Domeniche di Avvento

anno A (2010)

 

Indice:

I Domenica di Avvento
II Domenica di Avvento
III Domenica di Avvento
IV Domenica di Avvento

 

I domenica di Avvento
(Mt 24,37-44)

“Vegliate dunque,
perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà”

La storia dell’umanità conosce tanti nomi di re e dominatori, ideatori di religioni e presunti messaggeri di Dio, filosofi e grandi personaggi. Però non abbiamo nessuna profezia della loro venuta nel mondo, del tempo della loro nascita, della vita e della morte. Solo Cristo è stato profetizzato. È stato preannunciato da tanti profeti ed anche dai pagani. Hanno preannunciato la sua nascita, la vita, l’operato, la morte. Solamente Lui era stato non solo annunciato, ma anche aspettato. Lo aspettava il popolo eletto con i Patriarchi, i re e i profeti. Il profeta Isaia, insieme al suo popolo, ha gridato: “Stillate cieli dall’alto, e le nubi facciano piovere la giustizia; si apra la terra e produca la salvezza e germogli insieme la giustizia”.
Lo hanno aspettato i pagani ed hanno racchiuso la loro nostalgia nei miti di Prometeo e di Sisifo. Lo aspettavano come un salvatore.
Anche oggi Lo aspettano milioni di persone. Alcuni coscientemente ed altri incoscientemente. Diversi, in vari modi.
Attesa e nostalgia, queste sono un filo conduttore del Vecchio Testamento. Esse sono anche filo conduttore del nuovo Testamento e di tutta la storia umana. Ciò è testimoniato anche dalle ultime parole dell’Apocalisse di San Giovanni: “Amen. Vieni, Signore Gesù!”.
L’Avvento che viviamo ogni anno è anche un tempo di nostalgia e di attesa. Anche tutta la nostra vita, come la nostra religione cristiana è nostalgia, attesa per l’incontro con Cristo.
Dobbiamo essere sempre pronti a questo incontro, perché non conosciamo né il giorno, né l’ora. Cristo, nel Vangelo di oggi, dice: “Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo”. E verrà non come un bambino nella mangiatoia come allora, quando “il mondo non lo riconobbe… e i suoi non l’hanno accolto”. Ma verrà come un Giudice e allora ognuno dovrà riconoscerLo.
Allora, giustamente, San Paolo ammonisce: “la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti.” Ogni anno, ogni giorno, ogni ora siamo più vicini a questo incontro. “Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente”.

 

II domenica di Avvento
(Mt 3,1-12)

«Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!»

Oggi, San Giovanni Battista, chiama noi e tutta l’umanità: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!».
Solamente questo Regno, e nient’altro, desiderano i cuori e le anime umane. Poiché chiunque cerca la verità – cerca questo Regno; chi cerca la gioia – cerca questo Regno; chiunque sente la nostalgia di giustizia e di pace – sente la nostalgia di questo Regno; chiunque domanda del senso della vita – domanda di questo Regno; …
Intorno a questo Regno si svolge quasi ogni cosa di questo mondo. Perché in fondo a tutti i problemi personali e sociali ci sono i problemi spirituali e non quelli materiali. Ma non sempre e non a tutti si apre questo Regno. Allora si è aperto a Zaccheo ed all’”adultera”, a Matteo ed alla Samaritana, al Buon Ladrone sulla croce ed a Saulo sulla strada per Damasco. Si apre più di una volta a noi nella vita.
Ogni volta che la pazienza vince il nervosismo. L’umiltà vince la superbia, la concordia vince la lite, l’amore vince l’egoismo, la vita della grazia vince il peccato, allora raccogliamo sassolini di merito, quasi piccole perle preziose e le disponiamo nel mosaico del nostro Regno di Dio, qui sulla terra. Esso è vicino a noi. È dentro di noi.
Conosciamo il Re di questo Regno. Lui non ha né cannoni né eserciti, non portava mai la corona d’oro. Lui non uccide ma anima, non perseguita ma perdona, non proclama la guerra ma la pace e l’amore.
E quali sono i Suoi sudditi? I veri sudditi e membri di questo Regno sono quelli che fanno “frutti degni di conversione. Sono quelli che hanno i cuori e le anime aperte per raccogliere la verità e l’amore di Dio, la pace e la giustizia; quelli che sono pronti a convertirsi ed a cambiar ed a rivestirsi nella nuova vita.
Adesso proviamo a fare un piccolo esame di coscienza e a rispondere ad alcune domande:

Che cosa è per me, e quale valore ha, il Regno di Dio?
Soprattutto chi è per me l’unico Re e Signore di questo Regno?
Lui è uno sconosciuto o un vicino? Lui è solo la storia o la realtà?
E io, come sono come suo suddito?
Come Gli servo ogni giorno?
Come mi preparo per la Sua ven
uta?

III domenica di Avvento
(Mt 11,2-11)

«Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?»

Al Vangelo di oggi si potrebbe dare un titolo: “La testimonianza di Cristo di Giovanni il Battista”
            Giovanni Battista è stato il precursore di Gesù. Lo aveva profetizzato, aveva preparato a Lui la strada per i cuori e le menti umane, ha fatto la sua testimonianza durante il Battesimo nel Giordano, e adesso per Lui sta in carcere. Però per assicurare se stesso e i suoi discepoli domanda Cristo: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Cristo Gesù non convince i discepoli di Giovanni con le parole, indica solamente le opere che fa. E dopo il congedo di questa delegazione dice alla folla: “«Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”. In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista”.
            Per nessun altro Gesù si è espresso così bene. Non lodava pubblicamente né Sua Madre, né il Suo Tutore, né Pietro, né Giovanni Apostolo, ma su Giovanni Battista ha detto tante belle parole. Questo era forse il più bel certificato di moralità rilasciato da Dio per l’uomo, dal Maestro per il discepolo, dal Signore per il servo.
            Nel nostro avvento della vita qui sulla terra spesso domandiamo di Cristo, quasi accertiamo la Sua identità nei diversi modi ed in diverse situazioni, se non direttamente, indirettamente. Non ci bastano i Suoi miracoli, la Sua dottrina, la Croce e l’opera di salvezza. Desideriamo qualcosa di più, forse un miracolo immediato – come Erode. Un’altra volta la punizione per gli altri e un premio per noi stessi. Aspettiamo le lodi pubbliche dalle Sue labbra già qui sulla terra come le aveva ricevute San Giovanni Battista. Ma –

Facciamo a Cristo la strada per i nostri cuori e per quelli degli altri come Giovanni?
Almeno in minima parte, ci facciamo simili a Giovanni nella nostra vita, nel nostro comportamento e nella nostra testimonianza del Messia?

IV domenica di Avvento
(Mt 1,18-24)

Gesù nascerà da Maria, sposa di Giuseppe,
della stirpe di Davide.

Nelle precedenti domeniche abbiamo ascoltato le profezie sulla venuta del Re, del Suo Regno; domenica scorsa insieme a Giovanni Battista abbiamo chiesto dell’identità di Cristo Signore, ed oggi vogliamo domandare della genealogia, dell’origine del Re e Salvatore.
Cristo era Dio ed Uomo in un’unica Persona. Aveva due nature – quella divina e quella umana. Come uomo doveva avere la propria patria e nazione. Questa nazione elevata da secoli da Dio era popolo ebreo.  Da esso doveva nascere, provenire il Messia preannunciato dai profeti. Doveva essere “il figlio di Davide”. Per dissipare ogni dubbio, gli Evangelisti hanno scritto la genealogia di Gesù. In queste genealogie vi sono diversi personaggi, tra i quali non mancano i buoni, i nobili ed i quasi santi; ma vi sono anche i grandi peccatori. Ma tutti sono israeliti. Nelle loro vene scorreva il sangue umano dei loro antenati: di Racab, Rut e di Betsabea. E così Gesù ha ereditato questo miscuglio di sangue umano dai suoi antenati per dare la prova che è venuto per tutti e che per tutti deve versarlo.
Cristo Gesù da solo ha confermato più di una volta che è il Figlio dell’Uomo. Ed è così: è Figlio dell’Uomo, ma anche, e soprattutto Figlio di Dio! Dimostrazione di ciò sono le profezie e le enunciazioni. Dimostrazione di ciò sono l’insegnamento che ha annunciato, le Sue opere e miracoli, la nascita e la Risurrezione, la vita e la morte. Ciò è confermato anche dal Vangelo di oggi e dalle parole dell’Angelo: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Forse sorge una domanda a qualcuno di noi: perché Giuseppe sta accanto a Maria se non era il padre naturale di Gesù? Ecco, prima di entrare a far parte della famiglia umana nel mondo, Gesù desiderava il calore della casa famigliare. Desiderava un padre legale davanti alla legge. San Giuseppe non era solo un tutore ma anche il rappresentante del Padre Celeste. Grazie a lui la Sacra Famiglia aveva assicurata non solo l’opinione ed il mantenimento ma anche la paternità legale.
Concludendo la meditazione di oggi, ringraziamo Giuseppe che ha avuto il coraggio di stare “nell’ombra del Padre”.

 

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