Domeniche del tempo ordinario

anno A (2017)

Indice:

II Domenica Ordinaria
III Domenica Ordinaria
IV Domenica Ordinaria
V Domenica Ordinaria
VI Domenica Ordinaria
VII Domenica Ordinaria
VIII Domenica Ordinaria
Santissima Trinità
Corpus Domini
XIII Domenica Ordinaria
XIV Domenica Ordinaria
XV Domenica Ordinaria
XVI Domenica Ordinaria
XXI Domenica Ordinaria
XXII Domenica Ordinaria
XXIII Domenica Ordinaria
XXIV Domenica Ordinaria
XXV Domenica Ordinaria
XXVI Domenica Ordinaria
XXVII Domenica Ordinaria
XXVIII Domenica Ordinaria
XXX Domenica Ordinaria
XXXII Domenica Ordinaria
XXXIII Domenica Ordinaria
Domenica di Cristo Re

II Domenica del Tempo Ordinario
Anno A

(Gv 1,29-34 )

«Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo»

«Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!».

Queste parole del Vangelo, tutti le conosciamo benissimo. Queste parole il sacerdote le pronuncia in ogni Santa Messa.
Per me queste parole sono molto care, mi ricordano quello che avviene nel confessionale: ecco, quando una persona  in modo sincero confessa i propri peccati, Dio, nella persona del sacerdote, dà l’assoluzione dei peccati.
Ma cosa significa che Dio dà l’assoluzione? Significa che Dio dimentica? Si, sicuramente dimentica i nostri peccati.
Ma solo questo? Ancora qualcosa in più? Non solo dimentica ma forse anche li cancella dal passato? Si, li cancella dal passato.
È vero che le conseguenze dei peccati ancora possono esistere, ma i peccati non ci sono più. Come se non ci fossero mai stati!
Solo Dio può cambiare la storia e lo fa anche con i nostri peccati.
Il pensiero che Dio non solo dimentica i nostri peccati e li perdona, ma  li cancella dalla storia è contenuto nelle parole di Giovanni Battista: l’Agnello di Dio toglie i peccati del mondo. Non li cancella con il bianchetto, non li insabbia, non li mette sotto un tappeto,  non fa finta di non vederli… No, Lui i nostri peccati li TOGLIE!!! Li toglie così che non esistono più!!!

Questa è una delle più belle verità su Dio che dobbiamo augurarci di sperimentare!

 

 

III Domenica del Tempo Ordinario
Anno A

(Mt 4,12-23)

Venne a Cafàrnao perché si compisse ciò
che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa

“perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa”
La compiuta Parola di Dio, il Vangelo, racconta che anche le parole degli uomini si compiono, si avverano.
Quando possiamo essere certi che le nostre parole si compiranno, si concretizzeranno? Si concretizzeranno quando si saranno compiute le parole del Vangelo.
L’uomo per sua natura è un bugiardo. L’uomo è un manipolatore. L’uomo in fondo ai suoi pensieri, sempre ha il desiderio di presentarsi migliore: più ricco, più bello, più sapiente, più sano, più importante, più umile, più santo, più perfetto… e per questo le nostre parole spesso non si compiono, non diventano vere. Non si compiono perché diciamo le cose stupide, cattive. Diciamo le cose, le parole, che Dio non vorrebbe mai sentire.

Allora, se vogliamo che le nostre parole possano compiersi, diventare  realtà, allora prima dobbiamo compiere la Parola di Dio!  

IV Domenica del Tempo Ordinario
Anno A

(Mt 5,1-12)

«Beati i poveri in spirito»

“Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:”

            Questo racconto di oggi è stato costruito così che sembra quasi un quadro della corte reale bizantina: L’imperatore che si mette a sedere su un trono elevato e poi apre la bocca e comincia a parlare, a proclamare solennemente un discorso che ha un valore importante per tutto impero. È importante perché è stato proclamato nel palazzo reale, dal trono regale, dalla bocca dello stesso imperatore.
Della stessa cosa, o ancora più importante, si tratta nel Discorso della Montagna: questo discorso è la Costituzione del Regno di Dio.
Gesù seduto in cima della montagna proclama le Leggi della Nuova Alleanza. Proclama i diritti di quelli che sono sulla terra i più piccoli, di quelli che non sono riusciti nella vita, di quelli che sono deboli, poveri e possono rifugiarsi solamente in Dio.

La legge del Nuovo Mondo, la legge del Nuovo Regno di Dio!!!  

V Domenica del Tempo Ordinario
Anno A

(Mt 5,13-16 )

«Voi siete la luce del mondo»

“Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli”

Gesù oggi invoglia tutti di diventare una “star”, delle stelle!!! Risplendete, date luce, siate radiosi, seminate il bagliore intorno a voi. Ma perché?
L’ultima frase  dell’ odierno brano evangelico ci spiega perché dobbiamo brillare, perché dobbiamo risplendere, perché dobbiamo comportarci come una “star”, essere persone famose. Dobbiamo fare questo perché gli altri possano rendere gloria al Padre!
Questo è molto interessante, perché la gente di solito non ha questa abitudine. Quando vedono qualcuno che “brilla” allora sono pronti di lodarlo o addirittura adorarlo. Sono pronti a celebrarlo così come fanno con i divi del cinema o dello spettacolo. E dall’altra parte, loro ad ogni costo vogliono “brillare” davanti al mondo per avere la gloria!
Invece Gesù dice: se avete voglia di risplendere, fatelo solo perché il Padre vostro che è nei cieli sia lodato!
Allora davanti a noi ci sono due compiti:
1° Risplendere così per dare lode al Padre e non ricevere la lode
2° Guardando qualcuno che è bravo, che “brilla” – lodare il Padre eterno
e non questa persona che ha ricevuto il dono di Dio

Un compito bellissimo: ritrovare Dio dentro l’uomo che sta accanto a noi!!!  

 

 

VI Domenica del Tempo Ordinario
Anno A

(Mt 5,17-37 )

«Così fu detto agli antichi; ma io vi dico»

«Ma io vi dico: non giurate affatto»

Sembrerebbe che l’insegnamento di oggi di Gesù sia solo un’indicazione morale: non giurate perché l’uomo così facilmente tradisce i propri giuramenti. Sembrerebbe che Gesù ci dia un nuovo comandamento: non giurate!
Invece, sotto questa indicazione morale si nasconde qualcosa di più, qualcosa di più bello.
Quando una persona dice: “io giuro”, spesso lo dice anche con  parole che sono molto evangeliche:  “ti do la mia parola”… Ti do la mia parola che lo faccio….che non dimentico… che mi comporterò bene… che raggiungo questo scopo…..e via ..e via.
Facciamo un’analisi insieme: “Ti do la mia parola”. Evangelicamente la “Parola” è Gesù stesso, la Parola che è diventata carne. Quindi nessuno di noi può disporne nel  darLo.
Lo si può offrire senza perdere nulla, senza togliere niente a noi stessi. Si può distribuire Gesù inteso come trasmettere la Parola a chiunque sta intorno a noi.
Solo Dio stesso può dare la Sua Parola, il Suo Figlio a tutti noi. E noi possiamo solo irradiare e vivere con questa Parola. Possiamo permettere che questa Parola esca da noi e si offra da sola agli altri.

Bellissimo questo insegnamento di Gesù di non giurare, perché solo Lui è in grado di compiere le promesse del Padre!  

 

VII Domenica del Tempo Ordinario
Anno A

(Mt 5,38-48 )

«Amate i vostri nemici»

«Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”.»

Gesù nel suo insegnamento molto spesso cita l’Antico Testamento. Lo fa anche oggi? Quasi tutti rispondono: Si! Si, perché così si potrebbe  intendere. Questa frase suona come se Gesù citasse il Vecchio Testamento. Invece, si potrebbe anche scommettere che non si riesce a trovare nell’Antico Testamento il comandamento di odiare i nemici.
Gesù pronunciando questa frase non cita l’Antico Testamento, non dice che nella Bibbia c’è un precetto di questo genere: odia il tuo nemico. Gesù solo afferma che ci sono stati cattivi insegnanti che hanno volutamente deformato la Parola di Dio.
Gesù sa che nel mondo ci sono gli uomini che ad ogni costo vogliono insegnarci l’odio, anche richiamando la sacra Scrittura, la voce di Dio.
Ma la realtà è proprio il contrario. Se qualcuno vuole cercare, allora nel diciannovesimo capitolo del Libro del Levitico, riuscirà a trovare il comandamento dell’amore verso il prossimo.
Questo comandamento che a tanti di noi sembrava istituito da Gesù, in realtà già si trovava nell’Antico Testamento, nel Libro del Levitico. Allora esiste nella radice della sacra Scrittura.
Gesù oggi ci supplica: non ascoltate quelli che parlano della Bibbia così come la pensano o la immaginano. Ascoltate quelli che leggono la Sacra Scrittura, la meditano, la vivono e  ve la annunciano!
E’ molto importante  non ascoltare quelli che parlano contro lo spirito della Bibbia, talvolta, anche attraverso i mezzi di comunicazione, qualcuno che vorrebbe si erge a conoscitore della parola di Dio; ecco quando la nostra intuizione ci avverte che quello non ha niente a che fare con il Vangelo, abbiamo capito da che parte stare!
Quando cercate la Parola di Dio,  ascoltate solo quelli che spiegano il Vangelo e nello stesso tempo da soli cercate, meditate, leggete, ritornate, domandate, pensate!

Il Vangelo è per tutti!!!

VIII Domenica del Tempo Ordinario
Anno A

(Mt 6,24-34 )

«Non preoccupatevi del domani»

“E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?”

Quando qualcuno di noi è ad una festa di compleanno, ad un matrimonio, spesso  può sentire come un ritornello: “Ti auguro tanta salute, salute e ancora una volta la salute, perché la salute è la cosa più importante”.
Questo non è del tutto vero, anche se la salute  è molto importante, in quanto è una cosa bella essere sani, ci permette di vivere più tranquilli e sereni. Ucelli
Ma la verità, a mio avviso, l’hanno testimoniata tanti che  ho incontrato quando svolgevo il mio servizio in ospedale; avevano perso la salute ma nello stesso tempo erano felici perché avevano ritrovato Gesù e la fede.
Al contrario, ho incontrato anche tantissimi sani di corpo  ma infelici nello spirito perché la loro vita era  vuota.
Quando diciamo, auguriamo: “salute, salute e ancora una volta salute”  alcuni aggiungono: “quando c’è la salute allora anche Dio ci benedirà e avremo tutto!”.
Certamente queste sono citazioni, espressioni popolari perché non completamente  rispecchiano la realtà. Non possiamo aggiungere neanche un giorno alla nostra vita anche se ci augurassimo continuamente la salute. Questo non dipende da noi. Anche con i migliori auguri non possiamo far riacquistare la salute, una vita più lunga o un vivere sereno e tranquillo.
Possiamo augurarci tutto quello che desideriamo ma quegli auguri non sono la preghiera e quindi non hanno nessun valore o significato.
Invece quando il nostro buon pensiero, o il buon augurio lo presentiamo a Dio e diciamo: ho pregato per la tua salute, allora sì che abbiamo la grande possibilità che Dio possa esaudire la nostra preghiera e  aiuterà a placare le sofferenze, le ansie, le tristezze di qualcuno che noi amiamo e gli vogliamo bene.
Scongiurare la realtà con le parole “salute, salute, salute”, questo è solo far finta che pensiamo di avere  qualche influenza sulla realtà con la quale invece non possiamo fare nulla.

Santissima Trinità
Anno A

(Gv 3,16-18)

«Dio ha mandato il Figlio suo
perché il mondo sia salvato per mezzo di lui»

«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna».

Questa frase pronunciata da Gesù che Dio ha dato il proprio Figlio al mondo per salvarlo, è l’essenza del Vangelo, il fondamento.
Tutto quello che nel Vangelo è di più bello e di più importante, Gesù lo pronuncia nel mezzo della notte a Nicodemo.
Sembrerebbe che Gesù aspettava l’occasione, un ascoltatore che riuscisse a capire. Aspettava l’ascoltatore che accettasse totalmente, con tutto se stesso la verità più importante.
La notte favorisce il raccoglimento, la concentrazione. Nicodemo, di notte, è uno che dimostra che per ascoltare le parole di Gesù, si può rinunciare alla propria sicurezza, alla propria posizione, a tutto quello che si possiede.
Nicodemo è la personalizzazione dell’ascolto. È quello che totalmente si è aperto alle parole del Salvatore e per questo ha udito le parole più belle del Vangelo. La più bella notizia data da Gesù. Il racconto su Dio che dona il proprio Figlio nell’amore dello Spirito Santo all’uomo.
La Santissima Trinità al cospetto dell’uomo!!!
Sempre è così: Quando Gesù trova un’anima che lo ascolta, allora comincia a rivelare la bella notizia. Nicodemo, Pietro, Giovanni, sua Madre – la ragazza di Nazareth – tutte anime che ascoltano. E dopo, tutto il corteo dei santi e alla fine tu e io: le anime nell’ascolto
Se ascolteremo allora la bella verità, come quella di oggi, si rivelerà davanti a noi.

Sia benedetta e lodata la Santissima Trinità!!!

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo
Anno A

(Gv 6,51-58)

«La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda»

«In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita».

Questa è la risposta alla domanda: Da dove l’uomo può, da dove deve prendere la forza per la vita?
La prima e la più intensa esperienza dell’uomo del XXI secolo è quella di essere impotente di fronte alla propria vita. L’uomo di oggi non è in grado di trovare la fonte giusta dove attingere la forza, il coraggio, l’entusiasmo per la vita quotidiana.
Fino a quando vogliamo vivere secondo i nostri piani, solo con le nostre forze, il risultato è che sempre perdiamo, distruggiamo, calpestiamo tutto quello che è più bello in questo mondo. Non siamo in grado di amare gratuitamente, di condividere con gli altri i nostri problemi e le nostre gioie. Da soli ci priviamo della possibilità di essere felici.
Invece Dio oggi ci indica una strada sicura e semplice: Sei un debole, di cui la vita va verso la rovina? Allora l’unica cosa che ti può salvare è la fonte della Vita vera – il Corpo e il Sangue di Gesù!
Davvero ti conviene rinunciare a questa fonte? E dove ti porterà la vita senza l’Eucaristia?

Gesù oggi afferma che la vita senza l’Eucaristia porta solo alla morte.

XIII Domenica del Tempo Ordinario
Anno A

(Mt 10,37-42)

«Chi non prende la croce non è degno di me.
Chi accoglie voi, accoglie me»

«Chi ama padre o madre più di me non è degno di me»

Gesù spesso valuta l’amore: “Mi ami tu più di costoro?” Ami più me o  tuo padre e  tua madre?
Da questa espressione si vede che l’amore può avere diversi gradi.  Gesù dice chiaramente: voglio che mi amate più degli altri! Ma questo non significa che non dovete amare gli altri. Dovete amarli. Amate  la vostra mamma e il vostro babbo, la vostra moglie e il vostro marito, amate tanto i vostri figli e tutti i vostri cari, ma ancora di più amate me!
Perché se amate me più degli altri, il vostro amore sempre riuscirà. Sarà bello e crescerà.

Per amare l’uomo davvero, prima e di più, bisogna amare Dio. Solo così sarà possibile ordinare tutte le cose nella nostra vita.  

XIV Domenica del Tempo Ordinario
Anno A

(Mt 11,25-30)

«Io sono mite e umile di cuore»

«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro».

Ogni volta che leggo queste parole mio commuovo. Mi commuovo perché queste parole sono eccezionalmente belle e molto dirette.
Gesù parla a quelli  più deboli, a quelli che non possiedono nulla, a quelli che sono in fondo alla scala  sociale. Parla a quelli che hanno perso tutto, anche le proprie forze: “Sentite, fate ancora uno sforzo, ancora qualche passo verso di me. Venite a me tutti quanti, senza nessuna eccezione!”
Gesù invita, a questo sforzo, i più deboli, esauriti dalle fatiche della vita. Li invita, li esorta, li incita a  riprendere la battaglia per Dio. Per avvicinarsi a Lui!
Questo succedeva quando Lui camminava sulla terra. Queste situazioni infatti le possiamo trovare e vedere nel Vangelo. Ai ciechi, a Pietro, a Zaccheo diceva: venite, avvicinatevi a me. La reazione naturale è andare verso uno che è in difficoltà, invece Gesù dice: tu vieni a me, tu mettiti in cammino, tu fai qualche passo verso di me. Sembra che Gesù voglia ispirarci a superare noi stessi.

Se sei caduto, se sei oppresso, se sei stanco e pensi che non riesci a fare neanche un passo, allora Gesù ti dice: Vieni da me! Ancora uno sforzo, ancora un passo e sarai nelle mie braccia!

 

XV Domenica del Tempo Ordinario
Anno A

(Mt 13,1-23)

«Il seminatore uscì a seminare»

“Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore”

“Ascoltate!” – dice Gesù, perché sa che “ascoltare” può cambiare la vita.
Così spesso ci sembra che dall’ascolto non è venuto niente. Che solo agire può far cambiare qualcosa nel mondo e nella nostra vita.
Invece Gesù dice: “Ascoltate!”, perché sa che ascoltare può cambiare il tuo cuore. E il cambiamento del cuore è il primo passo verso il cambiamento della tua vita e del mondo. Dall’ascoltare possono nascere le cose grandi!

Buona domenica.

XVI Domenica del Tempo Ordinario
Anno A

(Mt 13,24-43)

«Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura»

Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura

Cristo Gesù parla del grano e della zizzania. Il grano e l’erbaccia.
I servi vogliono subito sradicare l’erba cattiva, prima che il grano maturi. Ma Dio sa che quando si permette di crescere a tutte e due, alla fine sarà più facile distinguere quello buono da quello cattivo. A tutti sarà chiaro  cosa bisogna raccogliere e  cosa buttare via.
Basta guardare lo sviluppo. Quello che è bello e buono diventerà ancora più bello, crescerà e diventa sempre più prezioso e nobile. Darà bei frutti.
Invece quello che è cattivo diventerà sempre più brutto, più debole e non porterà nessun frutto, oppure darà un frutto cattivo.
Crescere fino alla fine. Dio è paziente. Dio permette ciò che è dentro di noi, cresca fino alla fine. Per forza e prima del tempo, non vuole sradicare niente. Aspetta, con la speranza, che  il bene  dentro di noi vinca il male che si è insinuato nel nostro cuore. Ma il bene è più forte è vincerà!

La pazienza di Dio – questo dobbiamo imparare! 

 

XXI Domenica del Tempo Ordinario
Anno A

(Mt 16,13-20)

«Tu sei Pietro, e a te darò le chiavi del regno dei cieli»

«Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».

Gesù conosce così bene la natura umana da sapere che l’uomo ha bisogno di esprimere le proprie emozioni, i propri pensieri, tutto quello che ha dentro di sé. L’uomo vuole dare un nome a tutto, vestire con le parole non solo le cose ma anche i pensieri e le idee.
Gesù sa che fino a quando i pensieri più profondi, le emozioni, le intuizioni non diventeranno parole, non avranno un nome,  non esisteranno.
L’uomo, qualche volta ha certe convinzioni, pensieri, intenzioni, qualche sapere, è sicuro di qualcosa, ma fino a quando non si esprime, non lo dice a voce alta, fino a quando non usa la parola, fino a quel momento non sa  che questo esiste dentro di lui.
E per questo Gesù dice oggi a Pietro: Dai il nome alla tua relazione con me! Chiamami finalmente con il mio vero nome! (è proprio quello che ha proposto Dio agli uomini nel Paradiso: dare il nome alle cose, perché solo così diventeranno la verità e la realtà!).
Dal momento che Pietro esprime il suo pensiero: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”, da quel momento ha la possibilità di credere. Fino a quando non ha espresso a voce alta, non ha vestito con le parole i suoi pensieri, quelli rimanevano solo come la meditazione, l’intuizione, ma non erano la certezza.
Da quando ha pronunciato, ha chiamato per nome la sua relazione con Gesù, è cambiato anche il suo essere, il suo status: “E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa.”
Anche tu vesti con le parole, chiama per nome la tua relazione con Gesù!

 

XXII Domenica del Tempo Ordinario
Anno A

(Mt 16,21-27)

«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso»

«Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

Questo è il primo effetto del peccato originale.
Il peccato originale consiste che l’uomo ha rovesciato tutti i valori e i desideri. Desidera quello che è male al posto del bene. Aspetta, desidera, sogna quello che non gli porterà mai la felicità. Questo è la conseguenza del peccato originale.
Pietro oggi ci dà questa prova. Dice a Gesù: io non voglio che Tu realizzi i piani del Tuo Padre. Preferisco che Tu realizzi i miei progetti, i miei piani umani e, per questo ha udito le dure parole di Gesù che lui è uno scandalo, che è satana!
Tutti possiamo errare. Tutti possiamo dire a Dio che abbiamo sbagliato, che abbiamo confuso i nostri desideri, che sognamo il male. Ma non possiamo mettere i nostri progetti sopra il piano di Dio!

Proviamo a ricordare sempre le parole del “Padre nostro”: “sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra”!

 

XXIII Domenica del Tempo Ordinario
Anno A

(Mt 18,15-20)

«Se ti ascolterà avrai guadagnato il tuo fratello»

«In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.»

Quando leggo queste parole, in qualche senso mi spavento. Mi spavento perché questa è una responsabilità enorme.
Gesù dicendo questo parole non ha detto una metafora, un’analogia,, un esempio. Non ha esagerato nella espressione. Non ha detto: “guardate che quel potere che avete in realtà è limitato”.
No! Gesù con queste parole ha consegnato agli apostoli, agli uomini,  il potere sul cielo. Ha detto: “tutto quello che stabilirete sulla terra, ugualmente funzionerà nel cielo”.
L’uomo ha il potere sul cielo, cioè sulla realtà di Dio. Tutto ciò può succedere solo là dove regna amore.
Solo dall’amore si può consegnare a qualcuno le chiavi della propria casa. Dall’amore e dalla grande fiducia.

Questo per gli Apostoli era una cosa quasi spaventosa, perché richiedeva una grande responsabilità. Ma per noi è una cosa bella perché ci dimostra la bellezza, la grandezza del cuore di Dio, del Suo Amore per noi! 

 

XXIV Domenica del Tempo Ordinario
Anno A

(Mt 18,21-35)

«Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette»

«Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?»

            Domanda molto interessante.
E’ la prova che nelle relazioni tra le persone, la cosa più importante è il perdono. Quando entriamo in una qualsiasi relazione umana, dobbiamo essere consapevoli di  una certezza, che prima o dopo, questa relazione sarà appoggiata sul reciproco perdono.
            Per questo Gesù dice: “Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette”, perché sa che nelle relazioni umane il perdonare deve essere infinito!
            Nelle nostre faccende tra  fratelli e  sorelle, non c’è cosa più importante del perdono. Pietro facendo questa domanda ha colpito nel centro e per questo ha ricevuto da Gesù questa risposta molto precisa!

 

XXV Domenica del Tempo Ordinario
Anno A

(Mt 20,1-16)

«Sei invidioso perché io sono buono?»

Tu sei invidioso perché io sono buono?”

            Spesso, si incontra questa reazione  quando qualcuno scopre che il peccato anche il più grave,  nel confessionale può ottenere la misericordia di Dio e l’assoluzione. Però, spesso questo è ritenuta una grande ingiustizia. Come posso umanamente accettare che vado da Dio e Gli dico: io mi pento per tutti i mali che ho fatto, mi pento anche per un omicidio, per una rapina, mi pento che tutta la mia vita l’ho trascorsa lontano da Te, ma Ti prego, perdonami, riconciliamoci, dammi l’assoluzione. E il sacerdote nel confessionale la concede.
            Diverse volte, quando sono in confessionale, ascoltando i penitenti penso tra me e me: “ io, a te non avrei mai dato l’assoluzione. Per tutte queste cattiverie che hai confessato dovresti andare dritto dritto nel fuoco eterno. Ai miei occhi, tutto quello che hai fatto, è una cosa tremenda.”
E mi accorgo che nel confessionale non ci sono a nome mio ma a nome del Dio Misericordioso e dico: “Dio ti perdona tutto e anch’io ti perdono, vai in pace!”
            Tutto ciò suona come una grande ingiustizia che tutti riceveranno lo stesso premio, anche quelli che per tutta la vita si sono fregati di Dio, non gli interessava la chiesa, la preghiera, il sacrificio, la bontà e, solo nell’ultimo momento della loro esistenza si sono convertiti.
            Questa, però, è la verità! Questa è la decisione di Dio. Con quale diritto io voglio cambiare questo? Come posso criticare o negare la bontà di Dio? No, io non ho questo diritto. Anche se non combacia con il mio pensiero, con il mio sentire la giustizia. Questo succede quando accanto alla giustizia non ho nient’altro. Non ho la misericordia che possiede Dio. Misericordia che Gli permette di amare senza nessun limite.
            Noi  cristiani dobbiamo avere la speranza che tutto il mondo sarà salvato!
Purtroppo, invece è molto tipico per il nostro cristianesimo,  avere anche la speranza che qualcuno sarà condannato, almeno per  giustizia.
            No! Tutti noi cristiani dobbiamo credere, pregare e avere speranza che davvero tutti, TUTTI saranno salvati!

            Questa è la mia speranza. 

 

XXVI Domenica del Tempo Ordinario
Anno A

(Mt 21,28-32)

«Pentitosi andò. I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio.»

«Ed egli rispose: “Sì, signore”»

“Sì, signore” – così si dice al padre?
Al padre di solito si dice: “si, papà”,“si, babbo”, oppure “padre non posso”, “babbo non ho voglia”. Invece quello strano figlio dice a suo padre: “sì, signore”!
Dice così perché nella casa del padre si sente come schiavo. Dice così perché non vuole rimanere nella posizione di figlio. Sceglie la relazione della dipendenza. Ho detto sceglie, perché tutto dipende solo da lui. Il padre si rivolge a lui con la parola bellissima: “Figlio”. Figlio, ti prego, vai a lavorare. Non dice a lui: servo io ti ordino. Non usa neanche il suo nome proprio, si rivolge a lui con la parola, figlio, figlioletto, io ti prego.
Il padre vuole mantenere la relazione famigliare, padre – figlio, invece lui rifiuta questa relazione ed entra nella posizione di schiavo.
È una cosa tremenda. Non permettiamo che questo succeda nella nostra vita in relazione con Dio Padre!

 

XXVII Domenica del Tempo Ordinario
Anno A

(Mt 21,33-43)

«Darà in affitto la vigna ad altri contadini»

“c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna”  

La parabola odierna di Gesù, vuole ricordarci, soprattutto, che la vigna non appartiene a noi. Noi siamo solo fittaioli. Siamo solamente stati invitati a lavorare nella vigna.
Che cosa significa? Significa che tutto il mondo e tutta la nostra vita non ci appartengono. Noi non siamo creatori della vita, non siamo proprietari della vita. Non siamo coloro che hanno comprato i giorni dell’esistenza o ce li siamo meritati. Siamo quelli che sono entrati nella vigna di Dio per lavorare onestamente e dobbiamo riconsegnare a Lui i frutti della vigna, i frutti della vita.
Dio da solo ci ha dato la vita e da solo la riprenderà. Dio ci ha preparato la vita bella. Ha preparato la vigna dove si può essere felici se si ama il Proprietario della vigna.
E io ti invito a ricordare spesso che sei stato invitato da Dio a lavorare nella Sua vigna. La mia vita non appartiene a me. Non ho pagato neanche uno spicciolo per gli ultimi anni o neanche per il giorno di ieri che è passato. Non ho pagato Dio per il mio ultimo battito del cuore o per i miei respiri futuri.
La mia vita non appartiene a me. Questo è il dono che Dio mi ha fatto perché potessi usufruirlo nel modo più bello e preparare la cesta piena dei frutti di fede, di speranza e di amore!

 

 

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario
Anno A

(Mt 22,1-14)

«Tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze»

“Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio”

Nella parabola di oggi abbiamo due personaggi: il re e  suo figlio. Abbiamo anche il banchetto di nozze. Ma qualcuno qui manca. Chi? Manca la sposa. Come si può fare il banchetto di nozze senza la sposa?
Il regno dei cieli, cioè il cielo stesso, quello che ci è promesso, è stato preparato dal Re per il proprio Figlio come il banchetto di nozze.
E Gesù in quel racconto dimentica la sposa? Ma davvero la dimentica? Oppure pronunciando queste parole si rivolge direttamente alla promessa sposa?
Si rivolge a me e a te!
Proprio io e te, le nostre anime, ma anche tutta la Chiesa e il mondo intero, è il più grande amore di Dio.
Questa è proprio la risposta alla domanda del personaggio mancante del racconto: io e la mia anima, tu e la tua anima, la Santa Chiesa e tutto il mondo – questa è la SPOSA di Gesù, Figlio del Re.
E il banchetto che sta preparando Dio Padre è il banchetto al quale noi e Gesù ci guarderemo con amore e prometteremo reciprocamente  fedeltà ed eternità, tutti insieme!!!

XXX Domenica del Tempo Ordinario
Anno A

(Mt 22,34-40)

«Amerai il Signore tuo Dio, e il tuo prossimo come te stesso»

«Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore».

Come ci aiuta la lingua italiana a capire questo comandamento che nella nostra lingua suona come una promessa: “AMERAI”.
Arriverà il giorno quando amerai Dio, amerai Gesù!
Arriverà un giorno così! Dio farà questo. Anche se ora il tuo cuore è così povero, debole, troppo piccolo per amare, forse troppo egoistico, però arriverà un momento quando Dio questo cuore riempirà di se stesso. Cambierà il tuo cuore di pietra in un cuore di carne e amerai Dio!
Quale è questo giorno? Quale è il giorno della promessa, il giorno dell’amore? Questo giorno è la domenica, quando tu ti accosti all’Eucaristia.
Nel momento dell’Eucaristia, nel momento della Santa Comunione, nel momento dell’unione con Dio, il Suo Cuore comincia a battere dentro di te. E in quel momento anche tu riesci ad amare.
Come uomo sei debole, ma non sei solo. Hai il Cuore di Dio e ama con il Cuore di Dio!!!

XXXII Domenica del Tempo Ordinario
Anno A

(Mt 25,1-13)

«Ecco lo sposo! Andategli incontro! »

«A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”»

Il racconto odierno di Gesù,  è il racconto su dieci vergini. Cinque di loro sono sagge e altre cinque stolte.
La loro situazione esterna è praticamente uguale. Tutte e dieci sono nel corteo nunziale del re. Così come noi camminiamo nel corteo del nostro Re, Gesù. Siamo in chiesa, ci accostiamo ai sacramenti, ascoltiamo la Parola di Dio.
Tutte e dieci hanno le lampade, così come tutti noi abbiamo la luce della Parola, impariamo la volontà di Dio, impariamo quotidianamente a vivere nella fede.
Quello che è interessante nei racconti di Gesù, che spesso incontriamo gli intrecci di luce con le tenebre. Qualche volta si vede più luce,  altre volte più oscurità.
Noi assomigliamo a queste donne, a queste dieci vergini? Certo che sì. Queste vergini non sono l’immagine degli uomini sapienti, saggi o stolti. Ma ognuno di noi ha dentro di se una volta più luce e una volta meno.
Qualche volta sono nel buio, un’altra volta sono avvolto in una grande luce.
Quello che è importante, per capire la situazione di queste dieci vergini, è il fatto che solo dopo il risveglio scoprono la verità di se stesse e  proprio questo è il momento più importante della loro vita: devono presentarsi davanti al re, davanti allo sposo e lui deve decidere se dare a loro il permesso di entrare alle nozze o no!
Una situazione molto curiosa. Solo nell’ultima frase troviamo la risposta su che cosa è questa parabola. Se vi manca l’olio per le lampade, se non avete la luce, allora io non vi riconoscerò.
Ma questo come è possibile che non le riconosce? Ma proprio lui le ha create, lui le ha redente, le ha invitate al corteo delle nozze. Allora non le riconosce? Oppure non le ha riconosciute perché erano nel buio.
Allora forse il nostro unico compito è fare il tutto per farsi riconoscere a Dio. Perché Dio apra la porta della Sua casa guardando la nostra faccia e possa dire: si, questa faccia illuminata dalla luce della lampada è il volto che io ho creato!
È facile passare la vita e perdere il volto del figlio di Dio e assomigliare al male quando intorno abbiamo le tenebre. Dobbiamo preoccuparci della luce che abbiamo ricevuto nel Battesimo perché Dio vedendo la nostra faccia in questa luce possa dire: si, io ti conosco. Entra alle mie nozze!

XXXIII Domenica del Tempo Ordinario
Anno A

(Mt 25,14-30)

«Sei stato fedele nel poco, prendi parte alla gioia del tuo padrone»

“ecco ciò che è tuo”.

Così dice oggi al suo signore il “servo malvagio e pigro” che non ha moltiplicato il suo talento. Dice a lui: prendi il tuo, prendi la tua proprietà. In queste parole sentiamo la malvagità del servo. Quasi sentiamo come un gesto di rifiuto del dono. Il gesto di liberarsi di un peso.
La malvagità di questo servo consiste nella sua pigrizia e nel suo malcontento. Non era contento quando ha ricevuto il dono, non era contento quando gli hanno tolto il talento, non era contento quando entrava nella relazione con il suo signore. Nonostante questa relazione fosse molto bella, la relazione del dono: ecco qui hai il talento, tanti chili di argento e di oro per poterli moltiplicare. Io ti do grandi possibilità.
Ma a quel servo nulla piaceva del signore. Non gli piaceva quando faceva i doni, non gli piaceva quando lo spronava all’impegno. Non gli piaceva quando era benevolo e misericordioso, quando era giusto e doveva punire. Non gli piaceva niente e nessuno!

Dobbiamo evitare un atteggiamento così, perché può riguardare anche noi, me e te!  

XXXIV Domenica del Tempo Ordinario
Domenica di Cristo Re dell'Universo
Anno A

(Mt 25,31-46)

«Siederà sul trono della sua gloria e separerà gli uni dagli a»

“Allora i giusti gli risponderanno: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare»”

Molto spesso gli uomini che fanno del bene, così si abituano a questo che neanche riescono ad accorgersi che lo fanno. Gli uomini buoni non si accorgono che fanno il bene.
Uomini così, li incontriamo nel Vangelo di oggi. Non si sono accorti che hanno dato da mangiare a Gesù. Un così tanto bene è successo nella loro vita, così tanto bene hanno fatto,  dare da mangiare a Gesù è stata una cosa normalissima, quotidiana. Neanche lo hanno notato.

Come è bello abituarsi a fare il bene!!!

 

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