Le riflessioni delle domeniche dell'Avvento dell'anno liturgico "A"

Indice:

I Domenica di Avvento
Immacolata Concezione
II Domenica di Avvento
III Domenica di Avvento
IV Domenica di Avvento

 

I Domenica di Avvento

Mt 24, 37-44

«Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno
il Signore verrà»

            Quasi tutti gli uomini dei nostri tempi sono assorbiti completamente dalle attività quotidiane, spesso trascurando l'eventualità, che in ogni momento, la vita può arrivare alla fine. Se oggi Gesù, in modo quasi spaventoso, ci dà un avvertimento e un incoraggiamento al vegliare, allora possiamo riconoscere e sperimentare, come importante è per noi, uomini, fare una buona preparazione oppure vivere nella prontezza, per la partenza da questo mondo.

           Non possiamo però prendere le parole di Gesù come una prova per spaventarci o una

minaccia, ma dobbiamo scoprire in esse la Sua grande preoccupazione, con la quale, Lui non vuole perdere nessuno. Per illustrare, come ci tiene a questo, ha usato una parabola che racconta il destino di due uomini che lavorano il campo e di due donne che macinano alla mola, per smuoverci interiormente e svegliare in noi la vigilanza. In un certo momento, uno o una, sarà improvvisamente richiamato dalla propria vita attiva.

            La spensieratezza dell’uomo di fronte alla morte tante volte è spaventosa. A me stesso, in diversi momenti, sembra che vivrò qui sulla terra eternamente. Tutti noi siamo poco coscienti, come preziosa è la vita, come insostituibili sono i giorni e gli anni, che viviamo. Decisivo è questo, che fatichiamo per comportarci secondo la volontà di Dio.

            Che cosa significa per noi, che nella prima domenica d’Avvento, di nuovo parliamo della venuta del Signore? Proviamo a riscoprire la virtù cristiana della vita prudente. Prendiamo in grande considerazione la nostra quotidiana, autentica preghiera. Sviluppiamo le nostre forze spirituali per il bene e per la bellezza intorno a noi. Permettiamo alla grazia di Dio l’agire dentro di noi, accogliendo Dio, che ci incontra ogni giorno attraverso i nostri fratelli. Sfruttiamo il tempo, che ci è stato concesso, con la preghiera e proviamo a realizzare le opere d’amore più coscientemente e più volutamente.

            Preghiamo per l'illuminazione dei nostri cuori e delle nostri menti, perché possiamo, con tutti i nostri sforzi e i nostri progetti, scegliere la strada giusta.

            Cristo, e solamente Lui è la nostra speranza e il futuro dell’Avvento. Cristo è la nostra speranza, il nostro futuro e il compimento del nostro individuale e personale avvento.

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Immacolata Concezione (2001)

            Nella sua sapienza e amore, in tempo inaspettato, Dio ha scelto una donna per assegnarle il compito più grande, al quale poteva partecipare l’uomo.

            Questo è successo nel popolo eletto, però nella zona disprezzata dagli Ebrei, in

Nazaret. Come nota san Giovanni nel Vangelo, pensavano che da lì non poteva venire niente di buono. Proprio in questo posto cresceva la perla pura, la quale, probabilmente nessun nazaretano notava. Era fidanzata, come conveniva alla ragazza di quella età. Era vergine e ancora non ha iniziato la vita intima con il suo fidanzato. Il fidanzato era dalla stirpe di Davide.

            Perché Dio ha scelto questa ragazza, questa giovane famiglia, per mandare al mondo il proprio Figlio?

            A questa domanda si può rispondere chiaro e univoco. Esisteva solamente questa e nessun’altra possibilità, perché in tutta la storia dell’umanità, non c’era nessuno degno di ricevere questo compito. Nel piano di Dio c’era solo Maria. Solo Lei era la più pura e Giuseppe il più adeguato marito. Dio ha fatto così nel suo amore, che il Suo Figlio doveva nascere dalla Vergine come legale figlio di Giuseppe dalla stirpe di re Davide. Dalla tribù reale è nato il Re dei re. Allora è giusto e glorioso che la Chiesa in modo particolare adori Maria e La chiami senza macchia, senza peccato. Questo è la conferma e la spiegazione di questa perfezione, che come il valore più alto nella decisione di Dio, era destinata a tutti gli uomini, e grazie a Maria di nuovo può essere raggiunto, perché la vita viene da Dio.

            Tutta questa situazione, che è successa a Nazaret, la possiamo osservare come spettatori. Possiamo intuire perché è successo proprio così. Però, l’Annunciazione e la scelta della vergine Maria deve lasciare in noi un indelebile segno, perché Cristo è venuto al mondo per tutti noi. In questo contesto possiamo scoprire ancora un mistero dell’amore di Dio. Anche nei momenti decisivi Dio si serve con qualcun altro. Non vuole essere persistente o svegliare una sensazione, che l’uomo deve fare così. Il nostro libero arbitrio per Dio è così sacro, che ci lascia la libertà assoluta e la rispetta. Se Dio fosse venuto da solo a Maria, essa non potrebbe decidere liberamente. All'angelo poteva dire anche “no!”, a Dio mai.

            Il momento dell’Annunciazione ci dimostra ancora più chiaro come Dio è delicato nei rapporti con l'uomo. Maria ha sperimentato questa delicatezza e dolcezza proprio in questa situazione. Però, ha risposto anche con la delicatezza del suo cuore. Il suo consenso non solo concordava con la volontà di Dio ma anche rispecchiava la sua perfezione.

           Da questa situazione possiamo trarre per noi un insegnamento stupendo. Non dimentichiamo mai che Dio è molto delicato verso di noi. Il suo contatto con noi è un contatto d’amore. La sua dolcezza è la dolcezza di quello che ama. E noi la rispettiamo così poco. Tante volte sappiamo essere volgari e importuni verso Dio.

           È ora di trovare il modo più cordiale e delicato per rivolgerci a Lui.

II Domenica di Avvento

Mt 3,1-12

«Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!»

Per tutto l’anno liturgico i testi sacri abbastanza spesso raccontano di un uomo che viveva nel tempo di cesare Tiberio nel deserto, vicino il fiume Giordano. Si tratta di Giovanni Battista.

Chi era Giovanni? Che vita conduceva e quale compito aveva da fare?

Sappiamo che veniva da lui tanta gente, da tutte le parti, per battezzarsi. Può darsi che volevano sperimentare la presenza di una persona straordinaria, degna di meraviglia, interessante, che vestiva in modo un po’ strano, che mangiava le locuste e il miele selvatico. Qualcuno lo ha deriso, lo ha disprezzato? – i testi non parlano di questo.

I contemporanei sapevano leggere i segni dei tempi ed erano pronti a intraprendere la strada della conversione e della penitenza. Giovanni Battista dice: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!”

Queste parole sono attuali anche per noi?La sua chiamata deve rimanere nei nostri tempi senza eco?

Infatti, possiamo domandarci, come storte e lontane sono le nostre strade dalla via retta e spianata, la quale ci indica il Vangelo di Gesù? Come spesso siamo consapevoli della nostra ostilità e ripudio nella realizzazione di tutto quello che è cristiano? Quante forze impegniamo per abbandonare le strade sbagliate?

Preparate le vostre vie al Signore! Convertitevi, perché il Signore è vicino!

Riusciamo ancora a sentire la chiamata di Giovanni nel nostro mondo civilizzato? Non abbiamo dimenticato la pratica della penitenza e dei fioretti? Quante volte rinunciamo al cibo, non per causa della bella figura ma per Gesù e per i motivi di fede?

Queste domande devo farmi spesso da solo, perché anch’io ogni tanto dimentico i giusti atteggiamenti religiosi del sacrificio e della rinuncia.

Non sarebbe giusto pensare di nuovo a questi problemi nel tempo di Avvento?

Non sarebbe opportuno ravvivare queste pratiche anche tra i bambini e i ragazzi, per insegnarli che la vita non è solo il possedere e l’avere?

Giovanni non solo ha avuto una giusta opinione della vita, ma era cosciente del suo mandato ed era un esempio dell’uomo umile. Alla domanda: “Chi sei?” – risponde chiaramente: “Io non sono Messia. Non sono profeta. Sono la voce che grida nel deserto. Raddrizzate le vie del Signore, perché tra voi sta Quello, al quale non sono degno di sciogliere i lacci dei suoi sandali. Lui deve crescere io invece devo diminuire”.

In realtà, però, Giovanni era il più grande dei profeti. L’umiltà di Giovanni, prima verso Dio e poi verso gli uomini, non è l’indicazione della sua grandezza?

Nel Giovanni abbiamo ricevuto la meravigliosa voce che ci richiama alla vigilanza e alla conversione. Che lui ci aiuti a conquistare la forza e la costanza, perché possiamo modellare e realizzare la nostra vita secondo l'amorevole volontà di Dio.

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III Domenica di Avvento

Mt 11, 2-11p

«Sei tu colui che deve venire
o dobbiamo attendere un altro?»

Hanno messo in prigione un uomo onesto che viveva nella verità, per spegnere la sua voce. Negli occhi dei diversi questa mossa era giusta. In realtà, però, l’artefice di questa faccenda è entrato nello stato dell’angoscia e della paura. Da solo non sa che cosa dovrebbe fare. Anche Giovanni era tanto rattristato da questi sviluppi della situazione.

Nelle diverse circostanze si può perdere la forte base delle proprie convinzioni. Perciò

non dobbiamo meravigliarci che Giovanni messo in prigione mandi i propri discepoli a Gesù con la domanda, chi è Lui in realtà, Quello che aspetta la gente e che lui stesso annunciava? Giovanni voleva solo rimanere fedele alla sua missione e non voleva perdere dalla vista la volontà di Dio che ha scoperto così chiaramente. Se qualcuno domanda per avere la certezza, questo non è solo il segno dell’appoggio della propria missione ma ancora di più la conferma di tutte le azioni che ha compiute.

Nessun uomo  opera per se stesso. Anche Giovanni non voleva conquistare niente per sé. Il suo intento e la sua volontà era condurre gli altri sulla strada giusta perché anche loro non perdessero Dio dai loro occhi. Perché questo può succedere molto facilmente, quando si mette troppa attenzione alle cose che solo sembrano più importanti.

Gesù poteva dare a Giovanni una risposta chiara e univoca. Però non l'ha fatto. Perché?

Non scopriremo questo. Forse questa era la pedagogia di Gesù, perché anche in altre situazioni ha fatto lo stesso.

Il modo di agire di Gesù rimarrà per tanti e per noi un mistero. Forse agiva secondo la norma, che non tutto rivelato pubblicamente può condurre allo scopo prefissato. Non possiamo dimenticare che gli uomini d’Oriente, che non sapevano mantenere il segreto, non erano rispettati e non avevano stima tra la gente. Questa norma di vita è molto radicata anche oggi.

Se Gesù proclamasse a tutti, anche all’inizio della sua opera pubblica, che è il Messia promesso, non Gli crederebbero. Anche nel Suo agire aperto non sarebbe capito, e dalla maggioranza rifiutato. Anche Giovanni, solo intuiva, non era convinto!

Tutti coloro,quindi, che credono in Gesù, che non solo accettano il Suo Vangelo, ma fanno del tutto per viverlo e annunciarlo agli altri, sono più grandi di Giovanni. Perciò dobbiamo essere coscienti che non c’è per noi un compito più importante di essere veri cristiani e la nostra vita dovrebbe essere riempita di Cristo, il centro della nostra esistenza.

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IV Domenica di Avvento

Mt 1,18-24

«Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù...»

Matteo è l'unico degli evangelisti che racconta quello che è successo tra Giuseppe e Maria. Il racconto è molto prosaico, un po’ secco e raggruppa nel primo capitolo del suo Vangelo diversi avvenimenti contemporaneamente. Al primo posto si trova l’albero genealogico di Gesù, poi in due frasi la descrizione del concepimento di Cristo per l’opera dello Spirito Santo e tutto quello che ha provato Giuseppe.

Proviamo a mettere la nostra attenzione sulla cronologia degli avvenimenti.

Dopo l’Annunciazione, la quale Maria vive senza testimoni, con la fretta si reca nella regione montuosa dalla sua parente Elisabetta. Là si ferma circa tre mesi, cioè fino alla nascita di Giovanni Battista, e probabilmente fino alla sua circoncisione nell’ottavo giorno dopo la nascita. Dopo ritorna a casa.

In quel tempo Maria già è incinta di quattro mesi. Giuseppe non poteva non notare che Lei aspettava il Bambino. Possiamo immaginare questa situazione. Proviamo insieme con Giuseppe a sentire e capire, che cosa viveva in quel momento. Che cosa poteva pensare di quella ragazza? Sicuramente amava Maria! Ma quali pensieri di turbamento gli passavano per la mente in questa situazione.

Può darsi che neanche hanno parlato di questo. Forse si sono incontrati i loro sguardi, prima pieni di gioia, poi lo sguardo freddo e deludente di Giuseppe e calmo, pieno di tenerezza, quello di Maria.

Che cosa possiamo sapere di quest’incontro?

Niente può avvicinarci a quel momento. Solamente le persone che vivono una situazione simile, hanno la possibilità di immaginare che cosa è successo. Può darsi che Giuseppe non riusciva, non aveva forza ad affrontare la situazione. Per questo gli viene in aiuto il sogno e le parole di un angelo: “Non temere di prendere con te Maria!”. Tu lo chiamerai Gesù! Queste parole gli hanno dato la forza e il coraggio di affrontare una situazione insolita e prendere una decisione univoca: sarò il padre adottivo del Figlio di Dio.

Da questa situazione anche noi possiamo imparare, senza trattare questi personaggi come lontani e vecchi esempi, ma come vivo esempio della coppia che vive la crisi e prende le decisioni con la bontà e con grande tatto. Nessuna situazione della vita, anche quella che sembra insuperabile, deve metterci in panico.

Scopriamo di nuovo la figura di Giuseppe. Pensiamo come risolveva i problemi quotidiani della vita. Che lui sia l’esempio e conforto nel risolvere e superare i nostri problemi e difficoltà.

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