Le riflessioni delle domeniche dell'Avvento dell'anno liturgico "A"

Indice:

I Domenica di Avvento
II Domenica di Avvento
III Domenica di Avvento
IV Domenica di Avvento

I Domenica di Avvento

Mt 24, 37-44p

«Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno
il Signore verrà»

Tutto il cristianesimo è orientato sul futuro – è la Chiesa della speranza. È il popolo in cammino che sempre si domanda: che cosa aspettiamo, dove andiamo, quale strada è davanti a noi?

Cristo prima di entrare nella Chiesa e nell’Eucaristia e diventare invisibile, ha detto ai suoi discepoli: Io ritorno di nuovo e vi porto con me, voi aspettatemi… Per questo non ci accontentiamo di quello che abbiamo attualmente e neanche di quello che possiamo ottenere nella vita. Noi siamo i figli della promessa, i figli del futuro. Aspettiamo Qualcuno che non è di questo mondo, aspettiamo Cristo Signore, il Quale aprirà davanti a noi tutto il Suo mistero. Solo allora capiremo davvero Chi è Lui.

Gesù è venuto per la prima volta nascendo a Betlemme e ritorna ancora una volta. Tra questi due avventi c'è posto per l’avvento dell’uomo. Sono diversi avventi umani e tra essi è il mio personale avvento. Oppresso dalle debolezze e dai peccati cerco Gesù per chiederGli aiuto: perché tenda la Sua mano verso di me; perché mi purifichi, come ha fatto con i lebbrosi; perché possa vivere ancora una volta il mio avvento, fino alla fine… Cristo viene all’uomo e l’uomo dovrebbe cercarLo.

Che si accenda nei nostri cuori la candela d’avvento, perché ci ricordi sempre Gesù che viene. Ogni cuore umano, qualsiasi è in questo momento, è un cuore che aspetta Cristo. Gesù Cristo è anche Dio che aspetta. Che queste due aspettative si compiano e allora nei cuori umani si compierà l’avvento.

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II Domenica di Avvento

Mt 3,1-12

«Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!»

Ognuno di noi, più o meno, dipende dagli altri. È sottoposto alla pressione dei mass media, l’opinione della società, è dondolato dalle braccia degli estranei e non riesce a mantenere la linea stabilita del comportamento. Ognuno è controllato, seguito, ascoltato di nascosto ed è difficile essere sé stesso.

Malgrado ciò, a tutti oggi arriva la voce di Giovanni Battista: convertitevi perché il Regno di Dio si è avvicinato. Che cosa significa questa chiamata per l’uomo di oggi? Prima di tutto la valutazione preliminare della propria situazione spirituale e poi porsi alcune domande:

Non hai perso te stesso? Non sei diventato un manichino dipendente dalle opinioni degli altri? Non hai permesso che gli altri pensino e decidano per te? Non hai rinunciato alla creatività diventando solo esecutore? Non hai perso le proprie convinzioni? Non sei diventato il figlio della schiavitù? Non hai stordito la tua coscienza e adesso ti guida ciò che ascolti per la strada? Forse sei l’uomo che ha tradito se stesso? Qual è la tua immagine di Dio? – forse è un collage di tutto quello che hanno detto nella radio, nella TV e nei giornali? La tua immagine di Dio è Dio ritrovato sulle pagine della Sacra Scrittura? Dio nei tuoi pensieri è Dio vero? – o solo la tua immaginazione e niente di più? È Dio vivo, sensibile, giusto e misericordioso? O forse l’immagine di Cristo e della Chiesa è diventata per te un problema sul quale si può spettegolare in comitiva? Forse hai dimenticato che Cristo, Figlio di Dio ha fondato la Chiesa, la quale "non vinceranno le potenze del male"? Gli uomini della Chiesa sempre saranno deboli, peccatori, ma la Chiesa sempre porterà la verità per tutti i tempi.

Prima di cominciare i preparativi per il Santo Natale, dobbiamo ripensare a tutte queste domande, anche se ci faranno un po’ male, perché senza di esse possiamo non incontrare Quello che sta per venire.

E ancora una domanda: Quale uomo sono io? Buono? Cattivo? Credente e praticante?

 

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III Domenica di Avvento

Mt 11, 2-11p

«Sei tu colui che deve venire
o dobbiamo attendere un altro?»

Chi è Quello che sta per venire? È incomprensibile, inesprimibile, onnipotente, ma viene come un Bambino. Perché? Dio vuole perché sappiamo che le mani di Dio non sono solo onnipotenti, ma anche piccole e delicate come le mani di un bambino, le quali riescono a toccare le questioni più difficili e le ferite più dolorose del cuore umano. Riescono a sanare gli occhi che non vedono e le orecchie che non sentono, sono in grado di sanare le nostre anime ed i nostri corpi.

Dio non viene a noi come conquistatore per appropriarsi del nostro mondo. La terra che noi consideriamo nostra, prima apparteneva a Lui. Proprio Lui ce l’ha data. Prima che l’uomo apparisse sulla terra, Dio lì già c’era. Oggi viene nella forma di un bambino per diventare nostro fratello per risolvere le cose più importanti nell’atmosfera familiare. Dio non prende in considerazione le debolezze e le colpe umane. Dio attraverso le sozzure del peccato vede soprattutto l’uomo e il bene che creiamo.

Se è così, allora abbiamo un pretesto per la gioia, perché questo è il tempo di Dio che sta nascendo nella fragile forma di un bambino. L’Eucaristia anche è un segno dell’umile attesa dell’uomo a Dio. Dio ancora non giudica. Lui sempre ritorna alla mangiatoia del presepe. E ognuno può andare là per un dialogo intimo con Lui. Sarebbe bello, però, prima di andare al presepe, che adesso in metà dell’Avvento, lavassimo le mani, cioè purificassimo nel sacramento della Penitenza. La liturgia di oggi ci ricorda, che il Signore è vicino e anche ci chiama a rispondere alla Sua vicinanza.

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IV Domenica di Avvento

Mt 1,18-24

«Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù...»

Chi è Quello che sta per venire? È incomprensibile, inesprimibile, onnipotente, ma viene come un Bambino. Perché? Dio vuole perché sappiamo che le mani di Dio non sono solo onnipotenti, ma anche piccole e delicate come le mani di un bambino, le quali riescono a toccare le questioni più difficili e le ferite più dolorose del cuore umano. Riescono a sanare gli occhi che non vedono e le orecchie che non sentono, sono in grado di sanare le nostre anime ed i nostri corpi.

Dio non viene a noi come conquistatore per appropriarsi del nostro mondo. La terra che noi consideriamo nostra, prima apparteneva a Lui. Proprio Lui ce l’ha data. Prima che l’uomo apparisse sulla terra, Dio lì già c’era. Oggi viene nella forma di un bambino per diventare nostro fratello per risolvere le cose più importanti nell’atmosfera familiare. Dio non prende in considerazione le debolezze e le colpe umane. Dio attraverso le sozzure del peccato vede soprattutto l’uomo e il bene che creiamo.

Se è così, allora abbiamo un pretesto per la gioia, perché questo è il tempo di Dio che sta nascendo nella fragile forma di un bambino. L’Eucaristia anche è un segno dell’umile attesa dell’uomo a Dio. Dio ancora non giudica. Lui sempre ritorna alla mangiatoia del presepe. E ognuno può andare là per un dialogo intimo con Lui. Sarebbe bello, però, prima di andare al presepe, che adesso in metà dell’Avvento, lavassimo le mani, cioè purificassimo nel sacramento della Penitenza. La liturgia di oggi ci ricorda, che il Signore è vicino e anche ci chiama a rispondere alla Sua vicinanza.

 

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