Eucaristia.
I Discepoli hanno scoperto la presenza di Gesù sulla loro strada grazie alla meditazione della Sacra Scrittura. La riflessione sulla Parola di Dio ha permesso loro di essere aperti alla Sua guida, che è finita nello spezzare del pane. Dalla Bibbia all'Eucaristia – lo schema per raggiungere l'obiettivo della vita è molto semplice. Gesù ha domandato: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». San Luca ha usato qui la parola greca “aùtoaemloun” che può essere tradotta non solo come “discutere” ma anche in un altro modo: scambiare, confrontare, gettare e anche lanciare i proiettili, perché la parola originariamente aveva importanza militare.
La conversazione era così piena di fuoco, era una sorta di guerra spirituale, in cui le parole della Bibbia, come frecce, colpivano i dubbi, schiacciandoli contro i muri. Le parole colpivano e ferivano, erano come la battaglia spirituale per portare alla vita.
Possiamo capire meglio la discussione dei Discepoli con Gesù, quando la confrontiamo con il cammino degli angeli attraverso il centro di Gerusalemme nella visione di Ezechiele (Ezechiele 9:4-6). Gli Angeli hanno sterminato coloro che non hanno accettato la vita di pentimento, hanno evitato la croce (TAU lettera che ha la forma di una croce). Coloro che hanno accettato questo segno sulla fronte, che hanno accettato la croce della vita, sono stati salvati. Il loro dolore si è tramutato nella salvezza. Possiamo dire che anche oggi ci sono due categorie di uomini: quelli che prendono la croce e coloro che rifiutano la croce. E anche noi siamo combattuti tra questi due comportamenti.  La giusta scelta dipende dal fatto di saper combattere con la Parola di Dio per il proprio destino.
Il momento più difficile di questo, è la perdita di una persona carissima - la perdita di qualcuno che ha dato un senso al nostro cammino. Gesù, prima di morire, ha preparato i suoi discepoli a questo: «Tra poco non mi vedrete più; e tra un altro poco mi vedrete… voi piangerete e farete cordogli, e il mondo si rallegrerà. Sarete rattristati, ma la vostra tristezza sarà cambiata in gioia». (Gv 16,16.20).
Peggio è per  quelli che basano la loro vita esclusivamente su un altro uomo, su un'idea, sul denaro, sulla carriera, o comunque su qualcosa o qualcuno e non su Dio. Il loro dolore per la perdita mai si trasforma in gioia.  

IV Domenica di Pasqua
Anno A

(Gv 10,1-10)

«Io sono la porta delle pecore»

La porta del Paradiso. Questo è l’eterno tema della letteratura, dell’arte, del cinema. Con la nostra intuizione sentiamo che da qualche parte ci deve essere un mondo migliore. Stiamo cercando il cancello del giardino della felicità, dove si può finalmente dimenticare tutto ciò che brutto, cattivo, difficile, doloroso, che fa paura... Forse questo desiderio, questa nostalgia li abbiamo ereditati dai nostri progenitori espulsi dal Paradiso???!!!
Nel mondo ci sono migliaia di porte e di portoni. Davanti ad esse ci sono vari battitori che incoraggiano l'ingresso e offrono vari servizi. Davanti a noi sono aperte le porte della TV e di internet. Basta premere il pulsante sul telecomando o fare clic con il mouse e ci si sposta in tanti giardini virtuali. Quello che si annuncia come la porta del paradiso, spesso è l'anticamera dell'inferno, della schiavitù, che provoca ancora di più la solitudine e disorientamento.
Dio è la casa, la patria dell'uomo. In definitiva stiamo cercando accesso a questa casa. Cristo Gesù è  l’"ingresso" per i pascoli della grazia di Dio. In Lui l'uomo trova la migliore connessione che consente la comunicazione con Dio stesso. Lui è l'unico Intermediario - leggiamo nella Bibbia. Attraverso di Lui Dio si dona alla gente e attraverso di Lui gli uomini hanno accesso a Dio. Ecco perché così spesso nelle preghiere della Chiesa sentiamo le parole "per Cristo". Attraverso il Battesimo otteniamo l'accesso e la connessione alla salvezza. Quello che attiva la comunicazione, è la fede.
Ma c’è il problema che noi non vogliamo riconoscerci come le pecore. Non vogliamo essere guidati. Noi rifiutiamo l'idea che qualcuno può essere il nostro pastore. Tutti vogliono essere pastori per se stessi. È contestata anche un'altra parola: "unico". I "saggi" di questo mondo ci dicono che ci sono molte strade, molte porte, molte possibilità. Chi osa dire di se stesso che egli è "unica Porta"? Questa è usurpazione, intolleranza e odore di Inquisizione.
Ma noi dobbiamo resistere a questa pressione. Lasciamoli gridare. Dobbiamo però ricordare che la pecora condotta da un'altra pecora, anche se intelligente, non troverà il pascolo. Non corriamo dietro le altre pecore senza pensare. La pecora intelligente e saggia sa che il suo destino è nelle mani del pastore e accetta questo ordine delle cose. Riconosce anche la voce del pastore. Si sottomette alla sua saggezza, all’amore, alla sua guida. Il Buon Pastore è un’autorità ma anche è l’amore.
La porta del paradiso è più vicina di quanto pensiamo.
Due monaci hanno letto in un libro saggio circa l'esistenza del luogo dove la terra incontra il cielo. Hanno deciso di trovare questo posto. Hanno lasciato il monastero e sono andati via. Hanno attraversato tutto il mondo, hanno superato molti pericoli. Sapevano,  nel luogo, che stavano cercando, ci sarà una porta. Basta bussare per trovarsi faccia a faccia con Dio. Finalmente hanno raggiunto il cancello. Con il cuore tremante bussarono. La porta si è aperta. I monaci sono entrati e... si sono trovati nelle celle del loro monastero.
La porta del paradiso non è lontana. Gesù, il Buon Pastore, mi aspetta dentro la mia vita. Basta solo riconoscere la sua voce. Questa è l’unica!  

V Domenica di Pasqua
Anno A

(Gv 14,1-12)

«Io sono la via, la verità e la vita»

Il mistero di Gesù è così ricco che in ogni incontro ci rivela un nuovo aspetto di ciò che egli è per noi. Oggi, Gesù ci invita a fare un  cammino. Il verbo principale del Vangelo di oggi è "andare".
Io vado a prepararvi un posto per voi.
Dove vai? - chiede Tommaso. Facci vedere la via.
Io sono la Via.
Bella immagine, ma che cosa significa? Per noi la guida può essere un uomo e non la via, la strada!
Tutto ci spiega in un'altra frase, molto ricca: “Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.”
Poi continua la "coroncina" dei verbi di Giovanni: conoscere, vedere, credere, prendere ... Andare al Padre, significa conoscere il Padre. Se Dio dimora in noi allora siamo chiamati a fare un viaggio dentro noi stessi.
Filippo, al quale sembra di aver capito il discorso di Gesù, chiede: “Mostraci il Padre!”.
A Evangelista Giovanni piacciono questi  malintesi che permettono a Gesù di portare i suoi ascoltatori su altre strade, sulle strada del mistero. Per questo scherzosamente rimprovera Filippo con un pizzico di delusione: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”?
Si sente che presto sarà rivelato un grande mistero.
Filippo, non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Chi ha visto me ha visto il Padre.
Ecco il nostro cammino: "Chi ha visto me ha visto il Padre". Questa strada è semplice e breve.
Sappiamo da San Giovanni, che "vedere", è un lungo cammino di fede, di scoprire e di credere sempre di più, sempre più in profondità. Solo allora possiamo "vedere" Gesù, il mistero della sua unione con il Padre, e il mistero della Santissima Trinità.
Tra coloro che cercano Dio noi siamo questi privilegiati che hanno trovato il modo più sicuro: ogni professione di fede in Gesù non è solo un passo verso il Padre, ma già è unione con Lui. La fede è il viaggio interiore che ci introduce al Padre: "dove sono io siate anche voi." Quando viviamo uniti con Lui già siamo nella casa che ci ha preparato. Si può sognare qualcosa di meglio?
«Io sono nel Padre mio, e voi in me e io in voi».
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l'amerà, e noi verremo da lui e dimoreremo presso di lui».
Ogni volta che torno a queste parole, mi dico: Che cosa è la mia vita, se posso sperimentare qualcosa di simile? Che cosa faccio con il mio cuore, per far diventare la Casa di Dio?  

VI Domenica di Pasqua
Anno A

(Gv 14,15-21)

«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti»

«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti». Fermiamoci un momento su queste parole del Vangelo di oggi.
Quante volte nelle nostre meditazioni ritorniamo al tema dei Comandamenti di Dio. Sicuramente ognuno di noi avrà sentito parlare di questo.
Probabilmente, ognuno di noi, può dire che conosce i 10 comandamenti di Dio. Ma siamo sicuri? Conoscere i comandamenti è lo stesso di essere in grado di recitarli? Questo, può esserlo per  i bambini che si preparano alla Prima Comunione. Ma è sufficiente per noi? Conoscere i comandamenti significa  sapere come poterli realizzare quotidianamente, e non solo saperli, ma e soprattutto viverli. E questo, lo sappiamo tutti, non è facile.
I Comandamenti di Dio... 10 semplici frasi, che cambiano le civiltà, i sistemi politici e sociali e queste 10 semplici frasi ancora modellano le nostre vite  da  più di 2.000 anni.
E anche se ci sono alcuni che stanno cercando di vivere in modo diverso, a modo loro, io non riesco a immaginare un mondo  basato su un altri fondamenti e valori e per nulla  vorrei un mondo così.
Basta guardare alla storia. Non solo quella remota ma anche quella recente. Come è finita la negazione dei comandamenti di Dio nella vita dei popoli e delle nazioni. A che cosa ha portato la costruzione del mondo secondo le idee umane?
Ma l'uomo è testardo e ancora sta riprovando. Anche oggi molte voci dei diversi "pseudo-saggi", vorrebbero organizzare il mondo completamente diverso. Per loro i comandamenti di Dio sono solamente di disturbo.
Quante volte sentiamo le domande: "Perché la Chiesa non vuole introdurre il divorzio? Perché non è d'accordo con l'aborto o l'eutanasia? Perché non è d’accordo con le unioni di fatto? Quante volte abbiamo sentito queste e altre sciocchezze? Sono poveri quelli che dicono queste cose. Sono poveri e molto limitati. Non riescono nemmeno a capire questo, che un uomo, anche se tanto importante, non può arbitrariamente cambiare ciò che Dio ha stabilito. I poveri siamo spesso anche noi, quando sentiamo tali pareri e annuiamo distrattamente. Spero che solo incoscientemente, perché nessuno di noi consapevolmente è contro il Signore Dio e le sue leggi?
Forse dirai: sono difficili i comandamenti di Dio. Certo, ma chi ha detto che la vita cristiana sia facile? «Chi non prende la sua croce e mi segua non è degno di me». Conosci queste parole di Gesù. Io devo decidere ogni giorno da quale parte sto. I comandamenti sono come una strada verso la cima della montagna, una strada difficile ma bella che conduce alla meta.
«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti». Posso dire di me che osservo tutti i comandamenti di Dio? Almeno cerco di vivere secondo questi precetti o forse scelgo da me quelli che sono più convenienti, più comodi?
Charles de Foucould ha detto: "Guardando il credente si dovrebbe vedere che cosa è la vita cristiana, che cosa è il Vangelo, chi è Gesù Cristo. La differenza tra la vita del cristiano e la vita del non-cristiano deve indicare chiaramente dove è la verità. I cristiani devono essere il Vangelo vivente".
E la mia vita dimostra il Vangelo vivente?
Perché così poco vivo di Cristo ogni giorno?
Dove nella mia vita dimostro il comandamento d’amore di Gesù?
Difendo la mia fede, e difendo Cristo Gesù?
Signore, aumenta la nostra fede.
Amen.  

VII Domenica di Pasqua
Ascensione del Signore
Anno A

(Mt 28,16-20)

«Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo»

Leggiamo negli Atti degli Apostoli: "fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi". E nel Vangelo di Matteo sentiamo l’assicurazione di Gesù: «Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Allora qual’è alla fine la verità? È salito al cielo o ancora è con noi? Non possiamo essere in due posti contemporaneamente.
Purtroppo noi siamo schiavi dell’immaginazione ambientale. In questo caso dobbiamo accendere l'immaginazione del cuore. Una cosa, un oggetto non può essere in due posti contemporaneamente, ma l’uomo sì! In che modo? Occorre notare la differenza tra la presenza di persone e delle cose. La lavatrice o il frigorifero li mettiamo in un posto e qui finisce la faccenda. L’oggetto occupa un po' di spazio e semplicemente si trova là. E una persona? Qualcuno può fisicamente sedersi nel banco, ma con il suo intimo trovarsi altrove. Quante volte abbiamo la sensazione che qualcuno è fisicamente accanto a noi, ma con lo spirito è distante. Al contrario, si può essere fisicamente lontano da qualcuno, ma interiormente rimanere vicino. Diciamo spesso a qualcuno: "Tu sei nel mio cuore". No, questa non è una  frase sentimentale vuota, la presenza personale, infatti, ha luogo là dove c'è un vero e proprio incontro, a prescindere dalla necessità  della fisicità, perché io posso essere nel cuore di coloro che mi amano ed io portare nel mio cuore coloro che amo, anche se non siamo uno accanto all’altro. La presenza personale è più forte e più grande dello spazio e del tempo.
Gesù come uomo poteva essere fisicamente solo in un particolare spazio, luogo e tempo. L’Ascensione significa la fine definitiva della missione terrena di Gesù. Non abbiamo più la possibilità di guardare  Lui e ascoltarLo come gli Apostoli. La promessa "Io sono con voi" si riferisce alla presenza personale e reale, non oggettiva. È la presenza spirituale, intima, interiore.
Dobbiamo notare però che questa promessa è accompagnata dal mandato missionario: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli». Gesù ordina ai discepoli di mantenere la sua presenza nella Chiesa. Questo viene fatto attraverso la Parola, i sacramenti, la comunità. Sempre nuove persone portano nel cuore la presenza di Gesù. Egli porta sempre nel Suo Cuore il nuovo popolo dei fedeli.
Cristo Gesù è asceso al cielo, non solo come Dio ma anche come uomo. In questo senso, l’Ascensione dimostra che il "luogo" proprio dell'uomo è il cielo, è Dio stesso. L’Ascensione di Gesù è il preludio della nostra ascensione. L’Ascensione mostra il vero sviluppo umano: l'intensificazione della presenza di Dio e del cielo in noi. Perché il cielo non è qualcosa, ma qualcuno! Il cielo, cioè Dio, matura dentro di noi.
Nell'Ascensione non si tratta di spazi cosmici, ma delle reali dimensioni dell’umanità.  

Pentecoste
Anno A

(Gv 20,19-23,)

«Come il Padre ha mandato me anch’io mando voi»

La Sacra Scrittura ci permette di conoscere la verità profonda, la verità che non è una cosa del passato, che è diventata storia. La verità è ancora la realtà della Chiesa di oggi e di tutti i tempi, perché la verità è lo Spirito Santo. È Lui che ci insegna, ci guida e ci "spinge" nelle direzioni giuste.
Lo Spirito Santo ci accompagna dal nostro inizio fino alla fine, dal battesimo fino all’olio dell’unzione dei malati. È presente in tutti i sacramenti, che sono un segno della grazia invisibile donataci da Dio. Lo Spirito Santo ci permette di pregare e di prepararsi per una buona confessione. Dobbiamo solo essere aperti a ciò che fa in noi e intorno a noi.
Tutte le nostre qualità, i carismi, i sentimenti e le decisioni, sono opera Sua, perché nascono nei nostri cuori dalla sua ispirazione. Egli è il datore delle grazie, la luce della coscienza, la gioia del cuore, l’aiuto nel lavoro, la consolazione nelle lacrime, Egli guarisce tutte le ferite, piega la nostra durezza,  porta gli erranti alla salvezza. Lo Spirito Santo è lo Spirito inviato da Cristo per la nostra santificazione. Ringraziamo il Signore Gesù per i suoi doni. Rendiamo grazie per il dono della pace. Questo è uno dei doni più preziosi che può ricevere il cuore umano. È un dono che ha il potere di emanare la pace al mondo intero.
“Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio; che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune” (1 Cor 12,5-7). Il libero arbitrio, datoci da Dio, a volte porta a cattive decisioni e sentenze, per le cattive azioni. Essendo consapevoli di questo, tanto più dobbiamo credere e ringraziare Dio per la festa di oggi e per il fatto che attraverso lo Spirito Santo, i suoi doni si versano su di noi. Ringraziamo Dio con le parole della “Sequenza”:
“Dona ai tuoi fedeli,
che solo in te confidano
i tuoi santi doni.
Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna.”
SPIRITO SANTO, liberaci dalla mancanza di cuore verso i nostri fratelli e accendi in noi il fuoco del tuo amore - ascoltaci Spirito Santo.  

 

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